Commissione Covid: “mancanza disponivi di protezione, nessuna quarantena per medici infetti, nei pronto soccorsi medici giovani o senza specialità”, la denuncia del sindacato dei medici Anao Assomed

Pubblichiamo la trascrizione integrale della relazione di Chiara Rivetti, segretario regionale di Anao Assomed nel suo complesso, il sindacato dei medici di dirigenza sanitaria, che si è tenuta la sera dell’8 ottobre 2024 alla Commissione parlamentare Covid.

.“Sono un medico ospedaliero, e una Anao Assomed rappresenta un sindacato di medici ospedalieri, quindi il punto di vista è di parte, a tutela degli operatori. Lavoro a Torino come medico di pronto soccorso; in quel periodo ero in distacco sindacale, quindi quando è esploso il Covid, francamente, ho pensato: “Torno a lavorare in pronto soccorso per dare una mano, come sindacato probabilmente non farò più niente, perché era tutto sospeso, ovviamente, non c’erano trattative, niente.” In realtà, credo che sia stato un periodo più intenso dal punto di vista lavorativo della mia vita personale e di quella di tutti i miei colleghi, anche sindacalisti e della NAO nazionale. Questo perché abbiamo cercato di difendere i colleghi che sono stati travolti come tutti dall’emergenza COVID e sono stati mandati in trincea, come i soldati nella Prima Guerra Mondiale. Questo è un paragone che abbiamo fatto spesso perché è proprio andata così.

Le segnalazioni che abbiamo fatto sono state fondamentalmente quattro. La prima: la gravissima carenza di protezioni. Abbiamo avuto colleghi che sono stati mandati con le mascherine chirurgiche, considerate DPI, e qualcuno si è sentito dire: “Sei un medico, oltre che logicamente, te ne rendi conto. Vedi tu se il paziente sta male, fai riferimento alla tua coscienza e valuta se curarlo o non curarlo.” Sui DPI abbiamo scritto, perché abbiamo sostenuto che le mascherine chirurgiche non potevano essere considerate DPI, perché non difendevano da pazienti Covid positivi che dovevi ventilare e visitare.

Abbiamo scritto una lettera al dottor Silvio Brusaferro, il 24 marzo 2020, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, e per conoscenza al Ministro della Salute. La lettera era indirizzata a “Caro Collega” e diceva che a Torino, all’ospedale, altri due medici ospedalieri erano stati intubati, due chirurghi. All’inizio contavamo i medici con contatti stretti con pazienti Covid positivi, poi quelli con tamponi positivi, ora non si riusciva più a tenere il conto. Contavamo i ricoverati, che sono oltre 20 solo medici ospedalieri in Piemonte, e poi conteremo i morti. Quando protestiamo per la carenza di DPI, pensiamo a questi colleghi. L’Istituto Superiore di Sanità, purtroppo, invece di difenderci, ha ridimensionato le indicazioni di tutela. Prima erano indispensabili mascherine filtranti, le chirurgiche non proteggevano; ora, grazie a una rilettura della direttiva dell’OMS, l’Istituto Superiore di Sanità ci dice che le chirurgiche van benissimo, eccetto per le procedure ad alto rischio. L’OMS fa riferimento a regole valide per tutto il mondo, anche per i paesi del Terzo Mondo, dove a volte non si trova nemmeno l’ossigeno, e scrivere FFP2 per loro sarebbe impensabile. Non può però l’Istituto Superiore di Sanità applicare in Italia ciò che è pensato per paesi flagellati da guerre o carestie.

Il secondo punto della nostra denuncia è stata la mancata quarantena per il personale sanitario e la carenza di tamponi. Questo l’abbiamo segnalato in una petizione lanciata il 13 marzo e in una lettera aperta al Presidente Conte e al Ministro Speranza il 16 marzo. L’articolo 7 del decreto legge del 9 marzo stabilisce che il personale sanitario esposto a pazienti affetti da Covid non venisse messo in quarantena, a meno che non sviluppasse sintomi o risultasse positivo. È evidente che noi eravamo sempre a contatto con pazienti Covid positivi, ma se sei a contatto senza protezioni rischi di essere positivo, e il Covid si è diffuso proprio perché tu sei infettivo prima di sviluppare sintomi, quindi stai infettando prima di tossire o starnutire. Questo significava che noi continuavamo a lavorare, a tornare in famiglia e a essere a contatto con colleghi e pazienti, nonostante il contatto con pazienti positivi, ed eravamo messi in quarantena solo con lo sviluppo dei sintomi. Questa situazione era aggravata dalla carenza di tamponi: all’inizio erano scarsi e lenti, richiedendo giorni per avere i risultati, mentre già allora il molecolare poteva impiegare 5-6 ore. Abbiamo richiesto che si modificasse l’articolo 7 del decreto e che si effettuassero tamponi tempestivi.

Poi, abbiamo richiesto l’estensione delle aree rosse in Piemonte con una lettera dell’8 marzo 2020, indirizzata ai Presidenti Alberto Cirio e Stefano Bonaccini e al Ministro Speranza. Nella lettera esprimevamo la nostra preoccupazione per la rapida diffusione del virus e per l’insufficienza delle risorse, che rischiavano di compromettere le prestazioni sanitarie per tutti i pazienti. Non era solo un problema di gestione dei malati Covid, ma anche di quelli con altre patologie: i pronto soccorsi e i reparti erano occupati, e non riuscivamo più a curare gli altri pazienti. All’8 marzo, in Piemonte, c’erano ancora palestre aperte, e si continuava a sciare. Era necessario chiedere un ulteriore sacrificio ai cittadini, limitando le occasioni di aggregazione.

Infine, la contrattualizzazione del personale. Sono stati mandati nei pronto soccorsi e nei reparti Covid medici neolaureati o senza specialità, con competenze non sempre adeguate per il Covid, e le aziende non avevano organizzato corsi di formazione. Abbiamo dovuto mandare delle diffide chiedendo di non mandare, per esempio, ortopedici a ventilare pazienti, perché non erano formati per farlo. È stato un momento di grande difficoltà. Un medico è un medico e sa fare molte cose, ma non è stato semplice per i colleghi non formati per il COVID. Questi sono i quattro punti principali che abbiamo sollevato, per la nostra sicurezza e per quella dei pazienti”.

L’audizione della Commissione Covid è stata trasmessa in diretta sulla sulla Tv della Camera dei Deputati (qui il link alla diretta)

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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