Come si è passati dalla difesa dei diritti delle donne alla parità di genere all’ideologia woke, grazie all’Agenda 2023

L’avv. Manola Bozzelli, Vicepresidente di Arbitrium, ha spiegato durante il convegno Agenda 2030 come si sia passati dalla difesa dei diritti delle donne alla parità di genere, fino all’ideologia woke, grazie, appunto, all’Agenda 2030.

“I punti dell’Agenda, naturalmente, sono molto interconnessi tra loro, c’è un filo che li lega. Il nostro lavoro consiste nel mostrarti cosa ci viene raccontato e cosa, invece, bisogna osservare con attenzione.

Sono fortemente legati alla parità di genere e alla loro diffusione, poiché anche i voti per la diffusione di queste idee nella società hanno già promosso questa ideologia, presentandola come una conquista meravigliosa e come pari opportunità tra donne e uomini.

Tra i risultati economici, troviamo l’eliminazione della violenza contro le donne, le ragazze e le bambine, comprese le punizioni per chi perpetua i matrimoni forzati, e la prostituzione. Inoltre, si riconosce il valore del lavoro domestico non retribuito, si ricerca l’affermazione della diversità della donna e si promuove l’accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva. Ricordate questa cosa. Ma cosa si nasconde, invece, dietro a questi concetti? Perché sono tutti presentati in modo apparentemente positivo, ma dietro alla parità di genere c’è l’ideologia gender.

In effetti, l’ideologia gender è nata come elemento di divisione sociale, contrapponendo il maschio alla donna. L’ideologia woke si basa proprio sul concetto di patriarcato, dipingendo l’uomo come tiranno e oppressore. A cosa porta questo, se non a una divisione di quello che è il consenso naturale dell’unione uomo-donna? Si cerca di stravolgere i legami naturali, spingendo le donne a fidarsi di altre donne perché si sentono più sicure con loro, mentre gli uomini, dal canto loro, potrebbero trovarsi meglio con altri uomini. Questo è solo l’inizio di una confusione generale, che si basa sull’idea che il genere sia una costruzione sociale e non legato alla sessualità biologica.

Secondo questa ideologia, il sesso maschile e femminile non corrisponde necessariamente al genere uomo o donna. In sé, non ci sarebbe nulla di problematico, se non si confondesse il concetto di genere con quello di orientamento sessuale. L’orientamento sessuale riguarda l’attrazione verso persone dello stesso sesso o di sesso opposto, mentre l’ideologia gender vuole raccontarci che il concetto di genere è puramente voluto e imposto dalla società.

La drammaticità dell’ideologia gender sta nell’aver insinuato tra i giovani e i bambini l’idea che ci si possa identificare con un genere diverso ogni giorno. Questo ha conseguenze devastanti per lo sviluppo e la stabilità delle identità degli adolescenti, che invece dovrebbero costruirsi su basi solide. Parlare di stabilità diventa un concetto negativo, quando sappiamo bene che l’equilibrio è qualcosa di positivo, mentre il disequilibrio è sempre stato considerato negativo.

Ciò che è particolarmente preoccupante è che questa ideologia ha fatto ingresso anche nel mondo dell’infanzia. Proprio in questi giorni, si sta svolgendo un progetto presso l’Università Roma 3 che riguarda un laboratorio per bambini con focus su tematiche transgender. Questo è un vero e proprio crimine contro l’infanzia, un’eutanasia della maturazione. Pensateci: stiamo creando una società liquida, dove i giovani non hanno più stabilità, il che rappresenta il peggio che possa accadere.

Questa perdita di stabilità è ancora più evidente nelle scuole, dove si permette ai ragazzi di registrarsi con un genere diverso da quello assegnato alla nascita, sebbene non sia ancora legale. Nel 2023, erano già 243 le scuole in Italia che davano ampio accesso a questa “identità fluida”. In questo clima di squilibrio psicofisico, si inserisce anche l’educazione sessuale, voluta dall’OMS, già a livello di infanzia, presentata come un diritto fondamentale basato sul diritto all’informazione sessuale. L’OMS sostiene che questo diritto debba essere garantito in ogni cultura civile.”

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