Suicidio assistito: l’arte medica utilizzata come progetto di morte, la denuncia della dottoressa Balanzoni. “Un paziente curato e seguito in modo adeguato non chiede la morte”

Suicidio assistito: “la cosa più allucinante è che una delle arti più, che dovrebbero essere di più alto spessore, quindi l’arte medica, viene utilizzata da anni in qua, prima sotto mentite spoglie ma adesso apertamente, per un progetto di morte che oltretutto è l’esatto contrario del motivo per cui è nata, perché senza voglio tirare in ballo sempre il solito Ippocrate che oramai nella tomba si sta rivoltando”, denuncia Barbara Balanzoni a 100 Giorni da Leoni.

Questo progetto passa attraverso la violazione costante non solo delle norme etiche, di tipo medico,  ma proprio utilizza la medicina come strumento di morte, perché è suicidio assistito, altro non è che un’anestesia generale senza anestesista, o meglio con l’anestesista che non fa l’anestesista sta a guardare. Ogni anestesia generale serve in sala operatoria: se non ci fosse l’anestesista sarebbe una morte certa, perché l’anestesia è un coma farmacologico che però deve avere uno scopo, che è quello di permettere un intervento chirurgico o una procedura chirurgica. Ora stiamo continuando a vedere che la medicina viene usata come un’arma a tutti gli effetti.

Siamo tornati indietro di più di un secolo, perché tutto il dibattito sul fine vita è nato proprio per questo utilizzo della medicina che era stato fatto all’inizio del Novecento, soprattutto in Germania ma anche altrove, e si era già visto all’inizio, sono sfumate, comunque non sono così chiare, prestissimo, nel giro di pochissimo, si arriva a un uso distorto e si applica alla popolazione.

Non importa in questo caso se chi ha una malattia che te lo chiede, perché te lo chiede quel paziente che non riesce a essere curato, perché un paziente che fosse curato e fosse seguito in modo adeguato non è un paziente che ti chiede di morire, ma se tu gli rendi la vita con la malattia impossibile da vivere e parallelamente gli continui a sussurrare che con il suicidio assistito, tutto finisce subito ed è anche una bella sensazione, inoltre anche l’ultima, è ovvio che può diventare più appetibile.

Io farei una riflessione molto seria su chi sta portando avanti questo progetto di morte perché c’è un progetto medico dietro, anche perché servono i medici che siano nella disponibilità per trovare il veleno giusto, quindi non per trovare la cura giusta, ma per trovare la giusta via per ammazzare in modo più piacevole più veloce le vittime cioè appunto noi”.

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