Commissione Covid – “Siamo qui a denunciare una catastrofe umana e sociale che lo Stato ha causato con scelte deliberatamente scellerate, spietate e prive di ogni rispetto per la dignità e la vita umana”, Alessa Petralia, associazione italiana vittime del covid

Pubblichiamo la trascrizione integrale della relazione di Alessia Petralia presidente dell’Associazione italiana vittime del covid, che si è tenuta la sera dell’8 ottobre 2024.

“Oggi non sono qui come Presidente dell’Associazione Italiana Vittime Covid, sono qui come figlia, figlio, madre, padre, marito, moglie, fratello, sorella, e ancora cugino, cugina, nonni, amici. Oggi sono rappresentante di un’intera comunità ferita, devastata e tradita.

Non userò giri di parole. Siamo qui a denunciare una catastrofe umana e sociale che lo Stato ha causato con scelte deliberatamente scellerate, spietate e prive di ogni rispetto per la dignità e la vita umana. Lo Stato ci ha traditi e noi non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo tacere. Siamo qui per rifiutare la narrazione delle scuse facili, delle omissioni e delle menzogne. Non ci accontenteremo di parole vuote e promesse tardive. Siamo qui per esigere giustizia e risposte adeguate a tutti i perché che ci tormentano da ormai quattro anni.

Non si tratta solo di errori, non si tratta di situazioni di emergenza. Quello che abbiamo vissuto è stato il risultato di decisioni deliberatamente sbagliate, assurde e prese senza alcun rispetto per la vita umana, per i diritti fondamentali e per la dignità delle persone, infrangendo ogni principio di civiltà e trascinando un’intera nazione nel baratro.

Lo Stato ci ha traditi tutti e non possiamo tacere. Oggi vi porto dei fatti e voi dovete aiutarci, per favore, ad avere risposte. Lo Stato non si è limitato a gestire male un’emergenza sanitaria. Ha lacerato e diviso un paese in cittadini di serie A e cittadini di serie B. Ergendosi a Dio si è arrogato il diritto di scegliere chi poteva vivere e chi non era più necessario e dunque poteva morire.

Ha trasformato un’intera popolazione in fazioni opposte e ha alimentato una guerra civile e psicologica. Ci ha ridotto a schierarci in un assurdo conflitto fratricida tra buoni e cattivi, tra mascherati e non mascherati, e poi tra vaccinati e non vaccinati. Invece di unire la nazione, in un momento di crisi il governo l’ha spezzata, seminando paura e sospetto, trasformandoci in nemici gli uni degli altri. Questo non è solo incompetenza. La decisione di spezzarci, stravolgendo profondamente le nostre esistenze, è stata presa in modo consapevole e intenzionale e politico. Hanno lasciato che migliaia di persone morissero consapevoli e terrorizzati, in un isolamento agghiacciante, senza poter stringere la mano di un caro, senza il conforto, disumanizzando anche la morte, relegandola a una pratica burocratica, un rischio inutile da evitare, priva di pietà. Non c’è scienza o protocollo che possa giustificare il trauma inflitto a chi ha perso i propri cari.

È stato infranto il sacro legame dell’umanità stessa e per questo non c’è perdono. È stata data l’autorità ad alcuni di scegliere quando e come condannare altri, privandoli poi della dignità sotto ogni aspetto. Ci hanno privati del più elementare dei diritti, il diritto al lutto. Perché? Le evidenze scientifiche smentivano già allora l’esigenza di tali misure. L’OMS stabiliva che il trattamento appropriato dei corpi e i sigilli del feretro riducevano significativamente il rischio di contagio. Eppure è stato ignorato tutto, trasformando il dolore in un rituale spogliato di ogni decoro. Mi vorrei rivolgere a coloro che allora erano al governo. Avete tolto alle famiglie il diritto di piangere e ai morti quello di essere ricordati. Avete travolto secoli di civiltà e rispetto per la vita umana. Perché?

Le residenze sanitarie assistenziali, che dovevano essere rifugi sicuri per i nostri anziani, sono diventate trappole mortali. Migliaia di vite sacrificate senza un piano di protezione, senza dignità. Gli anziani, il cuore della nostra società, sono stati trattati come un peso da smaltire. Chi è che ha deciso di abbandonarli? Chi ha deciso che fossero sacrificabili? Chi ha deciso che la memoria storica, le radici del nostro Paese, fossero un bene futile di cui potersi liberare? Non è stata incompetenza, è stata negligenza criminale.

Invece di essere rafforzato, il nostro già claudicante sistema sanitario è stato definitivamente abbattuto. Il sistema sanitario non può ritenersi tale quando i suoi cittadini hanno paura ormai di dover andare in ospedale per il terrore di non tornare più a casa. I medici di base, come professionisti di serie B, sono stati lasciati soli a lavorare senza protezioni adeguate, con le mani legate da un rigido protocollo e in balia del caos. Perché il protocollo standard per un’intera nazione e strappare ai medici la facoltà di fare il proprio lavoro consapevolmente?

Tanti medici strutturati hanno abdicato al proprio ruolo, e gli è stato permesso, glorificandone addirittura qualcuno, incredibilmente e ingiustificatamente. Hanno dimenticato il giuramento di Ippocrate, hanno dimenticato le nozioni basilari di medicina, hanno dimenticato l’etica professionale e il dovere di proteggere la vita umana. Vite di persone, giovani, che erano amate da una famiglia, che magari avevano la responsabilità di mantenere o addirittura dovevano ancora costruire. E tutto questo è stato permesso affinché regnasse il caos, trasformando la crisi sanitaria in una carneficina.

Sono state imposte misure restrittive, senza logica, forzate da dati e report ormai notoriamente falsati e gonfiati, senza trasparenza e senza coerenza, decisioni che cambiavano da un giorno all’altro, regole che sembravano prese al buio, senza alcun fondamento scientifico solido. Il lockdown ha svelato l’assurdità e l’arbitrarietà delle misure imposte. Le famose zone colorate dovevano proteggerci, ma in realtà creavano solo confusione. Regole e colori che cambiavano da un giorno all’altro, senza coerenza né trasparenza.

Il coprifuoco alle 22 era quasi ridicolo, come se il virus aspettasse pazientemente l’orario stabilito o che ci sedessimo al tavolino di un bar a bere un caffè invece che al bancone per colpirci. Una farsa, una mascherata tragica che ci faceva sentire ridotti a burattini di fronte a decisioni che puzzavano di assurdità. La gestione delle festività natalizie ha poi reso evidente l’ipocrisia. Dopo mesi di restrizioni durissime, improvvisamente le misure si allentavano per il capodanno, quasi a dire che calmare gli animi e prevenire un’insurrezione fosse più importante della coerenza sanitaria.

E mentre milioni di cittadini erano stretti nella morsa delle restrizioni incoerenti, il governo stanziava fondi per bonus inutili, come quelli per i monopattini, le biciclette, spacciati come soluzioni di mobilità durante una pandemia che ci costringeva a rimanere a casa. Sono stati spesi milioni per i famigerati banchi a rotelle, per studenti impegnati a studiare in DAD e per scuole che non li hanno poi mai ricevuti. Tutto questo mentre il sistema sanitario implorava nuove risorse, con ospedali sovraffollati e terapia intensiva al collasso, soldi che sarebbero potuti essere usati per rafforzare la sanità, migliorare le strutture, invece sono stati sprecati in iniziative ridicole scollegate dalla realtà.

Chi ha orchestrato questo caos e a che scopo? I cittadini sono stati trattati come sudditi, schiacciando ogni tentativo di dialogo, ogni legittimo dissenso, facendo sì che chiunque osasse porre domande fosse considerato pericoloso o antisistema. Il nostro Paese è stato trasformato in un campo di battaglia, siamo stati costretti in un clima di paura, di sospetto, di odio reciproco, distruggendo il senso stesso di comunità. E questo a causa di uno Stato che, nascondendosi dietro i fallimenti, ha tradito il suo popolo.

Oggi non siamo qui solo per ricevere scuse, oggi siamo qui per esigere giustizia, perché se è vero che per la legge italiana un ladro dichiarato colpevole viene condannato a pagare un debito con la giustizia, noi tutti oggi pretendiamo che coloro che ci hanno derubati del nostro tempo, della nostra serenità e della fiducia nel prossimo e anche nel futuro, siano messi di fronte alle proprie colpe e paghino il debito che hanno contratto con tutti noi.

Noi non ci fermeremo finché chi ha coordinato questo disastro non sarà chiamato a rispondere della morte di migliaia di persone, dell’anima di un intero paese e della rovina di un’intera società. Oggi nel mio cuore, che sta tremando, ho portato le ultime scorte di speranze di tutti noi, della mia associazione, ma di tutti quelli che hanno sofferto a causa di questa strage.

Io ve la affido. Mi auguro che questa commissione non resti indifferente, che voi qui presenti sentiate il peso delle mie parole, del nostro buio e facciate in modo di ridarci luce e quella giustizia che ci è stata negata. Oggi non è solo un appello alla ragione, ma al vostro senso di umanità e alla vostra coscienza. Io ve le lascio queste mie parole. Siate la mia voce, siate la voce di chi non può più parlare, siate coloro che risanano le ferite.

Non siate complici del silenzio, per favore. Siate l’inizio di una nuova redenzione, siate l’inizio della nostra guarigione. Grazie”.

L’audizione della Commissione Covid è stata trasmessa in diretta sulla sulla Tv della Camera dei Deputati (qui il link alla diretta)

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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