Un articolo pubblicato pochi giorni fa da The Atlantic, Prodotto da ElevenLabs e News Over Audio (NOA) utilizzando la narrazione AI, include l’affermazione che per Israele uccidere bambini è legalmente consentito in determinate circostanze.
“È possibile uccidere legalmente i bambini, se ad esempio uno viene attaccato da un nemico che si nasconde dietro di lui. Ma la vista di un bambino ucciso legalmente non è meno inquietante della vista di un bambino assassinato. E Israele ha scoperto che chiudere fuori la stampa comporta i suoi rischi. Anche un infanticidio che nessuno può vedere attirerà i sospetti”, spiega The Atlantic.
“Scrivendo che permettere ai giornalisti di entrare a Gaza sarebbe un “rischio” per Israele perché “la guerra è brutta”, Graeme Wood di The Atlantic usa la frase “bambino ucciso legalmente” per sostenere che le riprese giornalistiche di bambini morti uccisi legalmente da Israele sarebbero comunque dannose per Israele. Interessi di pubbliche relazioni israeliane”, commenta Caitlin Johnstone (qui).
“Pensa al tipo di visione del mondo che potrebbe pubblicare qualcosa del genere. Ciò ha superato l’intero processo di editing in una pubblicazione liberale tradizionale.
Chiunque abbia seguito il genocidio di Gaza sui social media oggi vedrà questa frase “bambino ucciso legalmente” accanto a filmati di bambini fatti a pezzi dagli esplosivi militari israeliani in un campo per sfollati civili — un binomio che, se hai un cuore che batte nel petto e un centro di empatia funzionante nel tuo cervello, scatenerà dentro di te un tipo di rabbia molto speciale.
Il modo in cui questi due punti danzano insieme dice molto su ciò con cui abbiamo a che fare qui, quando fai un passo indietro e lo guardi davvero. La dice lunga su Israele. La dice lunga sulla civiltà occidentale. La dice lunga sulla stampa occidentale in generale e sugli stracci di propaganda di guerra liberale sui giornali. La dice lunga sul tipo di visione politica del mondo tradizionale che potrebbe consentire l’esistenza di una cosa del genere. E dice che viviamo in una civiltà che è diventata completamente, assolutamente pazza”.
“Il rischio di assuefarsi all’orrore è perciò elevato”, commenta Andrea Zhok (qui). Un bambino straziato o orfano è difficile da reggere se visto da vicino; ma quando entriamo nell’ordine delle decine con cadenza quotidiana per mesi, l’intollerabilità può tradursi in fuga mentale, rimozione.
Non si sa bene cosa aggiungere come commento a quello che è forse il più grande scandalo umanitario della storia. Peggiore non per i numeri, ma per il fatto di avvenire sostanzialmente in diretta, a disposizione di chiunque desideri informarsi (dunque non i fruitori della nostra stampa mainstream), e dunque di fatto nell’accettazione ufficiale.
Sconvolge che ci sia ancora gente che ha la faccia di latta di affermare che questa non è altro che la risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre, che questo scempio rientra sotto la voce “legittima difesa”. (Un po’ come immaginare che agli attentati dell’IRA a Birmingham nel 1974 l’esercito britannico avesse risposto bombardando a tappeto l’Irlanda del Nord.)
Questa è davvero l’epoca della falsificazione sistematica delle coscienze, della malafede imperante e a reti unificate, della menzogna ripetuta e infiocchettata da telecamere compiacenti, della manipolazione mentale con giri di parole e uragani di ipocrisia.
Lottare politicamente oggi è innanzitutto lottare per la verità, per la disposizione costante a cercarla e poi per il coraggio di affrontarla”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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