Emanuele Pozzolo, parlamentare eletto con Fratelli d’Italia, ha presentato una interrogazione parlamentare al governo per sapere quali strumenti si intendano predisporre per garantire la libertà di espressione e di pensiero minacciata dai giganti digitali, comunica Democrazia Sovrana Popolare
Si tratta di un tema decisivo per la tenuta della democrazia che supera grandemente il contingente interesse di Visione Tv, e collateralmente di Democrazia Sovrana Popolare, a non essere arbitrariamente silenziata, in questo caso da YouTube.
Sono i privati a dovere rispettare la cornice di regole nella nostra Costutuziome a partire dall’art. 21. E neanche possono addurre la scusa di regole interne ad una sorta di club privato.
Oggi la comunicazione politica passa in larga parte sui social. La rete non può diventare una giungla dove il pensiero unico ed il potere del denaro trasforma il diritto alla libertà di espressione in una concessione dei potenti del web.
Eccola:
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
POZZOLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del
made in Italy.
premesso che:
risulta che in data 4 dicembre 2023 YouTube ha bloccato per una settimana il canale denominato « Visione TV», testata giornalistica — legalmente registrata — organo di informazione che si ispira alla forza politica Democrazia Sovrana Popolare, per « disinformazione in ambito medico », decretando così un ingente danno economico e di immagine al canale medesimo inducendo all’eliminazione di decine di video con Interviste e approfondimenti giornalistici;
altri similari casi di silenziamento sulle piattaforme web .si sono moltiplicati negli ultimi anni, rendendo evidente come aleggi
una sorta di «censura » volta a inibire la libera espressione del pensiero, incidendo per ciò anche sulla libertà correlata all’attività politica;
questa tipologia di atteggiamenti censorii hanno, quantitativamente e qualitativamente, subito una maggiore diffusione durante il periodo Sars-Coy-2, (esempio Twitter Files © Facebook Files), ad avviso dell’interrogante al fine di silenziare la diffusione pubblica di contenuti ritenuti divergenti, non allineati e/o critici con le linee guida dell’Oms e dei Governi:
con il pretesto di combattere la disinformazione si rischia di limitare, in modo notevole, la libertà di pensiero e di espressione on line, arrivando addirittura a imporre una sorta di « bavaglio digitale » anche a testate giornalistiche legalmente registrate;
i cosiddetti « social nerwork », pur essendo a tutti gli effetti delle aziende private, rappresentano di fatto un imprescindibile spazio di confronto e di dibattito pubblico, sociale, etico e politico, in cui si forma e si confronta l’opinione pubblica e la discussione dei cittadini;
YouTube, Facebook, Google, X e altri
— pur a fronte dell’eventualmente lecita accettazione delle proprie condizioni e delle proprie regole da parte dei fruitori
— stanno diventando sempre più incisivi e pervasivi nei confronti dei contenuti pubblicati dagli utenti, con conseguenze che oggettivamente incidono sul dibattito di una società democratica, andando talvolta a ledere lo stesso diritto di informazione e di espressione;
non si ritiene conforme allo spirito sostanziale delle plurime garanzie che la Costituzione della Repubblica italiana pre- vede in ambito di difesa c di promozione della libertà di parola © di espressione, l’atteggiamento di alcune piattaforme private digitali volto a negare — di fatto — i summenzionati diritti a utenti che liberamente e lecitamente esprimono il proprio pensiero;
lo spazio web è oramai da considerarsi come un luogo pubblico e, lì come altrove, dovrebbe essere garantita la libertà di veicolare informazioni e di promuovere quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare in riferimento alle problematiche sovraesposte, al fine di assicurare l’esercizio delle libertà di pensiero e di espressione costituzionalmente garantite.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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