“Secondo la loro analisi del ciclo di vita “dalla culla alla tomba”, l’industria della carne da laboratorio produce fino a 25 volte più CO2 rispetto alla tradizionale zootecnia, smentendo le fondamenta ideologiche su cui è costruita l’industria
Ogni chilo di carne d’allevamento produce tra 542 libbre (246 chili) e 3.325 libbre (1.508 kg) di emissioni di carbonio. L’impatto sul clima della carne coltivata è da quattro a 25 volte maggiore di quello della carne bovina convenzionale”, denuncia anno studio dell’UC Davis.
Mentre l’industria della finta carne è pubblicizzata come un modo ecologico e sostenibile di nutrire il mondo, il vero intento è quello di ripristinare il tipo di controllo globale che la Monsanto e altri hanno raggiunto attraverso lo sviluppo di semi OGM brevettati. In definitiva, la carne coltivata in laboratorio è peggiore per l’ambiente rispetto al bestiame e senza dubbio peggiorerà la salute umana, proprio come le colture OGM.
In ogni caso, la carne coltivata sarà sempre più energivora rispetto alle alternative a base vegetale che si risolvono anche a ridurre l’impronta di carbonio di hamburger e salsicce, perché le cellule della carne richiedono più energia rispetto alle piante.
La produzione globale di carne è aumentata da 70,57 milioni di tonnellate nel 1961 a 337,18 milioni di tonnellate nel 2020, sebbene il consumo di diverse fonti di carne sia altamente regionalizzato (FOA, 2022; Ritchie et al., 2019). Nel 2020, la carne bovina e di bufalo ha rappresentato circa il 22% della produzione mondiale di carne, mentre il pollame e il maiale hanno rappresentato rispettivamente circa il 39% e circa il 32% della produzione mondiale di carne (FOA, 2022; Ritchie et al., 2019).
Qui lo studio completo: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2023.04.21.537778v1.full
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