Ai nuovi medici: “Siate curiosi, siate coraggiosi, siate consapevoli e continuate a sognare”

L’appello ai nuovi medici lanciato dal Presidente della Commissione Albo Odontoiatri dell’Omceo di Siena, Antonio Natale: “Siate curiosi, siate coraggiosi, siate consapevoli e continuate a sognare”, così Roberto Monaco, ha esortato i giovani colleghi che stavano per prestare il Giuramento, entrando a pieno titolo nella famiglia professionale.

“Fare il medico è certamente una sfida professionale impegnativa che richiede preparazione, serietà, dedizione, competenze scientifiche e tecnologiche, ma essere medico non può prescindere dalla comprensione della psiche umana e dai fenomeni sociali del suo tempo.

Un buon medico è colui che sa ascoltare prima l’uomo e poi il paziente, è colui che è capace di stabilire con il proprio paziente un legame basato sulla fiducia e sull’alleanza, un legame insomma basato sulla relazione.

Ma per esserci relazione ci deve essere il tempo e non si può pensare ai nostri luoghi di cura come a una catena di montaggio. Quindi bisogna lavorare insieme Professione, Istituzioni e cittadini per costruire un’alleanza strategica che individui soluzioni che consentano al medico di poter fare il medico e ristabilire che atto medico è anche l’ascolto di chi soffre. (Articolo 20 relazione di cura). Bisogna allontanarci dalla burocrazia e avvicinarci a chi soffre.

Ma questi sono problemi vecchi a cui bisogna dare risposte nuove; invece adesso incombono problemi nuovi a cui bisogna dare risposte certe. Questioni come le competenze, l’autonomia, la responsabilità che sono fortemente intrecciate e non ultimo riconoscere dignità al ruolo del medico. Durante la pandemia siamo stati chiamati eroi, noi non ci sentiamo eroi ma non vogliamo neanche vedere le nostre competenze umiliate da una scorretta programmazione del SSN.

Riguardo alle competenze, oggi, la grande sfida è riuscire a dare all’equipe una visione dinamica e non statica. Il punto d’equilibrio sta nella capacità di collaborare con un’unica finalità: la qualità del percorso di cura per il paziente. Un percorso che è centrato sui bisogni della persona e attorno a essa ruotano i professionisti della sanità con le loro competenze e le loro responsabilità.

Non ci possono essere fraintendimenti quando si raggiunge questo equilibrio. Mi sembra talmente logico pensare che chi ha studiato per fare il medico faccia il medico e chi ha studiato per fare l’infermiere, il farmacista, il tecnico, faccia l’infermiere, il farmacista e il tecnico e così via. Se questo non si capisce si rischia di danneggiare il cittadino che invece non ha studiato per fare il malato ma vuole essere curato e preso in cura da tutte le professioni cardini del Sistema Sanitario.

Vorrei ribadire che la nostra non è una professione tecnica per definizione ma è una professione intellettuale. Per arrivare a una diagnosi bisogna fare un ragionamento clinico, bisogna conoscere i dati e saperli analizzare, bisogna saper fare diagnosi differenziale perché ogni sintomo non ha scritto sulla fronte il nome della malattia, bisogna avere la capacità di non curare la malattia ma il malato e custodire la sua salute come un bene prezioso. Tutto questo è un atto medico ed è insostituibile, perché il medico per arrivare a questo deve studiare dai 9 agli 11 anni e poi continuare ad aggiornarsi per tutta la vita.

E allora dico che il letto del malato ha più lati e in ciascun lato ci deve stare un professionista con le sue competenze, capacità, etica e responsabilità. Voler stare o, peggio ancora, organizzare scientemente per far stare sullo stesso lato più professionisti crea solo confusione e disagio al cittadino. Al contrario invece, è bene che ognuno stia dal proprio lato del letto del malato. pronto a intervenire. Un letto dove tutti i lati sono uguali per dignità e per importanza e tutti contribuiscono alla presa in carico della persona.

Ma ancora di più, oggi i bisogni delle persone sono una miscela di bisogni di cura, di assistenza, di bisogni sociali inseparabili tra loro e che necessitano una presa in carico globale che vede come attori tutte le professioni sanitarie. Tutto questo farebbe veramente decollare quel concetto chiamato integrazione ospedale-territorio. Il temine integrazione personalmente a me non piace, perché il sistema sanità è di per sé integrato e interconnesso, io la chiamerei piuttosto continuità ospedale-territorio perché a mio avviso più si confà ai bisogni dei cittadini.

Il territorio e in particolare il MMG ha già da tempo avviato questo percorso di qualità, mettendosi in gioco per primo, rinnovando il proprio ruolo con le AFT e le case della salute. A Siena i nostri medici ci hanno talmente creduto che hanno investito personalmente tempo e denaro per far nascere un progetto innovativo. Adesso bisognerà pensare a tutelare i medici della continuità assistenziale che costituiscono di fatto un filtro per il PS. Sono certo che la medicina di famiglia formulerà ipotesi organizzative per far sì che queste professionalità vedano riconosciuto il proprio valore.

Chi lavora nel mondo ospedaliero sta vivendo da tempo e sicuramente acuita dalla pandemia una condizione che ha visto aumentare a dismisura i carichi di lavoro, di stress fisico e psichico che lascia spazio solo alla fuga dalle strutture pubbliche. Di questo ne abbiamo parlato insieme ai sindacati, al Ministro Speranza e al presidente delle regioni Fedriga quando abbiamo sviscerato i temi della questione medica.

L’ordine dei medici è un ente pubblico sussidiario dello Stato, è un pezzo dello Stato e come tale non vogliamo mancare di rispetto a chi governa ma il rispetto come lo diamo lo pretendiamo.
Non vogliamo urlare i nostri diritti a volte calpestati, non è nostro stile ma vogliamo significare il disagio che la professione sta vivendo.
Lo voglio dire piano, pacatamente, come un medico fa quando si rivolge a un malato grave, perché se non si ascolta questo disagio il SSN, nostro patrimonio nazionale, si aggraverà sempre di più. E non si può parlare dei medici senza i medici. Non si possono banalizzare le competenze, non si possono umiliare i valori professionali. Per esempio non si può chiedere ai medici del 118 di sacrificare la propria vita per coprire le carenze di una errata programmazione del passato e poi decidere che quello che fa un medico lo può fare un altro professionista.
Grazie all’intervento dell’assessore Bezzini siamo riusciti a far ripartire i corsi DEU e questo impegno voglio riconoscerlo pubblicamente.
Ringrazio anche il Ministro Speranza per il cambio di rotta che ha fatto fare al nostro SSN con gli investimenti che ha voluto fortemente e ottenuto. Non saranno magari risolutivi ma intanto sono reali. Lo ringraziamo per aver triplicato le borse negli ultimi anni, per aver portato in porto la legge contro le aggressioni, per aver costituito l’osservatorio delle professioni, per aver disegnato un progetto di territorio ma soprattutto per l’ascolto che è una dote rara e ascoltare è molto più che sentire.

Detto questo, l’organizzazione sanitaria non è solo una fabbrica di prestazioni.

Un sistema funziona se ha un’organizzazione e un processo definito ma anche verificando gli esiti che non possono esclusivamente essere misurati con indicatori di costo ma anche e soprattutto con indicatori di qualità clinica.

L’organizzazione sanitaria è un luogo complesso della comunità in cui le relazioni fra le persone contano molto ai fini della cura e si avvalgono delle tecnologie per migliorare sia le relazioni stesse che la cura.

E la tecnologia oggi fa passi da gigante, le nuove cure per esempio per le malattie tumorali oggi danno maggiori speranze e certezze, però costano. Ma è il costo delle nuove sfide, di un nuovo progetto di salute e non si può fermare il progresso. Ma si può governarlo se si intercettano le priorità e si

La “questione medica” va risolta partendo dal metodo di confronto ed è culturale, formativa, organizzativa e politica e guarda caso non interessa solo i medici percorrono reali percorsi di appropriatezza. E l’appropriatezza una volta per tutte vogliamo dirlo cari colleghi che è roba nostra, che solo noi possiamo decidere, anzi mi correggo che solo noi dobbiamo decidere cosa è giusto per il paziente insieme al paziente, perché ne sentiamo la responsabilità.

I medici, oggi, quindi, hanno bisogno di maggior rispetto e serenità, perché un ospedale o una casa della salute potranno essere bellissimi e modernissimi con i migliori macchinari come vuole il PNRR ma non conterà nulla senza i professionisti che ci lavorano.

E questi professionisti in concerto con le Istituzioni e la politica potrebbero portare la sanità a diventare il volano dello sviluppo economico di questo paese.

Sicuramente tutto questo non è la panacea di tutti mali ma sono sicuro che le soluzioni non possono essere fuori da noi.
Siamo noi professionisti della sanità che dobbiamo avere la capacità di affrontare i problemi, di proporre, di proporci e sostenere le nostre soluzioni.

Ecco, forse abbiamo bisogno di costruire un nuovo patto per la salvaguardia del SSN e la mia proposta è di costruirlo insieme, da una parte le competenze che può dare il mondo professionale, dall’altra la visione lungimirante di una buona politica.

Il mondo come abbiamo visto cambia in fretta, se riusciremo a dare risposte ai bisogni che cambiano, cambieremo anche noi.
Noi siamo pronti a metterci in gioco. Se non ora quando?

Oggi premieremo i 50 e i 25 anni dalla laurea e poi concluderemo la serata con il giuramento dei giovani colleghi. È una sorta di passaggio di testimone tra generazioni di una stessa famiglia professionale.

Un pensiero particolare voglio riservarlo ai nostri giovani.
Concedetemi di ringraziare le vostre famiglie. Se siamo qui oggi a far festa è anche grazie ai sacrifici che loro hanno sostenuto.

Col giuramento completerete quanto previsto dall’ordinamento e dalle norme deontologiche ed entrerete a pieno titolo nella professione. Una professione che ha la bella età di 2400 anni e che oggi come allora chiede a chi la pratica fedeltà a due discipline: quella della scienza e quella dell’etica.

Oggi l’Ordine consegna alla comunità senese i nuovi medici e i nuovi odontoiatri, giovani che hanno scelto questo mestiere per la voglia di mettersi al servizio degli altri.

Ed è proprio a loro che voglio dedicare queste parole perché da oggi prenderanno un impegno con la Professione, con il cittadino, con sé stessi. Cari colleghi, oggi entrate di diritto nella famiglia professionale medica, salvaguardatene il decoro con i vostri comportamenti quotidiani, mantenete alta la voglia di lottare per i vostri ideali ma soprattutto siate curiosi. La scienza ha questo di bello: che ti racconta sempre storie nuove. È come avere una chiave che apre tante serrature, con le quali entrare in queste stanze delle meraviglie.

E siate coraggiosi

• La parola “coraggio” è molto interessante: viene dalla radice latina cor, che significa “cuore”; quindi essere coraggiosi significa avere cuore, vivere con il cuore.

  • Il coraggio vive nella nostra quotidianità, nelle scelte di tutti i giorni, nelle emozioni che ci guidano a comprenderci. È il coraggio di decidere una terapia, di ammettere un fallimento, di provare emozioni forti quando nasce un bimbo o muore un paziente, quando dovrete dire a un vostro paziente che le cure non possono più fare niente, che la medicina non è infallibile, che non esiste l’immortalità nonostante i passi in avanti della scienza. Ecco allora dovete avere il coraggio di stargli vicino, di ascoltarlo, di prendervi cura dei suoi ultimi momenti. Si tratta di un coraggio diverso, tenero, inerte ma importante per chi soffree chiede a Voi vicinanza.
  • Siate consapevoli che il medico oggi ha un ruolo fondamentale per la società che non è solo garantire l’applicazione dell’articolo 32 della nostra Costituzione, articolo che noi tutti conosciamo ma anche di garantire l’art 2 la salvaguardia dei diritti inviolabili come lo è il diritto alla salute e ancora l’articolo 3 che recita che tutti i cittadini sono uguali e chelo Stato deve mettere in atto tutto quanto in suo potere per far sì che questo sia garantito. Chi meglio del medico tutelando la salute delle persone, di fatto garantisce tutto questo? E il medico garantendo questi diritti contribuisce a garantire la Costituzione e quindi la libertà e la storia di un paese civile. Per chi è medico poi è anche un obbligo Deontologico.
  • Nella vostra vita professionale potrete fare degli errori, non nascondeteli ma imparate da essi e non smettete mai di emozionarvi. Mi vengono in mente queste parole: “Usa le lacrime per irrigare la tolleranza, usa le tue sconfitte per addestrare la pazienza, usa i tuoi errori con la serenità dello scultore e infine usa gli ostacoli per aprire la finestra dell’intelligenza”.
  • Ricordatevi che il camice che indossate quando visitate una persona lo portate tutta la vita, non sporcatelo per falsi traguardi e se proprio dovete è meglio sporcarselo con la polvere che fanno i sogni. Continuate a sognare.
  • A Voi il compito di non smettere mai di sognare a noi il compito di lasciarVi un futuro migliore.

.
La scommessa per tutti noi medici è continuare a crederci, a credere a un’idea di futuro da condividere con chi è sulla nostra lunghezza d’onda. Con chi si relaziona come noi tutti i giorni con certezze e speranze, con chi come noi ha la capacità di coltivare la cultura del dubbio e coltivare quella curiosità che ci spinge verso la ricerca, verso nuove cure, verso nuovi orizzonti, dandoci nonostante tutto e tutti la forza di tornare a desiderare, con umiltà ma allo stesso tempo con la consapevolezza che la medicina vera risiede nella nostra storia, nella relazione medico paziente, con la consapevolezza che non c’è medicina senza medici, che non c’è sanità senza medici, che non c’è tutela della salute senza medici”.

Leggi le ultime notizie su www.presskit.it

Può interessarti anche: Appello dei medici e infermieri del pronto soccorso: siamo allo stremo

Seguici su Facebook https://www.facebook.com/presskit.it

Seguici su Telegram https://t.me/presskit

Altri articoli interessanti

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com