“Attacco alla famiglia attraverso l’ideologia gender”. Cosa sta succedendo nelle nostre scuole

“Quello che stiamo vivendo oggi sicuramente è un attacco alla famiglia. Come sta avvenendo questo attacco? Uno dei vari attacchi alla famiglia avviene proprio attraverso l’ideologia gender”, spiega Jacopo Coghe portavoce di “ProVita e Famiglia.

“Guardiamo a un livello più vicino a ognuno di noi, le nostre scuole, le scuole dei nostri figli. Noi lo denunciamo da dieci anni come associazione, riceviamo ogni giorno una quantità enorme di segnalazioni di genitori arrabbiati perché all’interno delle scuole dei loro figli vengono fatti corsi in cui si spiega ai bambini che non importa nasce le maschi o femmine, ma che ognuno si può sentire ciò che vuole, a partire dalle scuole materne, a partire dalle scuole dell’infanzia.
Casi concreti:
  • C’è stato il caso di una scuola materna di Roma in cui la maestra ha invitato i bambini a portare uno specchietto e un rossetto, sia maschi che femmine, per truccarsi.
  • Il caso di una decina di scuole in tutta Italia in cui i bambini sono stati portati a uno spettacolo teatrale nel quale il personaggio principale un giorno si sentiva maschio e un giorno si sentiva femmina.
  • Il gioco del rispetto che divenne famoso su tutti i giornali a Trieste, c’era questo gioco che venivano invitati tutti i bambini a partecipare che dopo aver fatto attività fisica i bambini, bendati o non bendati, dovevano toccarsi tra di loro, quindi aumentare il livello di iper-sessualizzazione dei nostri ragazzi.
Questo ci dimostra che c’è un attacco concentrico nei confronti dei bambini. Perché nei confronti dei bambini? Perché i bambini non hanno quella struttura, quella forza, quelle conoscenze, quelle capacità per controbattere a tutti questi attacchi che arrivano loro. Perché andando a destrutturare anche la sessualità del bambino, se il bambino non sa più chi è, se io non so più chi sono, se io non so più se sono maschio o se sono femmina, come saprò io relazionarmi con il mondo esterno a me?
Se è la prima certezza che dovrei avere, quella di sapermi Jacopo, maschio, differente da quell’altra bambina, la mia compagna di scuola, femmina, come faccio a relazionarmi con tutto il mondo attorno a me?
Sarò sicuramente un bambino fragile e debole.
Apriamo il capitolo di ipersessualizzazione. I nostri ragazzi oggi, ahimè, sono schiavi, schiavi dell’iper-digitalizzazione. Tutti i nostri ragazzi sono piegati almeno quattro ore al giorno, dicono le statistiche sul telefonino. I bambini dagli undici anni in su, l’ottanta per cento, hanno un profilo su un social network. Attraverso questi strumenti viene veicolata a loro un’immagine di sessualità che è completamente deleteria. E quindi attraverso la scuola, attraverso l’educazione, attraverso la politica, attraverso i social media, i nostri ragazzi ricevono un bombardamento che serve semplicemente a destrutturarli dalle loro basi, dalle loro certezze e questo poi servirà un giorno, quando loro cresceranno, a avere dei ragazzi che sono controllabili, manipolabili, perché non sanno più chi sono, non sanno più orientarsi in questo mondo, non sanno più come comportarsi in questo mondo e questi sono i mezzi e gli strumenti che oggi si utilizzano per controllarli.

Ricordo che nel 2021, durante il periodo del Covid, durante la pandemia, sul sito di Open Democracy, che è il sito di informazione divulgativa di quel gran simpaticone e magnate di Soros, uscì un articolo dicendo che bisognava distruggere la famiglia, ma spiegando anche che la distruzione della famiglia non significava far diminuire l’amore, ma nella distruzione della famiglia sarebbero aumentati i rapporti di amore. Quindi non è complottismo dire che c’è un attacco alla famiglia, perché chi sta portando avanti questo attacco è stato molto chiaro, l’ha detto in maniera deliberata.

Voglio raccontare dei fatti su quello che sta succedendo oggi, partendo dalle organizzazioni non governative, a partire dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nella settimana scorsa si è riunita a un comitato per deliberare e per redigere delle linee guida sulla transizione sessuale, per chi non lo sapesse, delle linee guida per cercare di spiegare e far capire quali sono i passi giusti alle persone che vorrebbero cambiare il loro sesso. Inizialmente all’interno di questo documento era previsto anche un percorso per i bambini, che poi in un secondo momento è stato ovviamente cancellato a seguito anche di tante proteste. Ma immaginate chi erano i componenti di questo panel, di questo gruppo che avrebbe studiato queste linee guida? Degli scienziati, dei medici, dei grandi esperti? No, erano attivisti LGBT, che nel loro attività pubblica di attivisti quasi tutti sono a favore per la transizione sessuale anche dei minori.

Questo è l’OMS, scendiamo giù a livello europeo, a livello europeo vengono proposte in continuazione direttive affinché venga introdotto all’interno delle nostre scuole, negli ordinamenti europei, basta ricordare le direttive di Istanbul, nelle quali veniva inserito l’ideologia gender, il rispetto della parità di genere, ma all’interno c’era sempre questo riferimento a questo tipo di ideologia.

Basti pensare a qualche anno fa, quindi ci avviciniamo ancora di più, Italia, il famoso DDL. Zann. All’interno del D.L. Zann era proprio scritto nero su bianco che veniva inserita l’ideologia gender.

Che cos’è l’ideologia gender? Molto semplicemente è una teoria per la quale ognuno di noi, pur essendo nato biologicamente maschio o femmina, può percepirsi in un genere differente, quindi, io un maschio, alto 1,90, peso 100 kg, mi potrei identificare come donna e tutti devono riconoscermi in quanto donna. Per questo è stata fatta una legge che serviva per diminuire i reati di odio e la violenza contro le persone omosessuali. Ma questo non era vera, perché sappiamo che i dati del Ministero dell’Interno ci dimostravano altro, che quindi a fronte di un’ottantina di casi segnalati di violenza nei confronti delle persone omosessuali, poi quelli che in realtà diventavano reato era solamente un terzo, quindi parliamo di pochi casi. E questo, vadatemi bene, non vuol dire giustificare quel tipo di violenza, ma fare riferimento a un dato che era reale.

In televisione, durante il periodo della battaglia del DDL-Zan, ci fu un’intervista meravigliosa, chiarificatrice, lampante. Indovinate chi la fece? Michela Murgia. Perché Michela Murgia disse quello che noi stavamo dicendo da tempo, che il vero obiettivo del DDL-ZAN non era quello di una legge sulla violenza, ma era quello di fare cultura, era quello di cambiare la cultura attraverso una legge, perché lo sappiamo che le leggi, una volta approvate, fanno effettivamente cultura. Quindi attraverso quel DDL si voleva introdurre qualcosa e cambiare la mentalità delle persone”.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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