La censura esiste sui lavori scientifici. La testimonianza di Laura Teodori, rinomata esperta nel campo della biologia e della medicina applicata, al convegno No Agenda 2023, che si è tenuto a Roma il 13 giugno, ne è la prova. “Io personalmente ho sperimentato la censura scientifica su alcuni miei lavori. Nel 2020, lavorando con l’mRNA, abbiamo subito capito che certe pratiche non potevano andare bene. Se metti il cerino con la paglia, prende fuoco; non è che ci vuole tanta intelligenza a capire che se accendi il cerino, prende fuoco. Per questo siamo intervenuti subito, abbiamo fatto un articolo che è stato pubblicato su Frontiers in Pharmacology del Nature Publishing Group, che è una delle riviste scientifiche più prestigiose nel suo campo.
Nel 2020, abbiamo stabilito una serie di procedure dal punto di vista scientifico prima ancora che uscisse il vaccino, non dal punto di vista clinico, ma ci siamo basati sui trial clinici fatti dai colleghi in India e in Cina, mettendo in evidenza i rischi.
Abbiamo avuto una censura pazzesca, ma non dai revisori. Lo studio era stato accettato per il numero speciale che doveva essere dedicato a tutte le terapie COVID. La censura è arrivata dall’editor, che è una persona di un’università romana.
Perché la gente non ci segue? Cavolo, ci sono le evidenze, ma c’è la censura che le nasconde.
Laura Teodori non è stata l’unica a subire questo trattamento. Lo stesso è successo a un collega inglese, bravissimo, il cui lavoro, dopo che aveva pagato l’APC, cioè il costo della pubblicazione, ed era apparso sul web, è stato ritirato il pomeriggio stesso. Certo, gli hanno ridato i soldi perché noi paghiamo per pubblicare sulle riviste per rendere liberi gli studi per chi li vuole leggere; in caso contrario, chi li vuole consultare deve pagare di tasca propria.
Quelli censurati sono tutti scienziati di primissimo piano, ma hanno subito una censura scientifica.
“Ci fanno le pulci con i fact-checker. Io l’ho dimostrato anche in un articolo, in un’intervista a Byo Blu sugli sportivi. Ho detto che un fact-checker ci aveva fatto le pulci; io sono andata a vedere il lavoro che utilizzava per farci le pulci, l’ho studiato bene e ho detto che sono contenta perché quel lavoro dà molta più forza a noi che ai fact-checker. Loro non se ne rendono conto perché spesso non sono competenti. Bisogna essere del mestiere competente e quindi mandano degli articoli che, poi, a leggere bene, sono più dalla nostra parte.” …ma la censura continua.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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