Le conseguenze della frase “Io ho fede nella scienza” potrebbero essere catastrofiche, Giovanni Frajese

“Io ho fede nella scienza è una delle frasi più assurde che si possa sentire pronunciare oggi”, deununcia Giovanni Frajese.

“Ci sono dei risvolti molto preoccupanti in questa affermazione, il primo è che le eventuali sperimentazioni già sono state fatte in maniera ridicola, direi durante l’approvazione emergenziale perché eravamo nella pandemia e sembra che non avessimo altri tipi di scelta.

Allo stesso tempo, quello che stanno facendo adesso è dire siccome abbiamo inoculato queste sostanze che sono terapie geniche ovviamente, mRNA o DNA che siano, a miliardi di persone abbiamo empiricamente mostrato che sono sicure ed efficaci.

Il cambiare le lettere delle basi all’interno dell’RNA o del DNA non fa nessuna differenza e per cui nella sperimentazione non la faremo neanche più.

Ancora di più, quello che è stato il cancelliere inglese, ha detto al World Economic Forum che alla prossima pandemia, al posto di avere un vaccino in otto mesi, ce l’avremo in un mese utilizzando l’intelligenza artificiale.
Questo significa due cose a un osservatore che prova a usare un minimo di logica.
  1. La prima è che non ci sarà nessuna sperimentazione, perché un vaccino preparato in un mese chiaramente significa ancora una volta che non c’è bisogno di scoprire niente al riguardo.
  2. La seconda lascia un dubbio, cioè il fatto che se si è veramente in grado ipoteticamente di creare qualche cosa del genere, magari l’agende endogeno lo conosce già prima, visto che c’è una questione ancora oggi del tutto irrisolta, che è quella per esempio della natura, della pandemia che abbiamo appena attraversato.

Di fatto siamo arrivati a un credo, a un credo scientifico vero e proprio, del quale la gente in qualche maniera o fa parte, oppure se prova ad avere una qualunque opinione, seppur basata su dati magari pubblicati, semplicemente deve essere messo all’ombra perché in qualche maniera ciò che sta dicendo è scomodo.

Ricordo quando un collega negli anni scorsi mi disse che io stavo facendo un gravissimo disservizio a tutta la comunità scientifica perché i medici dovevano dare un’opinione unica e compatta su quello che stava accadendo. Risposi all’epoca che non eravamo in Cina e non c’era bisogno quindi che tutti dessimo la stessa opinione, soprattutto nel momento in cui questa opinione in realtà era appunto solo un’opinione, non c’era niente né di dati né di scientifico.

Chiaramente la strada è tracciata, non è che c’è possibilità dall’establishment di tornare indietro”.

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