Chiedono la fine del processo contro Julian Assange il New York Times, il Guardian, Le Monde, Der Spiegel e El País

I principali media degli Stati Uniti e dell’Europa chiedono al governo degli Stati Uniti di interrompere i suoi sforzi per estradare il fondatore di Wikileaks Julian Assange per la pubblicazione di documenti riservati. Una notizia non un tradimento, è questo quello che fanno i giornalisti, scoprono segreti.

I documenti resi pubblici da Assange hanno rivelato “corruzione, scandali diplomatici e affari di spionaggio su scala internazionale”, afferma la lettera dei media. “Ottenere e divulgare informazioni sensibili quando necessario nell’interesse pubblico è una parte fondamentale del lavoro quotidiano dei giornalisti. Se tale lavoro viene criminalizzato, il nostro discorso pubblico e le nostre democrazie si indeboliscono notevolmente”, scrivono gli editori in una lettera aperta al governo

I redattori e gli editori di The Guardian, The New York Times, Le Monde, Der Spiegel e El País hanno sottolineato le preoccupazioni sulla libertà di stampa nell’esortare gli Stati Uniti a porre fine al processo contro Assange. Vogliamo aggiungerci anche noi a queste schiera blasonata.

“Ora ci riuniamo per esprimere le nostre gravi preoccupazioni per il continuo perseguimento di Julian Assange per aver ottenuto e pubblicato materiale riservato”.

Sono trascorsi 12 anni da quando questi redattori ed editori hanno lavorato con Assange alla pubblicazione di estratti di oltre 250.000 documenti che ha ottenuto nella fuga di notizie “Cablegate”, materiali per i quali il fondatore di Wikileaks è stato perseguito.

Assange è attualmente detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, dovrà affrontare una serie di accuse, tra cui lo spionaggio, se verrà estradato negli Stati Uniti.

Durante l’amministrazione Obama, che era in carica quando Wikileaks ha pubblicato i documenti nel 2010, Assange non è stato incriminato perché l’amministrazione avrebbe dovuto incriminare anche i giornalisti delle principali testate giornalistiche, secondo la lettera. Ma sotto l’ex presidente Donald Trump, il Dipartimento di Giustizia si è mosso per incriminare Assange attraverso l’Espionage Act del 1917.

“Questa accusa costituisce un pericoloso precedente e minaccia di minare il primo emendamento americano e la libertà di stampa”, si legge nella lettera. “Ritenere i governi responsabili fa parte della missione principale di una stampa libera in una democrazia”.

Il suo team legale ha presentato ricorso contro la sentenza dell’Alta Corte britannica per autorizzare la sua estradizione.

“Dodici anni dopo la pubblicazione di “Cable gate”, è giunto il momento per il governo degli Stati Uniti di porre fine al processo contro Julian Assange per la pubblicazione dei suoi segreti”.

“Il giornalismo non è un crimine”, concludono i giornalisti e i loro editori.

Qui potete trovare la lettera integrale: https://www.theguardian.com/gnm-press-office/2022/nov/28/an-open-letter-from-editors-and-publishers-publishing-is-not-a-crime

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