Commissione Covid: “la nostra fiducia è stata tradita, perché in ospedale invece della cura, delle terapie, i nostri cari hanno trovato la morte”, avv. Eleonora Colletta, vicepresidente del Comitato nazionale dei familiari delle vittime Covid

Pubblichiamo la trascrizione della relazione dell’avvocato Eleonora Colletta, vicepresidente del Comitato nazionale dei familiari delle vittime Covid, alla Commisione Covid che si è tenuta nel pomeriggio di oggi, 8 ottobre 2024.

“Prima di tutto ringrazio la maggioranza per aver istituito questa commissione che noi parenti delle vittime Covid abbiamo sin da subito chiesto, precisando che l’ostruzionismo fatto per la sua istituzione ha ancor più rafforzato e confermato tutto quello che da anni sappiamo sulla morte dei nostri cari. Ringrazio il Presidente, Senatore Lisei, e ognuno di voi che collaborerà alla ricerca della verità su quanto accaduto durante la cosiddetta pandemia. Come lei ha detto, io sono un avvocato e sono sia del Comitato di Taranto, del Moscati di Taranto, ma anche Vicepresidente del Comitato Nazionale. Mio marito Dario, di 56 anni, è morto e due giorni dopo, durante il suo funerale, è morto mio padre, di 74 anni. Da subito ho capito che c’era qualcosa di anomalo nella gestione del loro ricovero.

Mio padre scriveva, “Aiutami, sono ore che chiedo l’acqua e nessuno viene. Aiutami, sono come dei bambini, non fanno niente, non c’è nessuna assistenza.” E infatti ai miei cari non è stato fatto nulla. Non è mai stata fatta una TAC, non sono state somministrate le terapie, hanno rifiutato di fare il plasma, hanno rifiutato di fare i monoclonali, non i miei cari, ma i sanitari.

Ho chiesto le cartelle cliniche che hanno confermato purtroppo tutti i miei dubbi, oltre ai dati falsi riportati, ovvero con comorbilità inesistenti, quali BPCO, OSAS, INCIPAP, da cui i miei cari non soffrivano ma servivano a giustificarne la morte. Scopro che mio padre era classificato come un uomo di 84 anni al posto di 74, del peso di 86 chili invece di 60. Sia lui che mio marito venivano definiti inabili a compiere gli atti quotidiani, ma in realtà conducevano una vita normale e in salute. Tutti e due sono morti, come dico sempre, non di Covid ma per Covid, ovvero ricoverati per Covid ma non morti di Covid. Morti per mancata assistenza e terapia, divorati dalle infezioni correlate all’assistenza. Quando chiamavo per sapere quale terapia stessero facendo a mio padre, mi dicevano che era vecchio e che non avrebbero fatto nulla, e infatti così è stato. Papà aveva 74 anni e si sta portando l’età pensionabile a 70 anni. Come si può dire che a 74 anni un uomo è vecchio e non merita di essere curato? Mio marito Dario aveva 56 anni, e la mancata esecuzione di una TAC avrebbe potuto salvargli la vita.

Questa TAC, che loro non hanno fatto, avrebbe rivelato che c’era un pneumotorace determinato dalla cattiva gestione dell’ossigeno. Lo hanno mandato in rianimazione, sveglio, vigile e collaborativo. Da subito ho chiesto verità e giustizia, pensando che il mio caso fosse isolato, ed invece ho scoperto che a Taranto c’erano decine di casi simili: nessuna diagnosi, nessuna terapia, nessuna assistenza e soprattutto nessuna umanità. Tutto lasciato all’approssimazione, al nulla, tanto nessuno pensava che i parenti delle vittime avrebbero detto qualcosa o si sarebbero ribellati, perché era sottinteso che “tanto il Covid fa morire, non si può fare niente, tanto c’è lo scudo penale.” Invece abbiamo fondato il comitato e abbiamo chiesto alle istituzioni risposte. Fratelli d’Italia ha richiesto già a dicembre 2020 in Puglia una commissione sui morti del Moscati, che ovviamente è stata negata dalla maggioranza. I miei cari sono morti a marzo del 2021.

Se quella commissione fosse stata istituita, probabilmente io non sarei qui con voi e neanche mia figlia, che è seduta lì. La gente ha continuato a morire nel silenzio, eppure le cure c’erano. Durante la seconda e terza ondata eravamo pronti, come ha detto Emiliano, Presidente della Regione Puglia. A Taranto non è morto nessun medico. Quelli che si ammalavano ricevevano il plasma e quindi era efficace per loro, ma non per i miei cari e neanche per gli altri ammalati. Quando mio fratello e mio cugino hanno provato a donare il loro sangue, essendo già guariti per mio padre e mio marito, al Moscati hanno detto che non lo avrebbero somministrato, perché loro non credevano al plasma.

Come se si dovesse credere in un’ideologia. Non c’erano evidenze scientifiche e chissà perché credevano alla vigile attesa. Potrei elencarvi tanti casi drammatici e dolorosi di persone morte al Moscati, uomini abbandonati senza esami e terapie per giorni, lasciati morti su una sedia e scoperti dopo due giorni, persone sgridate, maltrattate, ragazzi di 36 anni infettati nel cuore degli anni perché si è deciso di far lavorare gli infermieri infetti nel reparto di ematologia e chiaramente morti, donne entrate in buone condizioni e lasciate morire con altre infezioni, pazienti lasciati per giorni e giorni nei loro escrementi, donne e uomini lasciati per ore senza acqua. Le nostre storie, una parte di esse, è rinchiusa in un libro che ho scritto nel 2023 e si chiama Canale Terminale. Mi dispiace che il senatore sia uscito perché questo è quello che erano i nostri cari: piedi con un cartellino attaccato, chiusi in una busta, nudi. Lo lascio alla Commissione, ne lascio una copia anche all’opposizione. È un’inchiesta dolorosa, che prende il triste nome canale terminale dalla definizione che della rianimazione del Moscati di Taranto diede il direttore generale della ASL. La rianimazione aveva il 93% di mortalità. Su 100 ingressi, 93 morivano.

Non mi si venga a dire che le responsabilità sono esclusivamente dell’ospedale e dei medici, che pure sapevano, ma lasciavano che le persone morissero, applicando inspiegabili protocolli e dimenticando le più elementari indicazioni scientifiche. Se non ci fosse stato il clima di terrore nel quale per oltre un anno abbiamo vissuto, mai saremmo andati in ospedale per una febbre a 38-39 o per la tosse. Invece ci hanno inculcato per un anno che il Covid non aveva cura, che dovevamo diffidare degli altri, che dovevamo stare in vigile attesa, che i medici di medicina generale non venivano a visitare i pazienti a casa, che qualsiasi cosa era allarmante, che l’unica soluzione era correre in ospedale. E questo non durante la prima ondata, che forse si poteva tollerare, ma durante la seconda, peggio, la terza ondata, quando era chiaro che il virus andava aggredito subito. Ma con quale criterio si è stabilito cosa fosse scientifico o meno? Lo chiederò al ministro Speranza o al presidente Conte, che è qui seduto di fronte a me. Perché nei comitati scientifici non sono stati inseriti i medici che offrivano e si offrivano di curare, invece sono stati inseriti solo coloro che generavano allarmismi? Tutto quello che è accaduto ai nostri cari non ha nulla a che fare con i fondi a disposizione, con le risorse umane e con le apparecchiature. Sono stata per 20 anni avvocato della ASL di Taranto e so di cosa sto parlando. Sono andata via dopo la morte dei miei cari. La farmacia ospedaliera era rifornita di tutto, dagli antivirali ai monoclonali, che sono stati restituiti, o meglio, cestinati perché scaduti. Sono state assunte decine tra infermieri, OSS, medici a tempo determinato. C’erano TAC e apparecchiature di ultima generazione. Le TAC sono rimaste incelofanate al Moscati di Taranto.

Il problema è stato un altro: il lassismo assoluto di fronte a una malattia, una rassegnazione nei confronti di una malattia che veniva rappresentata come fatale quando non lo era. Lasciar progredire la malattia senza cure ha portato i pazienti alla morte. La sfiducia che i medici hanno dimostrato nella possibilità di curare e salvare le persone a loro affidate. Non si poteva neanche provare a utilizzare le conoscenze, si somministrava ossigeno a dismisura e si aspettava. Spesso dico che se i medici avessero trattato ogni singolo paziente come il proprio padre, fratello, madre, moglie, figlio, allora sì, che avrebbero curato, Presidente, avrebbero fatto di tutto, ma sappiamo che così non è stato. Faccio sempre l’esempio dell’appendicite: si sa che è un’infezione che si cura con l’antibiotico e se non regredisce si interviene chirurgicamente; ebbene, immaginiamo che un giorno centinaia di persone abbiano l’infezione di appendicite e il ministro della salute imponga che si debba curare con la tachipirina e la vigile attesa. I medici sanno che se non si somministra l’antibiotico l’infiammazione diventa peritonite e si muore. Sarebbero folli a somministrare solo la tachipirina. E allora perché i medici durante la pandemia hanno accettato supinamente che la polmonite si curasse con la tachipirina e la vigile attesa? Ciò che è più grave è che non si possa assolutamente parlarne. I medici sono intoccabili, nessuno osa neanche dire che potrebbero aver omesso delle cure e nessuno osa censurare coloro che non l’hanno fatto, e sono tanti. E allora perché i medici che curavano con le terapie del primo coronavirus, con le evidenze scientifiche di una professione secolare, sono stati isolati, derisi e radiati? Questa stridente contraddizione deve trovare una risposta. Risposta che noi familiari delle vittime abbiamo da tempo compreso, perché il Covid doveva essere una malattia incurabile, solo così si generava paura. Chi andava in ospedale moriva, chi rimaneva a casa guariva.

Io sono la testimonianza di una persona guarita. Sono rimasta a casa. Io sono una paziente oncologica e sono guarita, Presidente. Mio marito, un paziente sano, è andato in ospedale per controlli ed è morto. Mia madre aveva 74 anni, come mio padre, ha avuto un pregresso ictus, è rimasta a casa ed è guarita. Mio padre, sano, è andato in ospedale ed è morto. Noi ci siamo fidati. Abbiamo osservato tutte le assurde regole imposte. Siamo stati chiusi in casa, abbiamo accettato di avere una vita controllata con il coprifuoco, sempre sotto esame, eppure non abbiamo avuto diritto alla cura. Ai nostri medici di base è stato impedito di visitarci per costringerci a ricorrere agli ospedali e anche lì ci siamo fidati. Ma la nostra fiducia è stata tradita, perché in ospedale invece della cura, delle terapie, i nostri cari hanno trovato la morte. Siamo stati abbandonati dalla sanità e nessuno dei governi dal 2020 al 2022 ha mai detto o fatto qualcosa per noi, per i nostri cari. Nessuno ha chiesto scusa. I medici legali del mio comitato e anche del comitato nazionale hanno esaminato tante cartelle cliniche e io mi riprometto di produrle agli atti della Commissione e gli errori sono sempre gli stessi. Era un cliché: nessuna diagnosi, nessuna terapia, ossigeno e tante infezioni, senza differenza d’età e senza un briciolo di umanità. Voi mi direte che si tratta di perizia di parte, e invece no. In parecchi casi siamo già in stato avanzato del giudizio con il deposito delle CTU e i consulenti del tribunale hanno riconosciuto che non si faceva diagnosi, non si faceva terapia, si lasciava i pazienti in preda alle infezioni. Hanno riconosciuto la responsabilità dei sanitari nel decesso. Voi direte la Commissione non ha poteri sull’operato delle regioni e ancor più su quello dei medici. Se da un lato ciò è vero, dall’altro il totale disinteresse rispetto a detta questione renderebbe vano il vostro prezioso lavoro ed esporrebbe senza dubbio alcuno la popolazione ad un ulteriore rischio in caso di altra emergenza, perché si ripeterebbe tutto inesorabilmente. Il nostro comitato, chiedo scusa Presidente, finisco, si chiama Verità e Giustizia Vittime Covid Moscati di Taranto per non dimenticare. Ecco, noi non vogliamo, né possiamo dimenticare, anzi vogliamo ricordare ogni giorno perché dobbiamo dare dignità ai nostri cari.

E speriamo che questa commissione ci ascolti e disponga verifiche e indagini sull’uso inappropriato del termine “scienza,” sulla inesistente letteratura scientifica che il Covid si curasse con la tachipirina e vigile attesa, sull’adozione di protocolli senza senso scientifico, sulle ragioni per le quali si è scelto di preferire una comunicazione del terrore alla moderazione, sul perché i medici che curavano sono stati radiati, sul perché è stato consentito ai medici in ospedale di non curare, sul perché si è lasciato morire tante persone senza verificare cosa accadesse negli ospedali. Lo Stato ha il dovere di proteggere i propri cittadini, di garantire le cure, le terapie. Ai nostri cari tutto ciò è stato negato, senza ragione. Il diritto alla salute è stato violato dalla mancanza di norme che imponessero una condotta adeguata. La insensata gestione della pandemia Covid non ha provocato danni che sono solo i radiali, banchi a rotelle, mascherine. Ciò che ha provocato è molto più grave e pesa sul cuore delle famiglie che io qui rappresento: la morte di migliaia di persone trattate come numeri, sottratti alla vita in nome di un’ottusa incurabilità del virus. Perché? Io rappresento queste famiglie devastate da perdite enormi ed evitabili, mogli, figli, sorelle, mamma, papà, fratelli, che sono visti restituire i loro cari in sacchi neri, nudi, privati di ogni dignità, morti da soli senza un perché. Rimangono tanti morti e tante famiglie spezzate. Il nostro dolore non ha tempo e solo tra noi possiamo comprenderlo fino in fondo. Abbiamo visto i nostri cari uscire di casa e non tornare più. Non li abbiamo più salutati, sentiti, non abbiamo neanche potuto dirci le ultime cose, non li abbiamo neanche vestiti per una degna sepoltura. Famiglie che si sono messe insieme formando i comitati come quelli che io rappresento perché vi sia una risposta al grido di verità e giustizia. Ho scritto questo libro per far sentire la nostra voce alle istituzioni, perché il silenzio esplodesse nella verità e giustizia che aspettiamo. Ma fino ad ora c’è stato silenzio, ora c’è questa commissione.

Voi avete un compito politicamente difficile, ma mi auguro che il grido di dolore di noi familiari giunga al vostro cuore per fare ciò che questa volta è giusto e non ciò che politicamente conviene. Che questa Commissione indaghi sulla pandemia Covid, non come accade sempre in Italia, con i grandi misteri che avvolgono il nostro Paese; che solo il riconoscimento da parte delle istituzioni dei molteplici errori e orrori che hanno portato alla morte dei nostri cari possa dare pace. A tutti quelli che mi dicono che non devo fare affidamento su questa Commissione, io rispondo che voglio fidarmi. Non permettete ancora una volta che la fiducia nelle istituzioni venga tradita. Lo dobbiamo ai nostri cari”.

L’audizione della Commissione Covid è stata trasmessa in diretta sulla sulla Tv della Camera dei Deputati (qui il link alla diretta)

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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