Il rapporto di Amnesty International sull’Italia spinge la narrativa sul cambiamento climatico e i diritto delle navi Ong, che portano migranti

“Gli attivisti per la giustizia climatica sono incorsi in restrizioni sproporzionate al diritto di riunione pacifica. La violenza di genere è rimasta a livelli inaccettabilmente elevati. L’accesso all’asilo è stato notevolmente limitato, anche attraverso misure illegali. È perdurata la preoccupazione per i discorsi d’odio e i crimini d’odio, mentre le garanzie contro la discriminazione sono risultate inadeguate. L’accesso all’aborto è rimasto difficile in alcune parti del paese. L’Italia rischiava di non riuscire a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio”, scrive Amnesty International nel suo rapporto.

DIRITTO A UN AMBIENTE SALUBRE

Le temperature record di luglio, molto probabilmente causate dai cambiamenti climatici, nel sud Italia hanno segnato un aumento della mortalità del 7 per cento rispetto alla media. A giugno, il governo ha reso pubblico un nuovo piano nazionale integrato per l’energia e il clima, che secondo alcune persone esperte prevede riduzioni insufficienti delle emissioni. Il piano potrebbe comportare il rinvio dell’eliminazione del carbone al 2028 e ha mostrato che il paese sta faticando a raggiungere l’obiettivo dell’Ue di ridurre le emissioni di carbonio entro il 2030. Il governo ha continuato a investire in progetti di combustibili fossili all’estero, infrangendo un impegno del 2021, e ha fortemente sovvenzionato l’uso di combustibili fossili.

Criminalizzazione della solidarietà

A fine anno non si era ancora concluso il procedimento contro gli equipaggi della Iuventa e di altre navi di soccorso di Ong dinanzi al tribunale di Trapani, in Sicilia, per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, in relazione alle operazioni di salvataggio nel 2016 e nel 2017. L’udienza preliminare era già durata 18 mesi.

DIRITTI DELLE PERSONE RIFUGIATE E MIGRANTI

Quella del Mediterraneo centrale è rimasta la rotta migratoria più pericolosa al mondo, lungo la quale 2.498 persone sono annegate o scomparse nel corso dell’anno, nel tentativo di raggiungere l’Europa, un aumento drammatico rispetto alle 1.417 vittime del 2022. La maggior parte era partita dalla Libia e dalla Tunisia. Più di 157.600 persone sono arrivate in modo irregolare via mare, tra cui oltre 17.300 minori non accompagnati, rispetto alle circa 105.000 persone del 2022.

Le migliaia di persone sbarcate in Italia sono state soccorse dalle autorità italiane. Si è temuto, tuttavia, che l’Italia non avesse sempre adempiuto ai propri obblighi di ricerca e salvataggio. A febbraio, almeno 94 persone, tra cui 34 bambini, sono annegate vicino alla spiaggia di Steccato di Cutro, in Calabria, nelle acque territoriali italiane. Sei ore prima che l’imbarcazione affondasse, Frontex, l’Agenzia della guardia di frontiera e costiera dell’Ue, aveva condiviso le informazioni sulla barca con le autorità italiane, che però non avevano avviato immediatamente un’operazione di salvataggio. Erano in corso indagini penali per accertare le responsabilità.

Le Ong che soccorrono le persone in mare sono rimaste soggette a obblighi non necessari, tra cui quello di richiedere un porto per lo sbarco e di recarvisi immediatamente dopo ogni salvataggio, limitando la possibilità di salvare più persone in un’unica operazione. In alcuni casi, le autorità hanno costretto le navi di soccorso delle Ong a percorrere oltre 1.000 chilometri per raggiungere i porti assegnati per lo sbarco, quando erano disponibili porti idonei più vicini.

A gennaio e di nuovo a dicembre, la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha chiesto al governo di ritirare le misure.

A marzo, il governo ha aggiornato l’elenco dei “paesi di origine sicuri”, aggiungendo la Nigeria e confermando la Tunisia, nonostante le prove di diffuse violazioni dei diritti umani in entrambi i paesi. A maggio, il parlamento ha abolito i permessi di protezione speciale, una forma complementare di protezione per chi fa richiesta di asilo e per altre persone che sarebbero a rischio se rimpatriate, e ha significativamente limitato i permessi basati su altri motivi. Ha inoltre introdotto procedure accelerate di frontiera per esaminare le domande d’asilo di persone provenienti da paesi considerati “sicuri”. Alcune delle nuove norme violavano gli standard internazionali. A ottobre, i tribunali hanno ordinato il rilascio di diverse persone detenute secondo le nuove procedure accelerate di frontiera, stabilendo che coloro che avevano fatto richiesta d’asilo non potevano essere privati della libertà unicamente sulla base del fatto che provenivano da paesi ritenuti sicuri. Il governo ha presentato ricorso contro le sentenze. A ottobre, il parlamento ha approvato ulteriori misure volte a limitare l’accesso all’asilo e ad ampliare la possibilità di espellere le persone.

A novembre, i primi ministri di Italia e Albania hanno concordato la creazione di due strutture di detenzione per richiedenti asilo e migranti sul territorio albanese, sostenendo che sarebbero state sotto la giurisdizione italiana, suscitando preoccupazioni circa la detenzione arbitraria, i respingimenti e l’effettivo accesso all’asilo.

Cooperazione con la Libia

È continuato il sostegno alle autorità libiche per trattenere le persone nel paese africano, anche rinnovando il Memorandum d’intesa, nonostante le prove schiaccianti di diffuse e gravi violazioni dei diritti umani contro rifugiati e migranti sbarcati in Libia. A marzo, un naufragio nella regione di ricerca e salvataggio libica, che ha provocato la morte di oltre 30 persone, ha fornito un ulteriore esempio dell’incapacità delle autorità libiche di adempiere alle proprie responsabilità di ricerca e salvataggio. Nonostante ciò, a giugno, il parlamento italiano ha esteso il sostegno alla guardia costiera libica con l’obiettivo di aumentare la sua capacità di effettuare intercettazioni in mare.

TRASFERIMENTI IRRESPONSABILI DI ARMI

A novembre, il governo ha sospeso nuove licenze per l’esportazione di armi ed equipaggiamento militare verso Israele. Tuttavia, le esportazioni basate su licenze passate sono continuate, nonostante le prove crescenti di attacchi illegali su civili e beni civili da parte di Israele nella Striscia di Gaza occupata.

Fonte

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