Assange: “senza il suo lavoro non avremmo saputo che le guerre in Iraq e Afganistan erano violazioni dei diritti umani dei civili costanti”, Sara Chessa

Il lavoro di Julian Assange è prezioso per tutti quanti noi, perché senza quel lavoro non avremmo avuto modo di sapere che le guerre in Iraq e in che in Afghanistan erano violazioni dei diritti umani dei civili costanti. Ogni singolo giorno di quelle guerre è stata una violazione dei diritti fondamentali dei civili che si è protratta nel tempo di cui noi non sapevamo niente, anzi molti di noi credevano alla narrativa delle guerre della guerra per l’esportazione della democrazia e solo grazie al lavoro giornalistico di Julian Assange noi abbiamo saputo e ovviamente anche dei suoi colleghi, abbiamo saputo che quelle guerre non avevano niente a che fare con la promozione dei valori che noi consideriamo parte delle democrazie europee”, spiega Sara Chessa, autrice di un libro reportage su Julian Assange.

“C’era la tortura praticata come sistema non occasionale. C’erano delle azioni in cui l’ispirazione fondamentale era prima sparo e poi mi assicuro se tu possa essere una minaccia oppure no.

Capite, prima si agiva come abbiamo visto nel video Collateral Murder che molti di noi conoscono, diffuso da Wikileaks anni fa. In quel video si vedeva un gruppo di militari americani che sparavano su un gruppo di civili come se si trovassero su un videogioco.

E’ veramente terribile ogni volta rivedere quel video e soprattutto sapere, per aver letto altri documenti di Wikileaks, che quel modo di procedere, quel prima ti sparo e poi vedo se rappresenti una minaccia oppure no, era sistematico, era qualcosa che faceva parte dell’azione ordinaria.

Io sapevo che il lavoro di Julian Assange era stato preziosissimo, però non me ne ero mai occupata direttamente come giornalista e vederlo trascinato fuori dall’ambasciata ecuadoriana, dopo che nel 2016 un gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria aveva detto che doveva essere liberato e ricompensato per gli anni trascorsi in una condizione di detenzione arbitraria, io mi sono detta che qui sta accadendo qualcosa di gravissimo, ho percepito un pericolo, un pericolo per tutti, perché poi quell’arresto fu accompagnato da una richiesta di estradizione.

All’inizio in quella richiesta di estradizione c’era solo un capo di imputazione per cospirazione informatica. Tra l’altro ridicolo perché il processo a Chelsea Manning anni prima aveva dimostrato che non ci fu cospirazione informatica tra Assange e la sua fonte Chelsea Manning per ottenere i materiali classificati, i materiali secretati di interesse pubblico che Assange poi diffuse. La sua fonte Chelsea Manning era già in possesso di quei documenti, cioè poteva avere accesso senza l’aiuto di Assange. Quindi già il capo di imputazione per cospirazione informatica Giuseppe era ridicolo.

Poi si aggiunsero 17 capi di imputazione sulla base della legge dello spionaggio e lì senti veramente che mi sarei, che avrei concentrato molte delle energie su questo caso perché una campagna diffamatoria era andata avanti per anni, un potere fondamentale che è il potere del complesso militare industriale che cerca di infiltrarsi nelle decisioni dei governi e nelle decisioni dei media purtroppo e questo potere era riuscito a far sì che la società civile di tutto il mondo percepisse Julian come un mostro tramite accuse costruite di violenza sessuale in Svezia e dico costruite perché l’ha detto un relatore o uno sulla tortura, quindi questo ha fatto sì che dimenticassimo il lavoro giornalistico di Giuliana Assange.

Fonte

Qui trovate il libro di Sara Chessa: Distruggere Assange. Per farla finita con la libertà di informazione

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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