Commissione Covid – “La risposta all’emergenza è stata inasprita da una pandemia di disposizioni, una raffica di DPCM, ordinanze regionali e locali, spesso in contraddizione tra di loro”, associazione dei Familiari delle vittime del covid sereni e sempre uniti

Pubblichiamo la trascrizione integrale della relazione di Consuelo Locati, familiare e legale del team che segue alcuni degli associati per l’Associazione familiari vittime Covid 19 Sereni e sempre uniti, che si è tenuta la sera dell’8 ottobre 2024.

“Io intervengo come familiare di una vittima del Covid per conto dell’Associazione dei Familiari delle Vittime del Covid “Sereni e Sempre Uniti”. Quello che dirò è direttamente connesso con le conseguenze che noi familiari abbiamo subito in conseguenza di quello che noi abbiamo ritenuto e documentalmente provato come impreparazione istituzionale. Lo scopo dei piani di preparazione, secondo l’OMS, è quello di ridurre gli effetti diretti e indiretti di una pandemia. Più siamo preparati, meno vittime e meno conseguenze economiche poi abbiamo. Io, in questo breve intervento, chiedo solo se eravamo realmente preparati ad affrontare la prima ondata pandemica e ad evitare, limitare il numero delle vittime e per comprenderlo credo sia necessario analizzare quello che è successo a tanti cittadini, a tanti italiani che noi abbiamo perduto nella prima ondata pandemica, tra cui mio padre e tanti altri parenti dei familiari riuniti nell’Associazione “Seregni e Sempre Uniti”.

Quante vittime abbiamo subito in più nella prima ondata pandemica, nei mesi di marzo e aprile del 2020? Ce lo dice l’Istat. L’Istat, nel 2021, ha dichiarato che nei mesi di marzo e aprile 2020, l’inizio della pandemia da Covid-19 ha causato un incremento della mortalità in Italia con 49.242 decessi in più, cioè il 46% in più rispetto agli stessi mesi del quinquennio precedente. L’incremento della mortalità è stato del 45% a livello nazionale e del 117% in più nel Nord-Ovest. La Lombardia e la Bergamasca in particolare sono state falcidiati. Potrei dire tante altre cose, mi limito solo a dare i dati di due o tre paesi perché questi sono comunque pubblici. Io vengo da Seriate, un paese in provincia di Bergamo: nel mio paese siamo passati da 16 decessi in due mesi a 210. Alzano Lombardo e Nembro, i due paesi che qualcuno non ricordava quando di notte si è recato nella Bergamasca, sono passati da 10 a 109 decessi per Alzano Lombardo, e da 12 a 151 in due mesi a Nembro.

Siamo intorno al 600% in più, circa 6.000 vittime in più della media. Uno scenario di guerra per i medici, che erano posti di fronte alla decisione tra chi lasciar vivere e chi lasciar morire. I servizi funerari non erano più in grado di gestire la situazione, tanto che sono stati chiamati i camion dell’esercito per trasportare le bare fuori Regione. Non c’erano più bare, c’erano solo sacchi. Il 27 marzo 2020, 969 vittime di Covid hanno fatto in modo che molte di queste persone non venissero riposte in bare ma in sacchi, con un post-it come unico segno di riconoscimento. Questa vera e propria strage non può essere archiviata come una fatalità o giustificata come un evento straordinario. È in gran parte frutto di una insufficiente preparazione a questo tipo di eventi: non abbiamo fatto quello che avremmo dovuto fare a partire dall’attuazione del Regolamento Sanitario Internazionale.

E allora io mi chiedo, e chiedo a questa onorevole Commissione, di rispondere a questa domanda: il rischio di una pandemia X in Italia era stato adeguatamente individuato, considerato soprattutto che nel 2018 l’OMS aveva aggiornato la lista delle malattie pandemiche, inserendo per la prima volta la “X”, la lettera che stava a significare una seria epidemia causata da un patogeno al momento sconosciuto? Eravamo coscienti, pronti, preparati ad affrontare questo tipo di eventi che avrebbero creato uno shock emesso al cuore del sistema Paese? Possedevamo i piani, le capacità necessarie, indicate dall’OMS nel Regolamento Sanitario Internazionale, per rispondere efficacemente a questa minaccia? Abbiamo osservato le disposizioni della Decisione del Parlamento Europeo 1082 del 2013? No. Evidentemente no, e lo diciamo non perché ce lo siamo sognato, ma perché attraverso l’analisi delle autovalutazioni che l’Italia ha inviato all’OMS e all’Unione Europea fino al 4 febbraio 2020, confrontate con quelle inviate nel 2021, 2022, e 2023. Chiederemo poi perché non ci sono ancora state inviate. Ecco, noi abbiamo la prova provata che l’Italia non era pronta e che ci sono state delle manipolazioni rispetto alle risposte date nelle autovalutazioni fino al 2020.

Ci siamo dati, per quanto riguarda l’attuazione del Regolamento Sanitario Internazionale, che è la prima fonte indispensabile per mettere il Paese in guardia di fronte a una pandemia, fino al 2020 ci siamo dati il massimo dei voti. Dopo il 2020, nelle autovalutazioni ci siamo dati gravemente insufficienti. Così come ci siamo dati gravemente insufficienti per quanto riguarda il coordinamento tra governo e organi periferici, anche sanitari, al primo allarme per gestire una pandemia. Chiedo anche che questa Commissione possa acquisire le autovalutazioni inviate dall’Italia all’Unione Europea che avrebbero dovuto essere inviate entro il 27 dicembre del 2023. Per quanto riguarda la carente preparazione e resilienza del nostro Paese, ovviamente è risultata un’allarmante scarsa conoscenza e consapevolezza di quello che era necessario avere per la sicurezza nazionale, come abbiamo visto con il Regolamento Sanitario Internazionale.

L’Italia è entrata nella pandemia con servizi sanitari pubblici sottofinanziati, con una totale destrutturazione della medicina territoriale e con un quadro giuridico ovviamente inconsistente, in quanto non aveva recepito quello che aveva l’obbligo di recepire col Regolamento Sanitario Internazionale e la Decisione del Parlamento Europeo 1082 del 2013. Le strutture e la pianificazione della preparazione alla pandemia si sono rivelate un fiasco. Avevamo solo un vecchio piano pandemico del 2006, rimasto sulla carta e mai attuato nella parte di preparazione. Questo piano precisava che la pandemia non aveva solo una rilevanza sanitaria ma costituiva una minaccia per la sicurezza nazionale. Non siamo stati capaci di garantire l’incolumità dei medici e del personale sanitario: non avevamo DPI, non avevamo scorte, né reagenti, né tamponi, niente. Ci sarebbe molto da dire, ma sotto questo punto di vista mi fermo qui.

Mi corre l’obbligo di riportare l’attenzione a quello che avevamo il 5 gennaio 2020. Potevamo intervenire, ma non abbiamo preso in mano il piano pandemico del 2006, non lo abbiamo letto, non abbiamo nemmeno attuato quello che si poteva attuare di quel piano pandemico. Non sono state inviate e attuate tutte quelle direttive sanitarie già recepite in un protocollo di cure del 2014, che faceva riferimento ai casi di SARI, che si sarebbe potuto tranquillamente utilizzare, ma non è stato inviato neanche alle strutture sanitarie. I medici e gli operatori sanitari erano i più fragili, non sono stati tutelati. La risposta all’emergenza è stata inasprita da una pandemia di disposizioni, una raffica di DPCM, ordinanze regionali e locali, spesso in contraddizione tra di loro. Una preparazione profondamente deficitaria ha generato una risposta improvvisata e caotica, come ha riferito già il dottor Zambon e come poi è stato confermato da alcuni articoli pubblicati su The Lancet, la rivista internazionale più famosa e importante al mondo, che nel 2022 ha certificato che la popolazione della Lombardia, nella prima ondata pandemica, fu sconvolta dagli eventi e dall’inconsistenza della risposta da parte della sanità pubblica e delle autorità di governo, oltre che da un piano pandemico obsoleto e non attuato.

Senza considerare poi, e mi accingo a chiudere, quello che è successo con le due circolari del 22 e 27 gennaio 2020, che hanno determinato una riduzione della capacità e della possibilità di individuare tempestivamente i casi di contagio, e quindi evitare una diffusione incontrollata del virus. Queste due circolari hanno violato il cosiddetto principio di precauzione, che è sempre alla base di ogni circolare dell’OMS e del CDC. Chi ne ha fatto le spese è stata la zona della Bergamasca, la Valle Seriana, che non è stata chiusa per ragioni che ormai possiamo dire e confermare che sono state dettate da ragioni prettamente economiche. La vita dei cittadini è stata sacrificata da interessi prettamente economici e ci sono anche i documenti che lo provano. Io mi chiedo, da una parte c’era questa violazione del principio di precauzione con queste due circolari che hanno contribuito, e noi riteniamo che siano responsabili in gran parte della strage che si è verificata nei territori bergamaschi e in Italia successivamente. Dall’altra parte, però, avevamo i rappresentanti istituzionali, il Ministro che dichiarava che eravamo perfettamente pronti e che il sistema sanitario era perfettamente pronto a rispondere a un’emergenza sanitaria; abbiamo visto che non è stato così.

Chiedo a questa Commissione onorevole di poter audire anche il generale Pierpaolo Lunelli, che all’Associazione è stato utilissimo, perché ha analizzato ogni dettaglio tecnico del Regolamento Sanitario Internazionale e del piano pandemico, individuando le carenze sistemiche del nostro Paese. Concludo rilevando che ci sono delle cause civili e penali: in queste cause le controparti, le istituzioni, hanno sempre dichiarato che non è l’autorità giudiziaria a decidere, perché le decisioni sono state politiche. Ecco, io sono onorata di essere audita in una commissione parlamentare che è evidentemente politica, e adesso i cittadini, i familiari, si aspettano le risposte dalla politica, perché non serve dimenticare. Serve analizzare ogni errore, ogni sbaglio, perché solo in questo modo la strage che abbiamo vissuto non si ripeta più. Io credo che se sono stati fatti degli errori, purtroppo il prezzo che è stato pagato è stato un prezzo altissimo e voi avete il dovere di ammettere, davanti a tutti i cittadini italiani, la verità. Non è vendetta: è solo il diritto alla verità. Questo significa ridare dignità ai corpi accatastati, ai quali è stata negata anche la dignità della sepoltura, e soprattutto dare rispetto, oltre che a loro, anche ai familiari”.

L’audizione della Commissione Covid è stata trasmessa in diretta sulla sulla Tv della Camera dei Deputati (qui il link alla diretta)

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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