L’articolo 141 del Codice della Strada impone agli utenti della strada di non tenere una velocità talmente bassa da rappresentare un intralcio o un pericolo per gli altri conducenti.
La sanzione per chi procede troppo piano è una multa che può andare da un minimo di 41 euro ad un massimo di 168 euro.
Rischiando di incorrere nell’infrazione, questa mattina ho deciso -su un tratto di strada milanese contrassegnato da un limite di velocità a 50 km/h- di sperimentare la ormai mitica velocità di crociera green ‘alla bolognese’ di 30 km/h su percorso cittadino.
Scelta (e provvedimento) che molte illuminate (ma forse sarebbe meglio dire fulminate) menti progressiste vorrebbero adottare anche altrove. E che nulla ha a che fare né con l’ecologia né con la sicurezza, ma piuttosto con un malcelato senso di odio radical-chic per il concetto di libertà che è insito nella mobilità privata e in ciò che rappresenta: un modello da abbattere.
I 30 km/h in città come velocità di crociera effettiva sempre e comunque sono follia, dissennatezza, squilibrio, insensatezza, sconsideratezza, scriteriatezza, pazzia, stoltezza e scusate se ho terminato i sinonimi.
Come dicevo, questa mattina, su un tratto a 50 km/h (così tanto per non esasperare me, la mia auto e gli altri) ho provato ad andare a 30 km/h. Senza però attivare strumenti di ‘controllo elettronico’ -che gran parte del parco auto circolante non ha a disposizione. Un delirio. Al di là della sofferenza provata dal mezzo e del maggior numero di emissioni che -come visto in tv- ingorghi e colonne provocano, anziché diluirlo o limitarlo, è faticoso e rischioso marciare con lo sguardo fisso verso il contachilometri e il piede teso.
Mentre accanto ti sfilano monopattini e biciclette che vanno persino più veloci e tu non vedi intorno a te, costantemente costretto a seguire l’ago della velocità. In una passeggiata al passo che è inutile, idiota, fuori da ogni logica. Che neppure negli anni ’30 provocava tanta ansia e senso di agonia. E nervosismi. In tutti.
Ovvio che questo alimenti esplosioni di stress da ‘giorni di ordinaria follia’ specie in chi un motivo di urgenza potrebbe in effetti averlo e trovandosi ‘limitato’ nel proprio diritto di rispondervi potrebbe incazzarsi.
Non è semplice spiegare, contestare, discutere mentre hai un’esigenza pressante di fuga magari verso un pronto soccorso e devi già prepararti anche a imbracciare codici e carte bollate per difendere le tue ragioni davanti all’ottusità di una multa. E poi c’è sempre chi è pure più realista del re.
A Bologna hanno multato un ‘incosciente’ che correva a ben 34 km/h (sembra una cronaca di cento anni fa), ma pure una prudentissima signora che andava ai 5 all’ora. Io, per non sbagliare, su un tratto di un chilometro obbligatorio da 50 km/h ho preso, alle 9 del mattino di un sabato senza traffico, una quindicina di sfanalate e colpi di clacson, una decina di colorite bestemmie e persino un meraviglioso vaffa.. da una suora alla guida di un Pandino verde bottiglia fine anni ’80. Il che è tutto dire.
Le vie dell’inferno sono evidentemente lastricate anche di provvedimenti stupidi.
Arbitrium
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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