Ai giovani medici dico: “più che i protocolli, serve la vostra grandezza d’animo. La ricchezza del sapere, dell’intuire, del compatire, del pensare in grande. Questo farà di voi un medico e non un burocrate da protocollo”, Dott. Massimo Citro Della Riva

Voglio ricordarlo soprattutto ai giovani medici, ai neolaureati: sappiate sempre osservare, soffermatevi sul paziente che avete davanti, esaminatelo, non lasciatevi sfuggire elementi all’apparenza insignificanti ma in realtà fondamentali. Ascoltate ogni parola, quel che dice e quel che non dice. Scandagliatelo nei dettagli, il paziente, guardate come si muove, come parla, come si siede: se in punta di sedia o se vi sprofonda, se quella sedia l’afferra prima di sedersi o se parlando si espande sulla vostra scrivania. Tenete conto di quale sedia sceglie. Osservate ogni sua espressione, ogni gesto, dalle mani fino alla punta dei piedi. Egli vi sta parlando. Soffermatevi sui toni di voce, cercate sul viso i segni della malattia, di qualche organo malato, e fate la stessa cosa sulle mani e in qualsiasi altra parte del corpo.

Egli è un libro aperto per voi. Osservate i segni della malattia sul suo viso, nelle rughe, nell’espressione, nel colore. Controllate ogni parte di quel corpo. Annusatelo, visitatelo con calma e con attenzione quasi ossessiva, soprattutto gli organi più infingardi, come il cuore, la mammella, poiché dovete scovare dove si nasconde il male.

Fare una diagnosi è come un’indagine di polizia, è appassionante poiché vi trovate sul luogo di un delitto e non avete ancora idea di che cosa sia successo né tantomeno del colpevole. Lo dovete cercare, ogni indizio può essere importante e non dovete tralasciare niente.

Soprattutto non lasciate andare il paziente senza essere addivenuti a una diagnosi, o almeno a un sospetto di diagnosi. Non fatevi prendere dall’ansia di prescrivere, non consigliate una terapia senza prima aver capito di che cosa si tratta, non cercate di curare quel che non sapete, quel che ancora non conoscete. Le cure alla cieca, oltre a non darvi soddisfazione e a produrre danno, vi faranno fare una pessima figura. Non dovete tralasciare nulla.

Se la diagnosi sembra fatta, ma anche un solo particolare fra tanti non rientra, rivedete tutto daccapo: da qualche parte avete di sicuro sbagliato. E vi dirò di più: studiate pure a memoria i protocolli, del resto gli esami universitari li dovrete pur superare.

Ma non fatevi mai ingabbiare il cervello: usatelo!

Ragionate, osservate, cercate di entrare in quel paziente, in quel malato, non tanto nella malattia in genere.

Ogni paziente è un mondo a sé e, più che i protocolli, serve la vostra grandezza d’animo. La ricchezza del sapere, dell’intuire, del compatire, del pensare in grande. Questo farà di voi un medico e non un burocrate da protocollo.

Allargate l’orizzonte delle vostre conoscenze a tutto campo, espandete la sensibilità nell’Arte, nella Storia, nella Filosofia, nella Letteratura, in tutto quel che possa aiutarvi a comprendere e a sentire l’universo umano che avete di fronte. Non abbiate timore di uscire dal seminato degli studi universitari. La Medicina è una scienza umanistica, prima che scientifica. Homo sum, humani nihil a me alienum puto, scriveva il poeta latino Publio Terenzio Afro: «Sono uomo e tutto quel che è umano m’interessa».

Tratto da “Rischi di Star Bene: Se curi le Intolleranze Alimentari” di Massimo Citro Della Riva

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Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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