L'ampliamento dei poteri dell'Oms con il nuovo regolamento sanitario internazionale "rende la proposta irricevibile". Il parere del costituzionalista • PRESSKIT

“Una cosa che sta a saltare dalle sedie dei costituzionalisti è l‘estensione del campo di applicazione del Regolamento Sanitario Internazionale”, spiega la costituzionalista Carmela Capolupo dell’Università Federico II di Napoli, durante l’evento di informazione sui nuovi contratti OMS (22 e 23 Marzo 2024 a Bolzano e Trento).

In base alla formulazione della Costituzione dell’OMS il concetto di salute non è soltanto fisico ma anche mentale e sociale. Ora l’idea di un impatto anche solo potenziale su una di queste tante componenti in cui si dispiega la condizione di benessere solleva più di un dubbio perché un rischio potenziale è qualche cosa che si può identificare con N cose, diciamo con un’infinità di cose, ma io voglio anche capire che è difficile predeterminare una tipologia di rischi potenziali per la salute perché effettivamente possono essere tantissimi.

Quello che mi sconvolge non è solo questo, a me sconvolge che la valutazione circa la pertinenza tra un fenomeno e il suo impatto sulla salute chi la fa? Il direttore generale dell’OMS. A me questo ovviamente, considerato che i rischi potenziali possono riferirsi anche alla salute mentale e considerato altresì che le raccomandazioni, come vi è stato detto, potrebbero diventare non vincolanti, a me sul fronte della tutela dei diritti fondamentali non mi fa stare assolutamente tranquilla.

È utile dire e ripetere che naturalmente all’ampliamento del campo di applicazione del regolamento sanitario corrisponde simmetricamente quella proposta che estende i poteri del direttore generale sull’accertamento dell’emergenza. E’ prevista anche un’allerta di media intensità, diciamo, oltre che quella… Naturalmente qua che cosa viene fuori? Viene fuori che in realtà nel dichiarare questa emergenza il direttore generale non è più tenuto ad acquisire il parere conforme degli stati, come potete vedere, ma ci si limita ad un obbligo di mera informazione.

Una cosa che mi colpisce diciamo profondamente è quello che succede su questa proposta emendativa dell’articolo 3. Su questa proposta che cosa accade? Che viene soppressa la locuzione nel pieno rispetto della dignità dei diritti eccetera eccetera e viene sostituita con questa formulazione. Preliminarmente io che cosa noto? Che il riferimento a questi principi equità, inclusività, coerenza, da un punto di vista logico ma anche da un punto di

vista giuridico mi sento di dire, non escludeva quella formula là. Poteva essere questa una modifica in aggiunta, non in sostituzione.

Vedete però la differenza sarebbe veramente abissale perché se invece io dovessi leggere come sarei indotta a fare queste due formule come alternative tra di loro, ma che devo pensare ad uno scenario apocalittico, cioè che scompaiono i diritti fondamentali come li ha concepiti innanzitutto l’ONU nella dichiarazione universale dei diritti e viene sostituita da un’idea di diritto che si identifica per che cosa? In rapporto a quelle che sono le condizioni economiche di ciascuno Stato. Io non voglio credere che sia questa l’interpretazione. Mi conforta che anche su questo emendamento, come su molti altri per la verità, i gruppi di lavoro, i soggetti che materialmente sono chiamati a fare questa operazione, stanno esprimendo delle valutazioni molto critiche, per esempio su questa proposta questo è quello che dicono dal Comitato di Revisione, che dice guardate attenzione che il rispetto della dignità dei diritti umani non ha un valore soltanto in quanto tale ma deve orientare e condizionare l’interpretazione.

Naturalmente questo non è assolutamente in linea, ripeto, nemmeno con le stesse tutele apprestate a livello internazionale, ma nemmeno parente prossimo del nostro articolo 32 della Costituzione. Ma nemmeno parente prossimo, perché nell’articolo 32 della Costituzione italiana, il limite del rispetto della persona umana. Ebbene in quella disposizione, vedete, il concetto di rispetto della persona umana non viene definito, non viene definito, non c’è un modello prestabilito, ma perché? Perché si è ritenuto che quel concetto si dovesse riempire dei significati che di volta in volta storicamente si possono determinare e grazie a questo quel principio è oggi capace di accogliere valori che naturalmente nel 48, quando è andata in vigore la Costituzione, non si potevano nemmeno lontanamente immaginare, perché noi oggi però ovviamente in virtù della giurisprudenza della Corte Costituzionale riusciamo a riportare nella nostra Costituzione un principio di autodeterminazione che fa leva tra le altre cose proprio su quel limite del rispetto della persona umana.

Ho letto anche cose del tipo dice ma guardate non vi preoccupate perché tanto se leviamo la parola non vincolante questo non significa che sono vincolanti. A tutto concedere potrebbe non essere automatico ma questa cosa dov’è che si smentisce? Si smentisce nel vincolo che scaturisce dalle decisioni.

Per effetto della modifica della proposta emendativa dell’articolo 23 del regolamento sanitario, che cosa succede? Che la disciplina che è stata introdotta durante la pandemia da Covid-19 che tutti abbiamo conosciuto, con raccomandazioni temporanee, per quanto riguarda la disponibilità dei documenti sanitari da esibire e che possono quindi anche includere informazioni sugli esami di laboratorio, questo regime in base alla proposta di modifica verrebbe stesa anche oltre le ipotesi di una emergenza sanitaria internazionale, cioè l’anticamera del passaporto sanitario.

Allo stato dell’arte questo emendamento si potrebbe definire non ricevibile, senza scendere nel merito della Costituzione italiana, ma rimanendo a quelli che sono i livelli internazionali di tutela sui quali insisto molto. Ecco perché l’articolo 13 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, a corredo del quale possiamo anche annoverare l’articolo 12 del patto internazionale dei diritti civili e politici, dicono questo. E questo non si concilia con l’idea di avere una sorta di passaporto sanitario. Tenete presente che perfettamente simmetriche con queste disposizioni è l’articolo 16 della nostra Costituzione, che disciplina la libertà di circolazione, subordinandola, come sempre, non solo ad una legge, ma anche al fatto che il legislatore possa limitare questa libertà soltanto in presenza di determinate circostanze. Anche su questo i gruppi di lavoro hanno espresso una marea di perplessità, dicendo giustamente dice guardate state attenti perché disposizioni come queste prima di sollevare un problema di natura giuridica ne sollevano uno di carattere etico e ovviamente di discriminazione”.

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