Pandemia: la risposta alle proteste della gente è stato il silenzio dei media, una forma di censura

Il silenzio, il non detto, il non riferire un fatto, una manifestazione è un forma di censura che sta prendendo sempre più campo. E’ risultata evidente negli anni della pandemia. le manifestazioni contro l’obbligo vaccinale non sono state riferiste se non per prenderne le distanze, per minimizzarle e metterle in ridicolo, bollandole come antiscientifiche, dalla maggioranza delle televisioni e dei grandi giornali, con poche eccezioni. Questa è la censura moderna. Alcuni interventi di chi era contro la narrazione univoca pro vax sono stati rimossi dai social o resi difficili da raggiunge sul web, non più indicizzati.

La gente, nel tempo, si è accorta di quello che stava accadendo e ha iniziato a dubitare di quello che veniva detto in tv, un considerata fino a pochi anni addietro l’origine della verità. Se l’avevano detto in tv era vero. Ha iniziato ad informarsi altrove, sui canali alternativi, sui social, sulle chat.

Le grandi multinazionali del farmaco hanno fatto dividendi e affari con i vaccini, ma il gioco ora si sta scoprendo e porta sfiducia, verso i politici, i giornalisti e la medicina.

Le teorie complottiate dei no vax sono diventate le breking news di oggi. Esempio eccitante è la recente  ammissione della Pfizer di non aver testato la capacità dei vaccini di bloccare la trasmissione del virus. Chi diceva anche solo un anno fa’ che il vaccino non  blocca la trasmissione del virus veniva considerato contro la scienza, un pazzo, un complottista, e, sebbene anche adesso si stiano mettendo in atto delle tecniche per limitare il danno, la verità ormai sta venendo a galla. Persino la Commissione Europea se n’è accorta.

Il silenzio? Ancora purtroppo resta sul dissenso delle persone, sulle manifestazioni di piazza, sui danneggiati da vaccino, sulle morti improvvise, che appaiono solo, e nemmeno tutte, ne siamo certi, sui giornali locali. I grandi media, le televisioni nazionali, i grandi giornali, con poche eccezioni, troppo spesso li ignorano.

Il silenzio e la ridicolizzazione della protesta sono la forma di censura dei nostri giorni, unita alla rimozione dai social e dal web.

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