Le difficoltà delle forze dell’ordine spiegate alla Commissione Covid dal sindacato di polizia COISP. La relazione integrale

Pubblichiamo la relazione integrale del segretario nazionale del COISP, Antonio Lanzilli, alla Commissione Covid del 19 novembre 2024:

“La fase iniziale penso sia stata una fase complessa, difficile un po’ per tutti. Le prime difficoltà che noi abbiamo avuto sono state nel reperimento dei dispositivi di protezione individuale, non ce n’erano e anche noi come sindacato abbiamo così autonomamente provveduto a reperire migliaia e migliaia di dispositivi perché nella prima fase reperirli era molto difficile, ce n’erano anche di varie tipologie, c’erano quelle mascherine chirurgiche, c’erano quelle FFP2, FFP3, non si sapeva se nell’espletamento del servizio di alcuni servizi di polizia fossero più idonei alcune anziché altre e ovviamente anche lo stesso gel per disinfettarsi le mani era di difficile reperimento.

Questa è stata la prima difficoltà, l’impatto che noi abbiamo avuto rispetto a quella che è stata l’emergenza Covid.

Poi ci sono state tutta una serie du difficoltà interne nostre, perché? Perché forze di polizia sono organizzate internamente. Quando noi si va a pranzo, non si va al ristorante, si va nelle mense, quindi mense diciamo così, le nostre mense sono mense aperte a decine e centinaia di poliziotti, come si fa ad andare in mensa per così uffrire del pasto e poi andare a lavorare? Le scuole di polizia, come organizzare i corsi? Dormono nelle stanze, diciamo così, da cinque o sei posti, dormono e mangiano. La stessa difficoltà l’abbiamo avuta rispetto all’affluenza del cittadino negli uffici di polizia. Il rilascio dei passaporti, il rilascio dei permessi di soggiorno, dell’autorizzazione di polizia, che si fa? Si chiude o non si chiude?

Tutte queste questioni noi le abbiamo poi di volta in volta, da febbraio penso di ricordare del 2020 in poi, rappresentate per iscritto ai nostri vertici, abbiamo fatto incontri, abbiamo fatto tante sessioni con l’allora capo della polizia, per cercare di trovare una metodologia con la quale convivere per far fronte a tutte queste difficoltà di natura organizzativa che insistevano nella nostra amministrazione.

Ma c’erano anche problemi diversi, operativi. Faccio degli esempi molto semplici per far comprendere di cosa si parla. Vado a fare un intervento, mi chiamano, una lite in famiglia, entro in quell’appartamento, dove ci sono persone che hanno il Covid, se non l’hanno il Covid, come mi comporto, che devo fare, devo stare a distanza, però se questi si stanno azzuffando che faccio, non intervengo?

Un’altra problematica che mi ricordo allora ponemmo ai nostri vertici i collaboratori di giustizia, i familiari dei collaboratori di giustizia che noi portiamo nelle autovetture e a volte anche il numero di due o tre e se hanno il Covid in un’autovettura come si fa ad essere il distanziamento, come fai a misurare un distanziamento in un’autovettura con due poliziotti e tre familiari di collaboratori? Impossibile.

Tutte queste questioni, tutte queste problematiche, tutte queste difficoltà operative non ci hanno reso la vita facile, così come tutta una serie di DPCM che allora, se vi ricordate, venivano promulgati a seconda dell’andamento della pandemia, ci ponevano nella condizione di poi applicarlo materialmente nei confronti del cittadino.

Quindi il DPCM veniva promulgato, veniva emanato. Noi dovevamo studiarlo, tra virgolette, cercando di applicarlo nel miglior modo possibile nei confronti dei cittadini. e poi tutti i divieti a cui siamo stati sottoposti in quel periodo, quindi difficoltà enormi, immense.

Poi più è passato il tempo, più ci siamo organizzati, più abbiamo cercato di dare anche noi delle risposte ai cittadini, vi invito a ricordarvi in Lombardia quello che è successo, nella prima fase anche lì i colleghi che dovevano spostarsi da una regione a un’altra potevano spostarsi perché il DPCM diceva che non ci potrebbe essere lo spostamento da una provincia a un’altra, noi invece eravamo obbligati a farlo, che si fa? Si va, non si va? E’ stato un periodo non difficile, difficilissimo, rispetto al quale dovevamo modulare i nostri interventi in base a quelli che erano poi le risultanze dell’andamento epidemiologico.

Queste questioni sono state quelle un po’ più pratiche che hanno inciso maggiormente sulla nostra difficoltà nel primo periodo Covid. Poi ovviamente, ripeto, con il passare del tempo ci siamo un po’ anche dovuti adeguare ai DPCM, alle varie disposizioni, quindi abbiamo preso un po’ più di dimestichezza col Covid e con tutte le implicazioni che il Covid ha portato.

Se siete d’accordo io mi fermerei qui e magari vi inviterei a fare delle domande perché penso che questi esempi siano stati abbastanza esaustivi rispetto a quella che è stata la nostra difficoltà operativa”.