La relazione di Contiamoci! alla Commissione Covid denuncia le terapie salvavita ignorate, a partire dal plasma per arrivare agli aerosol di adenosina. Pubblichiamo il testo integrale

Alessandro Casano, medico dell’Associazione Contiamoci! ha parlato davanti alla Commissione Covid il 15 ottobre sera. Riportiamo il testo integrale della sua testimonianza.

“L’Associazione Contiamoci, di cui sono presidente, è nata nel 2021 ed è principalmente composta da migliaia di medici e operatori sanitari che, negli ospedali, negli ambulatori, nelle RSA e nelle case dei malati, hanno affrontato la pandemia e si sono posti fin da subito molte domande sulla modalità di gestione della medesima. Come per tutta la popolazione, nei primissimi mesi del 2020, l’incognita di un virus descritto come letale e contro cui non sembravano esserci cure certe ha diffuso timore anche tra tutti i lavoratori della sanità. Alcuni dei nostri colleghi sono stati gravemente colpiti. Le direttive che le direzioni generali delle ASL emanavano con cadenza quasi giornaliera contribuivano enormemente alla confusione.

A titolo di esempio, ricordiamo il “balletto” sull’utilizzo delle mascherine, inizialmente sconsigliate nei reparti e poi divenute indispensabili; alla fine del 2020 e inizio 2021, le mascherine arrivavano in abbondanza, ma spesso non erano conformi alle normative UE. C’era l’uso dei tamponi antigenici a mo’ di screening sul personale sanitario, senza criteri temporali precisi, e solo dall’autunno 2020 sono stati introdotti i tamponi molecolari per i pazienti prima del ricovero. Ne derivarono cluster importanti nei reparti, che coinvolgevano pazienti e personale medico e paramedico. Anche la creazione di percorsi sporco-pulito nelle strutture sanitarie si rivelava complessa, e mancava la ventilazione meccanica controllata, indispensabile per strutture ospedaliere pronte a gestire contagi di natura virale. Inoltre, il divieto di autopsie sui pazienti Covid aggravava la situazione.

AIFA e l’Istituto Superiore di Sanità hanno immotivatamente bloccato studi condotti nei nostri ospedali italiani, che avrebbero potuto dimostrarsi sicuri, economici e potenzialmente salvavita. Ad esempio, uno studio realizzato a Reggio Calabria ha mostrato come, attraverso l’aerosol di adenosina, si potessero ripristinare le condizioni di salute dei pazienti con polmoniti virali bilaterali. Le immagini TAC evidenziavano, nel giro di 4-5 giorni, una risoluzione completa in 14 casi su 15. AIFA bloccò l’estensione di questo studio ad altri centri, senza fornire spiegazioni.

Anche uno studio americano del 2022 riguardante le terapie con plasma iperimmune ha mostrato come questa terapia potesse evitare l’ospedalizzazione e l’aggravamento della patologia in circa 1.400 pazienti, ma in Italia tale approccio non è stato proseguito.

In questo clima d’incertezza, il 1 aprile 2021, il DL44 stabilì, all’articolo 4 comma 1, l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari, rendendo la vaccinazione un requisito essenziale per esercitare la professione. Parimenti, il comma 6 stabiliva che l’accertamento dell’inadempienza da parte delle ASL comportava la sospensione dall’esercizio delle mansioni che implicavano contatti interpersonali. Il successivo DL172, del novembre 2021, estese l’obbligo alla terza dose e stabilì che gli ordini professionali dovevano verificare il requisito vaccinale per l’iscrizione degli operatori sanitari, inclusi i neolaureati, che altrimenti non avrebbero visto riconosciuto il proprio titolo di studio. Con il DL24 del 2022, la scadenza dell’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari è stata fissata al 31 dicembre 2022, permettendo il rientro in servizio dal 1 novembre 2022, con la giustificazione che il tasso di contagio e l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva erano in calo e che vi era necessità di sopperire alla carenza di personale sanitario.

Da questo rapido riassunto emerge chiaramente come il legislatore abbia adottato norme emergenziali, con obblighi e sanzioni come la sospensione dal lavoro e l’impossibilità di percepire lo stipendio, lesivi di diritti costituzionalmente garantiti, pur di far fronte ai rischi di diffusione del contagio.

Ora vogliamo vedere se le scelte del legislatore, con così alti sacrifici richiesti, fossero giustificate. Nello studio pubblicato il 10 dicembre 2020 dal New England Journal of Medicine, dal titolo appunto Sicurezza ed efficacia del vaccino COVID mRNA, sostanzialmente quello Pfizer, in vista della messa in commercio proprio del farmaco prodotto da Pfizer, si certifica, a detta degli autori, che il farmaco protegge dalla malattia COVID-19, ma nulla, quello studio, è in grado di dire circa la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2.

Questa affermazione è ribadita dal foglietto illustrativo del prodotto Comirnaty, sempre del 2020, che al punto 1, “Cos’è Comirnaty e a cosa serve,” recita chiaramente: “Comirnaty è un vaccino utilizzato per la prevenzione di COVID-19, malattia causata da SARS-CoV-2”. La stessa Pfizer, nell’ottobre 2022, in un’audizione alla Commissione parlamentare europea sul COVID-19, tramite la Presidente dei Mercati Internazionali Janine Small, rispose alla domanda se il vaccino Pfizer fosse stato testato per fermare la trasmissione del virus prima che entrasse sul mercato: «Mi chiede se sapevamo che il vaccino interrompesse o no la trasmissione prima di metterlo sul mercato? La risposta è no». Quindi, nel 2020, non erano a conoscenza se questo farmaco bloccasse o meno la trasmissione.

A confermare l’inefficacia del prodotto Pfizer nel prevenire il contagio, così come degli altri vaccini, sono i dati forniti nei report sia dell’Istituto Superiore di Sanità che dell’Inail. Infatti, come vedete, nel report del 2022, relativo al 2021 e parte del 2022, si rileva che il 65% delle segnalazioni di malattia da COVID-19 tra il personale sanitario riguardava individui con due o tre dosi di vaccino. La stessa cosa si può osservare nel grafico accanto: le curve mostrano l’andamento della vaccinazione tra il personale sanitario, rappresentato dalla linea verde, che è sostanzialmente uguale a quella della popolazione generale, sebbene con numeri inferiori. Tale andamento dei contagi è significativo negli ambienti ospedalieri.

In particolare, riferendoci al personale sanitario, osserviamo la situazione descritta nel grafico. La vaccinazione non si è rivelata uno strumento che garantisse protezione dal contagio, come affermato anche dal CTS (Comitato Tecnico Scientifico) il 29 marzo 2021. Due giorni prima dell’entrata in vigore del DL44, nel verbale della riunione si trovava scritto di non esentare i soggetti in possesso di certificazione di vaccinazione per COVID-19 dall’obbligo del protocollo, ossia dall’obbligo di presentare, al momento dell’ingresso nell’area concorsuale, un referto di un test antigenico rapido o molecolare, effettuato mediante tampone orofaringeo, non antecedente a 48 ore dalla data di svolgimento delle prove. Il CTS riteneva infatti che, allo stato delle conoscenze scientifiche, non fosse possibile escludere la capacità di contagio dei soggetti vaccinati, anche se asintomatici, e che il principio di precauzione imponesse di dare prevalenza ai tamponi.

Quindi, il CTS, due giorni prima dell’emanazione del DL44, affermava che, in base alle conoscenze scientifiche del momento, bisognasse chiedere alla Corte Costituzionale una valutazione, poiché non c’erano evidenze scientifiche sufficienti per confermare che il vaccino impedisse il contagio, posizione che un anno dopo sarebbe stata contraddetta.

AIFA stessa, l’anno successivo, nel luglio di quest’anno, 2024, riferendosi però a un’interrogazione che riguarda gli anni precedenti, afferma che nessun vaccino Covid ha riportato l’indicazione di prevenzione della trasmissione dell’infezione della variante e SARS-CoV-2. Questo è il documento ufficiale di AIFA. Arriviamo verso la conclusione. La sospensione dal lavoro degli esercizi e delle professioni sanitarie non vaccinati non trova quindi alcuna giustificazione alla luce dei dati e dei documenti ufficiali esistenti già all’epoca dell’imposizione vaccinale e confermati da quelli che poi nel tempo si sono accumulati. Si afferma inequivocabilmente che il farmaco, obbligatorio per i sanitari prima e poi per i lavoratori della scuola, i militari, gli over 50, i ragazzi che volevano accedere alle università e gran parte della popolazione, è assolutamente inefficace per lo scopo indicato dalla norma. Risulta quindi assolutamente ingiusta e sproporzionata, incongruente rispetto ai presupposti della norma, la sospensione dal lavoro, iniziata con migliaia di sanitari e poi estesa ad altri lavoratori.

Risultano inaccettabili le parole dell’allora Presidente del Consiglio Draghi, che in conferenza stampa il 21 luglio 2022 dichiara: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, non ti vaccini, ti ammali, muori, oppure fai morire; non ti vaccini, ti ammali, contagi, e qualcuno muore.” Tali dichiarazioni risultano scientificamente imbarazzanti. Invitiamo questa Commissione a udire l’Afnomceo sulle posizioni espresse dal Ministero della Salute e condivise dall’Afnomceo, che nel marzo 2022 impedivano addirittura il reintegro in servizio dei medici non vaccinati guariti dall’infezione da SARS-CoV-2 e quindi in possesso di immunità naturale qualora non si fossero sottoposti a vaccinazione.

Risultano vergognose le richieste avanzate dai sindacati e dal Governo Draghi nell’agosto del 2021 di obbligare per legge tutti i cittadini a sottoporsi alla vaccinazione Covid, un TSO imposto a tutta la popolazione senza distinzione di età e professione. Tuttavia, il giustificativo dell’attuale governo anticipa il rientro in servizio di tali lavoratori al 1° novembre 2022. Il giustificativo non dovrebbe però trovare il suo razionale nella riduzione della pressione dei malati da Covid-19 sugli ospedali, bensì nella sostanziale inefficacia dei farmaci per quanto riguarda la protezione dal contagio. E vado alla conclusione con il parere del Dottor Antonio Cassone, membro dell’Accademia Americana di Tecnologia, che in una sua intervista su Repubblica del 2022 afferma testualmente: “Non è insolito che molte persone non abbiano le idee chiare sulla distinzione tra infezione e malattia. Alcune volte non ce l’hanno neanche gli esperti o, perlomeno, spesso fanno confusione tra le due cose.” Ci pare che questa confusione sia stata la base dell’iniziativa del legislatore con il DL44 e le successive modificazioni, e purtroppo ne hanno pagato il prezzo i cittadini italiani, con l’introduzione del famigerato strumento del Green Pass, figlio di tale confusione, che li ha privati di diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione.

Abbiamo a disposizione solo dieci minuti, quindi davvero concludo. Ci siamo concentrati sui professionisti sanitari, ma ricordo che la nostra associazione raccoglie tante altre categorie di lavoratori che hanno sofferto per queste decisioni e per il conseguente clima di intolleranza e divisione sociale che ne è scaturito. Tutti noi siamo anche genitori e si potrebbe – e dovrebbe – aprire un enorme e doloroso capitolo sul trattamento riservato ai più giovani e ai più piccoli, tra lockdown e norme per la scuola, lo sport, i mezzi di trasporto, i luoghi di svago e cultura, e sui danni psicofisici e drammatici che ne sono derivati. Ci auguriamo che questi aspetti non siano dimenticati nel contesto di queste audizioni.

Alla luce di tutta la documentazione prodotta, chiediamo, come contiamoci, come cittadini e lavoratori, il recupero di tutti gli emolumenti non percepiti e dei contributi previdenziali non erogati, il riconoscimento dei mesi di sospensione nel conteggio della maturazione dell’anzianità di servizio, il riconoscimento dei danni patiti dai liberi professionisti per la chiusura delle proprie attività durante il periodo di sospensione per non aver ottemperato all’obbligo vaccinale, il ripristino delle posizioni lavorative precedenti alla sospensione e il riconoscimento del danno morale e psicologico per essere stati ritenuti e trattati come cittadini socialmente pericolosi e come medici sanitari non degni di indossare il camice e svolgere la propria professione.

Infine, vorrei ricordare che il 18 ottobre di tre anni fa, le forze dell’ordine, schierate in numero sproporzionato, aggredirono con lacrimogeni cittadini incensurati e pacifici, famiglie e lavoratori che, di fronte al porto di Trieste, chiedevano soltanto di vedere riconosciuti i loro diritti costituzionali, di poter lavorare e muoversi liberamente senza dover esibire un ridicolo lasciapassare. Questa fu la faccia che lo Stato mostrò a tutto il popolo italiano”.

L’audizione della Commissione Covid è stata trasmessa in diretta sulla sulla Tv della Camera dei Deputati (qui il link alla diretta, 15 ottobre sera)

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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