Le legge francese potrebbe mandare in galera i medici che agiscono in scienza e coscienza, uscendo dalle linee guida governative

La denuncia arriva dalla Commissione Medico Scientifica Indipendente. Dov’è finita la Liberté? Si chiedono.

 – Art. 4 (tradotto) «L’induzione… di chiunque affetto da patologia ad abbandonare o astenersi dal seguire una terapiamedica o profilassi è punita con 1 anno di reclusione e multa di € 30.000 se è presentata come benefica per la salute dell’interessato, mentre, allo stato delle conoscenze mediche,» è chiaramente suscettibile di conseguenze particolarmente gravi per la sua salute… Quando all’induzione hanno fatto seguito gli effetti (N.d.r.: resta nel vago la definizione di questi effetti), le pene sono aumentate a 3 anni di reclusione ed € 45.000 di multa.

Anche se la legge è formalmente “volta a rafforzare la lotta alle aberrazioni settarie”, l’articolo si presta a sanzionare chi ad es. sconsigli una vaccinazione, o proponga una terapia medica diversa da quelle ufficialmente riconosciute. Quest’ultimo punto merita un approfondimento con qualche esempio.

Ad es., per la COVID-19 a domicilio l’OMS ad oggi si concentra principalmente su pochi farmaci ad alto costo, come il remdesivir (da € 1662 a oltre 4500 per SSN, ma con sconto obbligatorio confidenziale), ma solo per pazienti ad alto rischio di ricovero ospedaliero1; o come nirmatrelvir-ritonavir (€ 1206, con sconto confidenziale), da assumere entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi e solo se a rischio di progressione verso una malattia grave. Questi farmaci hanno però variproblemi, oltre al costo molto alto. Remdesivir ha tossicità renale ed epatica e va somministrato per infusione endovenosa, il che lo rende inadatto a terapie domiciliari.

Nirmatrelvir-ritonavir ha molte interazioni farmacologiche che ne limitano l’uso, con Omicron è rimasto efficace contro ricovero e morte da Covid-19 negli anziani, ma non negli adulti, né conpazienti con previa immunità3. Ha anche frequenti ricadute virologiche4,5 e minimo effetto su condizioni post-COVID-19.

Gli anticorpi monoclonali specifici, infine, perdono presto efficacia verso le nuove varianti.

Sarebbe dunque utile considerare anche altri principi attivi, purché con questi requisiti: 1) efficacia

Ci sono principi attivi con questi requisiti? Sì, anche se la ricerca in merito non è stata finora incoraggiata. Si pensi ad antisettici (v. c19early.org), tra cui ad esempio lo iodopovidone (noto a tutti come Betadine), diluito all’1% (acquistato pronto come collutorio, o diluendo 10 volte il comune Betadine al 10%) per uso esterno: es. 2 gocce per occhio e 4 nelle narici ogni 4 ore (saltando eventualmente la notte), e sciacqui orali/gargarismi per un minuto circa, sputando poi senza deglutire. I risultati nei RCT sono coerenti e di enorme interesse, come mostra la tabella che segue, compreso un RCT di qualitàmoderata pubblicato nel gennaio 2021 con risultati molto buoni sulla mortalità da COVID-19, ridotta di 8,3 volte (-88%). Usato come in questi RCT, lo iodopovidone rispetta tutti i sei requisiti prima elencati, e dato che nessun germe resiste alla sua azione universale: sarebbe dunque indicato per abbattere la carica infettante all’esordio di ogni malattia infettiva respiratoria, limitando possibili trasmissioni e aggravamenti.

Un ciclo di cura di 7-10 giorni costa pochissimi Euro, ma se un sanitario lo consigliasse in Francia a nuova legge promulgata, rischierebbe il carcere e pesantissime multe, poiché ad oggi non ci risultaraccomandato da linee guida ufficiali, né dall’OMS. Anzi l’OMS, che l’ha incluso per decenni (almenodal 2002 al 2021) nelle edizioni della Selezione/elenco dei farmaci essenziali, l’ha tolto da questo importante elenco nel 2023, per paradosso quando molti RCT ne hanno dimostrato l’efficacia anche verso la COVID-19.

La Tabella riporta i 17 studi randomizzati controllati (RCT) che hanno testato iodopovidone nella COVID-19. Uno è anche indoppio cieco (DB RCT). La 1a colonna indica i primi autori di ogni RCT; la 2a colonna le % di variazione degli esiti principali in ogni RCT: positività al virus, morte, carica virale, ricovero… La 3a e 4a colonna riportano il n. di esiti di volta in volta indicati nel gruppo di trattamento (iodopovidone) o in quello di controllo.  Nel grafico a destra, la linea verticale sopra a 1 è quella dell’indifferenza, i quadratini rappresentano la stima migliore (verdi per risultati favorevoli, rossi per sfavorevoli), con dimensioni proporzionali al numero degli eventi rilevati in quel RCT. Se il quadratino sta a sinistra della linea della indifferenza il risultato è stato favorevole allo iodopovidone, e sfavorevole se il quadratino sta adestra. I rombi sono la sintesi matematica dei risultati. Nel caso dello iodopovidone, i risultati complessivi sono favorevoli e coerenti, e ha protetto dalla mortalità(8,3 volte meno per chi l’ha usato:-88%).

Al contrario, l’elenco OMS 2023 dei farmaci essenziali continua a includere il paracetamolo, che pure ha dato prove deludenti quando testato in vari RCT per infezioni respiratorie.

In corso di COVID-19, il paracetamolo (il cui marchio più venduto è la nota Tachipirina) resta considerato universalmente il sintomatico di scelta, benché nell’unico RCT specifico in caso diCOVID-19 lieve-moderato abbia perso duramente il confronto con indometacina (somministrati entrambi in 3a giornata dall’esordio dei sintomi, in soggetti immediatamente ricoverati – Ravichandran R,Mohan SK, Sukumaran SK, et al. An open label randomized clinical trial of Indomethacin for mild and moderate hospitalised Covid-19 patients. Sci Rep. 2022 Apr 19;12(1):6413. doi: 10.1038/s41598-022- 10370-1. Erratum in: Sci Rep. 2022 Jun 20;12(1):10389).

La tabella che segue mostra i 27 studi su pazienti COVID-19 (anche se in carenza di RCT) in cui il paracetamolo, che gli americani chiamano acetaminofene, ha il record negativo di aver persopressoché tutti i confronti.

Per paradosso, però, è ancora il farmaco più venduto al mondo, tuttora consigliato come sintomatico

dall’OMS, e in Italia dall’AIFA, e non di rado l’unico impiegato da medici che spesso non conoscono le ricerche originali e si affidano a “linee guida” ritenute autorevoli e tutelanti. Oltre che, purtroppo,intimiditi dagli atteggiamenti repressivi percepiti durante la pandemia nelle interlocuzioni con le istituzioni.

In questa Tabella, a ogni riga corrisponde un esito (mortalità, ventiazione, ricovero in Terapia intensiva o ICU…), e i valori % indicati nella colonna Studies, tutti rossi preceduti dal segno meno, sono la sintesi dei risultatidegli studi il cui numero è indicato accanto, mentre lacolonna Patients riporta il numero dei partecipanti studiati.

I Rischi Relativi sono tutti sbilanciati a destra, cioè favoriscono

il prodotto di confronto (con- trollo), qualunque esso sia, rispetto al paracetamolo.

La metanalisi degli studi nella COVID-19 che confrontano paracetamolo con alternative di controllo mostra con paracetamolo una mortalità significativamente più alta del 24% [9-40%], mentre l’analisiaggregata che usa gli esiti più gravi riportati mostra un rischio più alto del 29% [17-42%]. Sono state sollevate preoccupazioni sull’uso del paracetamolo per la COVID-19 (Pandolfi, Sestili). I possibilimeccanismi di danno includono deplezione di glutatione, soppressione della febbre, tossicità epatica, e molti altri.

Fonte

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