L’Ucraina nel 1994 ha accettato di rinunciare al suo arsenale nucleare – il terzo più grande al mondo, ereditato dal crollo dell’Unione Sovietica – e di trasferire tutte le testate nucleari alla Russia per la disattivazione. In cambio di questo gli sono stati garantiti i suoi confini esistenti.
Gli Stati firmatari si sono impegnati a “rispettare l’indipendenza e la sovranità dei confini esistenti dell’Ucraina”. Purtroppo alcuni punti, tra cui il significato delle assicurazioni di sicurezza, sono stati lasciati deliberatamente ambigui.
La Russia ha infranto per la prima volta i suoi impegni ai sensi del Memorandum di Budapest nel 2014, con l’annessione della Crimea e l’aggressione nell’Ucraina orientale. La risposta internazionale all’epoca fu fiacca
“L’invasione russa dell’Ucraina oggi è una violazione ancora più grave e seppellisce efficacemente le assicurazioni della Russia nel Memorandum di Budapest. – scrive Aldo Zammit Borda, Reader, City, Università di Londra in un articolo oggi – Non solo, ma il recente ordine di Putin di mettere “in allerta” le forze di deterrenza nucleare russe è un ulteriore ripudio delle rassicurazioni della Russia nei confronti dell’Ucraina, poiché solleva lo spettro, non importa quanto lontano, di una guerra nucleare”.
Il memorandum di Budapest è stato firmato nel 1994, a seguito di lunghe e complicate trattative che hanno coinvolto l’allora presidente russo Boris Eltsin, il presidente ucraino Leonid Kuchma, il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e l’allora primo ministro britannico John Major.