Chiede le dimissioni di Mattarella l’avv. Sinagra in una lettera aperta, per le parole sulla commissione Covid. “Politicamente mi auguro che lei vorrà far dono al Popolo italiano delle sue dimissioni”

Chiede le dimissioni del Presidente della Repubblica, l’avv. Augusto Sinagra dopo quello che Sergio Mattarella ha detto sulle commissioni Covid e Orlandi.

Cosa è successo

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto dicendo di fatto no alle commissioni parlamentari su Covid e caso Orlandi: “No a sovrapposizioni con inchieste giudiziarie”, ha detto in occasione della tradizionale cerimonia del Ventaglio al Quirinale. “Non esiste un contropotere giudiziario del Parlamento usato parallelamente o, peggio, in conflitto con l’azione della Magistratura. Così come non sono le Camere a poter verificare, valutare, giudicare se norme di legge – che il Parlamento stesso ha approvato – siano o meno conformi a Costituzione, perché questo compito è riservato, dall’art.134, in maniera esclusiva, alla Corte Costituzionale”, ha continuato il capo dello Stato. “Più volte è stata ricordata l’esigenza ineludibile che i vari organismi istituzionali rispettino i loro confini. La magistratura deve essere chiamata in piena autonomia e indipendenza secondo le norme di legge, tenendo conto che le leggi le delibera il Parlamento. Allo stesso modo va garantito il ruolo della magistratura nel giudicare”.

La lettera aperta dell’avv. Sinagra

A queste parole ha reagito l’avvocato Augusto Sinagra, che in una lettera aperta sul Canale Telegram di Avvocati Liberi, ha chiesto le dimissioni del Presidente della Repubblica.

“Egregio Presidente,
Lei già in passato si è spesso distinto per interpretazioni della Costituzione molto singolari, diciamo “innovative”.

Ora accade che lei in occasione del consueto incontro con i giornalisti per la consegna del “Ventaglio”, abbia colto la circostanza per altre considerazioni fuori contesto e sul presupposto di una ennesima e ancor più singolare interpretazione della Costituzione, “ammonendo” il Parlamento che le Commissioni di inchiesta per il Covid e per la scomparsa della compianta Emanuela Orlandi non possono sovrapporsi ai giudici (meno che mai quelli della Corte costituzionale, ovviamente).

Quanto accaduto ha un precedente illuminante: la onorificenza da lei conferita a quel tal Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (quello che rassicurava il non rimpianto Speranza Roberto che l’IIS non avrebbe diffuso i dati corretti –e non allarmanti-) relativi alla c.d. epidemia da Covid.

Ora questa sua nuova e singolare “uscita”.

Egregio Presidente, come sa, sul piano tecnico-giuridico la mia e la sua interpretazione del diritto costituzionale non coincidono.

Lei, tuttavia, deve sapere che al Parlamento che è (rectius, dovrebbe essere) la sede e l’organo espressivo della volontà popolare sovrana, non dovrebbero essere inviati messaggi preventivi e fuori contesto.

Infatti, il procedimento legislativo per la creazione delle due Commissioni parlamentari di inchiesta è ancora in corso.

E lei che fa? Già si pronuncia in corso di dibattito parlamentare influenzandone oggettivamente lo svolgimento.

E questo lei fa pur non conoscendo il testo dei relativi disegni di legge (oppure li conosce; e a che titolo?).

Lei poi dovrebbe sapere che l’art. 82 della Costituzione non prevede necessariamente l’atto legislativo (potendo le Commissioni parlamentari di inchiesta essere costituite con provvedimento interno delle Assemblee parlamentari).

Ma lei addirittura si spinge a censurare il merito dei disegni di legge in questione, e lo fa preventivamente consapevole dell’oggettiva influenza che può avere per prevenire la costituzione e il lavoro delle Commissioni di inchiesta.

E questo lei fa senza che dal merito dei relativi disegni di legge emerga alcun profilo di incostituzionalità.

Ma quel che è sorprendente è che lei faccia dichiarazioni fuori da ogni sede propria e rivolgendosi a soggetti estranei.

Lei ben sa che la sede propria è il suo Ufficio (nel senso fisico e funzionale) e il momento è quello in cui lei è chiamato a promulgare la legge con la sua firma; firma che lei certamente può rifiutare, chiarendo però quali sarebbero i profili di incostituzionalità e richiedendo nella dovuta forma scritta e doverosamente motivata, che il Parlamento deliberi una seconda volta.

Cosa che, ove avvenga, la obbliga alla firma e promulgazione della legge.

Lei poi, con parole, accenti e postura da vecchio saggio, ammonisce ancora che la Commissione parlamentare non si può sovrapporre al lavoro della magistratura.

E perché?

1. Il Parlamento, e solo il Parlamento, può decidere quale sia l’oggetto di indagine di una Commissione di inchiesta.

2. Fosse anche e direttamente l’attività della magistratura nel suo complesso (compresa la Corte costituzionale); o no?

3. Secondo il suo ammonimento, non dovrebbe esistere neppure la Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia, considerati i tanti, travagliati e discussi processi che al riguardo sono stati celebrati (ovviamente dai giudici).

4. Lei forse non ha adeguatamente considerato il fatto che le sue considerazioni portano ad una sostanziale abrogazione dell’articolo 82 della Costituzione, devitalizzandolo.

5. Ma lei è il garante della Costituzione, non è il modificatore.

6. D’altra parte, seguendo il suo ragionamento, su cosa dovrebbe indagare una Commissione parlamentare di inchiesta che non “tocchi” i magistrati?

Ho riflettuto a lungo: sicuramente sui differenti metodi di coltivazione dei tulipani in Turchia e in Olanda.

Vi è poi un aspetto di politica corrente e ora mi rivolgo alla maggioranza che sostiene il governo e in particolare a “Fratelli d’Italia” (ah, Mameli che hai combinato!…).

Cosa faranno ora i “Fratelli” dopo le chiassose esultanze alla Camera per l’approvazione dei due disegni di legge in questione?

Manterranno la loro stessa determinazione al Senato o faranno come fa il Ministro Carlo Nordio che “si inchina dinnanzi agli orientamenti del Capo dello Stato”?

Nessun imbarazzo la Anna Bolena da Garbatella City, adusa a cambiare posizione e idee con la stessa facilità con la quale si cambiano le scarpe.

Joe Biden insegna.

Ma quel che più mi accora è che maggiore saggezza politica avrebbe avuto suo padre Bernardo.

Umanamente auguro le migliori cose a lei e famiglia.

Politicamente mi auguro che lei vorrà far dono al Popolo italiano delle sue dimissioni”.

Prof. Avv. Augusto Sinagra
Avvocati Liberi

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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