Europee: avanzano i partiti contro la guerra, ma la maggioranza va a quelli che sostengono i conflitti

È accaduto in tutta Europa: avanzano i partiti contro la guerra, ma la maggioranza va a quelli che sostengono i conflitti.

“Sono successe due cose dal punto di vista elettorale”, analizza Franco Fracassi. “I partiti della pace rispetto alle elezioni presenti hanno preso tutti più voti di quelli della guerra in qualsiasi paese d’Europa. Però quasi da nessuna parte hanno vinto, c’è anche questo da notare, perché al tempo stesso sono avanzati e hanno preso tantissimi voti i partiti invece della guerra.

È successo in Svezia, è successo in Danimarca, è successo in Finlandia, è successo in Spagna, è successo in Portogallo, in Grecia. Cioè, se uno va a vedere paese per paese, tranne rarissimi casi, i partiti della guerra sono i partiti di maggioranza relativa.

In alcuni casi già lo erano, ma non hanno perso voti o quantomeno non hanno perso significativamente. Non bisogna vedere semplicemente il partito di Macron, ma bisogna considerare quanti partiti sono a favore di un’escalation militare. Ecco, la cosa preoccupante è che la propaganda in Europa in qualche modo ha fatto centro, nel senso che c’è una parte non piccola di europei che ha votato per quei partiti lì. Tu giustamente hai fatto notare come Francia e Germania, che sono i due paesi chiave, non siano soli. Io aggiungerei anche la Polonia, che ha avuto un risultato clamoroso per qualcuno che non ha seguito la campagna elettorale.

In Francia, il vero partito pacifista, che sarebbe la France Insoumise, ha superato il 10%, che in realtà non è un gran risultato.

In Germania, molte persone sono andate a votare, il 65% degli elettori, un buon risultato. Chi ha fatto il pieno dei voti, oltre il 30%, sono i cristiano-sociali, quello che una volta era il partito della Merkel, che non sono esattamente dei pacifisti. L’elettorato tedesco non ha votato per la pace. Non è successo questo, è successo solamente in minima parte.

I due paesi che hanno cambiato l’assetto della questione geopolitica in Europa, Svezia e Finlandia, sono entrati nella NATO. Questa era la prima vera consultazione elettorale dopo l’entrata nella NATO. In questi due paesi uno sconvolgimento elettorale c’è stato, perché i partiti al governo non sono maggioranza in questo momento. I partiti che hanno fatto la svolta atlantista, in Svezia hanno subito una bella botta. Il partito di Santoro ha preso l’11% dei voti, un partito che dichiaratamente è per la fine della guerra e per iniziare le trattative con Mosca, ha preso tanti voti in Svezia, quindi questo è un segnale che la maggioranza atlantista al governo ha perso le elezioni. Non so in Svezia cosa accadrà, gli svedesi, come dice Norwich, sono capaci di rifare le elezioni, questo non lo so, però è un segnale. Dalla Finlandia il segnale arriva solamente in parte, perché i partiti al governo si confermano più o meno per le percentuali che hanno preso. Il partito dei veri finlandesi, che fa parte della rete Odessa, ha raggiunto l’8% dei voti. In Finlandia il voto si è molto polarizzato.

In Finlandia, un paese che ha più segnato questi due anni e mezzo di guerra dal punto di vista europeo, si è totalmente polarizzato. Esiste un voto che segnala un avvio verso la distensione, ma il governo e i suoi alleati si mantengono saldi al potere.

In Italia, Fratelli d’Italia è un partito chiaramente della guerra. Il PD è un altro partito della guerra, almeno su questo invio di armi ultimamente si è astenuto, formalmente c’è una differenza. Tantissimi potenziali elettori che non avevano votato PD nelle scorse elezioni, hanno votato PD, preferendo Tarquinio, perché erano contro la guerra. È veramente bizzarro, ma è un dato di fatto, il PD ha aumentato i voti e uno non può non tenerne conto.

La Lega è il partito che ha sempre votato a favore. È il partito dove la distanza tra i fatti e le parole è maggiore e che cambia in continuazione per adattarsi a tutto, pur di mantenere il potere. Questo è un mio giudizio, che forse ha penalizzato di più la Lega. Probabilmente, se non fosse stato per Vannacci avrebbe preso ancora meno voti, ma il suo scarso appeal nell’elettorato italiano è clamoroso”.

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