Protocolli Covid, la questione giuridica su chi li ha applicati resta: “c’è obbligo di disattenderli se non si adeguano ai casi concreti”, Barbara Balanzoni

“C’è una questione giuridica importante, che riguarda i protocolli”, denuncia la dottoressa Barbara Balanzoni. “Vi ricordo per l’ennesima volta che non si trattava di protocolli per due ordini di ragioni.

La prima e la più importante è che non può esistere mai un protocollo vincolante e infatti poi può essere stato anche oggetto di contestazione da parte del Consiglio di Stato quando venne bocciato questo non protocollo, perché non lo è, non può esserlo, di Speranza. Si è detto che non si può bocciare quello che ha detto Speranza perché i protocolli non sono mai vincolanti.

Quindi bisogna anche cambiare i termini che si usano perché sennò pare che ci fosse stato un diktat che comunque non avrebbe avuto valore giuridicamente da un punto di vista medico di questa tachipirina e vigile attesa, questo è il primo dato.

Il secondo è che anche qualora non c’è stato, ma l’obbligo di disattenderlo perché non si adeguava ai casi concreti.

Quindi chi pensa di dire andare in giudizio, fare manifestazioni per i protocolli di speranza commette un errore proprio originale al che sta all’origine perché quelli non sono protocolli, non possono essere considerati protocolli e seguire quel binario, è un binario morto, che oltretutto è una false flag, perché determina una è una battaglia contro la nebbia, cioè contro un qualcosa che manco esiste, perché ripeto il medico per suo lavoro non può assolutamente prendere solo i protocolli.

Questa è la pagina 13. Embolia polmonare, faccio questo, questo, poi aspetta, ipersodemia. C’è la pagina 15 che mi dice cosa fare.

La medicina non funziona così, ma si vorrebbe che funzionasse così per il fatto di sostituire progressivamente il medico con gli infermieri che aprono il bigino e dicono se A si fa B, se D si fa E e poi, visto che c’è già l’app di chatGPT e l’intelligenza artificiale, dà l’intelligenza artificiale…”

Fonte

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