Digital Service Act: una norma in bianco che affida la censura a un organismo esterno non eletto, l’analisi di due avvocati

La denuncia arriva da due avvocati: Erich Grimaldi e Rosario Giordano.

“Il Digital Service Act ha quella finalità di individuare quei contenuti informativi legali e dannosi ma non dice nulla su quelli che sono i criteri per giungere a questa qualificazione o censura del contenuto informativo”, spiega l’avvocato Grimaldi. “L’unico parametro potrebbe essere il concetto che tutto ciò che è illegale offline lo è anche online, ma è un parametro piuttosto vago dai contenuti troppo sommati per discernere quello che in materia di opinione legale o illegale o che sia comunque dannosa. Non c’è un parametro oggettivo di verità, tutto può essere affermato come contenuto informativo e tutto può essere affermato come contenuto non informativo e questo è il pericolo a mio avviso.”

“L’aspetto più pericoloso e più preoccupante di questa disposizione, è come se fosse una disposizione senza norma al momento, ecco perché una norma in bianco, una norma che può a seconda o della situazione di crisi o di ciò che si afferma come vero in un determinato momento storico, rappresentare quella fattispecie, una fattispecie illegale”, spiega l’avvocato Rosario Giordano. “Faccio un esempio, immaginiamo nel momento in cui c’è stata la pandemia, dove c’era appunto una situazione di emergenza, in quel caso, in quel determinato momento storico, poteva essere tacciata come una disinformazione, quindi come un pericolo per per la salute pubblica anche l’affermazione magari di medici che ritenevano che ci poteva essere un criterio di guarigione nell’immediatezza con le cure precoci. Anche quello poteva essere tacciato come di disinformazione perché veniva ritenuto contrario a quello che era il parametro generale nel caso di specie. Come l’odio generato del contrasto tra chi era favolevole alla vaccinazione e chi era contrario. Sono tanti i meccanismi per cui si crea quest’odio sociale.

Che cosa prevede questa legge in una situazione di crisi? In tempi di crisi potrebbe essere necessario adottare con urgenza determinate misure specifiche da parte dei fornitori di piattaforme online al di là di quelle previste dalla norma del presente regolamento. A tale riguardo si dovrebbe considerare che si verifichi una crisi quando si verificano circostanze eccezionali che possono comportare una minaccia grave per la sicurezza pubblica, la salute pubblica dell’Unione o in parti significative della stessa. Tali crisi potrebbero derivare da conflitti armati o atti di terrorismo, compresi conflitti o atti di terrorismo emergenti, catastrofi naturali quali terremoti, uragani, nonché pandemie, e altri gravi minacce per la salute pubblica a carattere transfrontaliere.

Capirete che questo è un contenuto totalmente in bianco che può essere riempibile con giudizi di valore e che metterebbe in crisi anche quello che è il metodo scientifico perché se una parte, come è successo noi sappiamo anche sul clima ci sta, chi ha delle determinazioni diverse rispetto a quello che è il momento storico dell’emergenza climatica, stesso dicasi per quanto concerne altri aspetti e profili sanitari, ma così come in tanti altri ambiti anche sociali come per esempio i conflitti in corso o quant’altro. Immaginerete che delle considerazioni critiche andrebbero e potrebbero assolutamente essere censurate con questo sistema,

Si tratta di una norma in bianco con parametri di giudizio assenti: uno dei parametri assenti è proprio quello della determinatezza. Diventa difficile da questo punto di vista, almeno in primissima battuta, capire quale può essere un contenuto informativo illegale o dannoso. Non c’è nessun numero, non c’è assolutamente niente, cioè è totalmente da questo punto di vista rimesso a un organismo che il DSA determina, che è il Comitato Europeo dei Servizi Digitali, che diventa il legislatore tecnico della norma. Non ha, non ci sono ripeto, parametri ma di volta in volta definisce ciò che ritiene essere, diciamo, da un punto di vista del contenuto, un contenuto falso ovvero da questo punto di vista, quindi è una sorta di criterio della verità.

Questo rimane sicuramente di difficile comprensione dal punto di vista normativo perché ripeto mettere in mano a un organismo tra virgolette metapolitico perché non è nemmeno diciamo di nomina politica perché è un comitato di esperti alla fine dei conti, che va a determinare di volta in volta questi contenuti informativi.

I social o canali di ricerca, già praticamente vanno a determinare quello che può essere già per loro, per loro a diretta valutazione, un contenuto illegale o dannoso.

Questo con buona pace di quello che è il diritto di opinione, il diritto di manifestazione del pensiero, perché voi considerate che in prima battuta, anche per una sorta di autoprotezione, la piattaforma potrebbe ritenere un contenuto illegale  intanto questo contenuto viene diciamo censurato, quindi cancellato, cassato dalla piattaforma per poi magari poter apparire, riapparire dopo un ricorso quando ormai non c’è nemmeno più l’attualità del contenuto informativo.

Chi sono quelli addetti a questo controllo? Su questo abbiamo per esempio la norma prevede i segnalatori attendibili che anche qui è una definizione piuttosto vaga perché i segnalatori attendibili sono degli organi che si autoproclamano, si autodeterminano come attendibili, ovviamente una valutazione che poi verrà di volta in volta sempre più suffragata circa l’effettiva attendibilità sempre da quell’organismo che è il comitato dei servizi digitali, perché poi la qualificazione o il livello di segnalatore attendibile è sempre il comitato dei servizi digitali che lo andrà a dare. Questi segnalatori attendibili hanno il ruolo di andare ad individuare, a loro dire, contenuti informativi che sempre a loro dire in quel determinato momento storico possano ritenere illegali o comunque dannosi per quanto concerne il loro contenuto di verità o non verità, perché poi il concetto più eclatante è proprio questo, chi determina come si fa a determinare la verità o falsità di un contenuto informativo, o la genuinità o piuttosto la criticità di un contenuto informativo, perché poi diventa tutto relativo, tutto opinabile, e questo sicuramente quando poi la segnalazione viene fatta dal segnalatore attendibile diventa ancora più diciamo importante per la piattaforma intervenire subito a cassare.

La ricaduta pericolosa è questa: nel momento in cui la segnalazione avviene dai cosiddetti segnalatori attendibili, la piattaforma è vincolata a intervenire subito perché c’è in questo caso addirittura il rischio di una sanzione che può arrivare fino al 6% del fatturato annuale della piattaforma, quindi voi immaginate che da questo punto di vista la piattaforma non se lo farà dire due volte, al di là di quello che poi il reale contenuto informativo o non informativo di quella informazione che passa sulla piattaforma tenderà sicuramente a cassarlo, poi ovviamente si apriranno eventualmente i ricorsi anche quelli in quali sedi è ancora difficile individuare perché la normativa ancora anche su questo non è chiara.

Ma la cosa poi ancora più particolare è che a tutto questo che diciamo il criterio come dire diciamo della normalità si aggiungono quelli che poi sono le situazioni di crisi, cioè le situazioni di crisi perché il DSA poi parla di situazioni di crisi, le situazioni di crisi fanno ancora di più a stringere questo controllo diciamo delle informazioni.

Chi è che determina una situazione di crisi? La situazione di crisi può essere determinata sempre da un organismo sovranazionale, quale può essere una situazione di crisi internazionale perché magari c’è un conflitto, perché c’è una pandemia o per qualsiasi altro evento.

E questa situazione di crisi poi determina un ulteriore restringimento e quindi un’ulteriore limitazione del diritto all’informazione”.

Qui trovate l’intervento completo: https://t.me/avverichgrimaldi/526

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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