“E’ un’ambizione più generale e più antica. Si comincia con i vertici delle Nazioni Unite degli anni ’70 e, negli anni ’90, con la Carta della Terra”, spiega Cristina Martín Jiménez.
“Già nella Carta della Terra ci dicevano che l’obiettivo era sostituire i Dieci Comandamenti – che erano la base della moralità in Occidente – con un’etica globale. Ciò che l’Agenda 2030 mette in atto è una nuova religione globale. Infatti Margallo ha affermato che l’Agenda 2030 è il Vangelo.
Perché l’Agenda 2030 mira ad abbattere i bastioni dell’antropologia che sono esistiti in tutte le culture fin dall’Antichità: le istituzioni della madre, del padre, della famiglia, dell’economia, della pesca, dell’agricoltura, dell’allevamento. In che modo vogliono demolirlo?
Quale storia funziona meglio in questo senso? La storia del diluvio universale. Non inventano una storia, ma è una storia antica che si ritrova in tutte le culture della terra: a causa del cattivo comportamento dell’umanità, Dio ci ha punito con il diluvio universale. Il cambiamento climatico è la versione volgare, volgare e secolare di questa storia. È colpa nostra. Ci incolpano. La colpa è nostra, dobbiamo smettere di fare figli, perché i bambini inquinano. Il progetto consiste nel vietare alle madri di essere madri. Poiché oggi chiunque può essere donna, niente è donna e il suo status sociale è svalutato. Vogliono abbattere la famiglia, perché la famiglia è la principale struttura di potere; Da lì prendiamo la nostra identità, la nostra stabilità, i nostri valori. La Venere di Willendorf simboleggiava la fertilità, e ora l’Agenda 2030 ci dice che la fertilità deve essere ridotta per fermare la crescita della popolazione. E questa è già una politica dello Stato, perché nell’Unione Europea si discute dell’attuazione del diritto all’aborto. E adesso siamo nella Quarta Rivoluzione Industriale, e ci dicono che, grazie all’intelligenza artificiale e alla robotica, ci saranno più lavoratori. Ora è il momento in cui sono più interessati a ridurre la popolazione.
Cristina Martín Jiménez è sivigliana, ha una formazione giornalistica e ha viaggiato da Salamanca alla capitale iberica, così come le sue conferenze e le sue interviste viaggiano dalla Spagna all’Uruguay, Polonia, Messico, Portogallo e Stati Uniti.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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