Il diritto di scelta delle cure in ospedale durante il Covid è stato violato, la denuncia nel docufilm La Morte Negata

“Stiamo parlando di un luogo, quello dell’ospedale, che nell’inconscio collettivo di tutti rappresenta il luogo delle cure e invece in questo caso si è trasformato in un buco nero che ha risucchiato tutte quelle persone che malauguratamente sono entrate in ospedale per un problema X, che qualche volta è stato anche un problema piccolo di salute, e che a seguito del tampone positivo sono stati visti privati di tutti i diritti basilari, anche del diritto di scelta“, denuncia il regista e produttore della Morte Negata, Alessandro Amori.

“Qui in questi luoghi oscuri il diritto di scelta è stato totalmente violato. Il documentario mette un occhio, un focus, sull’aspetto psicologico. Quello che è accaduto è ai familiari in primis è stato completamente impedito di stare vicino ai propri cari non soltanto fisicamente ma anche a livello di comunicazione. È stata impedita una comunicazione efficace tra i parenti e i medici che avevano in cura queste persone ma in molti casi è stata impedita anche la comunicazione via telefono con i propri parenti.

Le persone sono morte nel più totale isolamento e sono stati riconsegnati in dei sacchi neri.

Ora mi pare che ci sia una legge che dica che appunto per questioni di infettività, di virus, si possa utilizzare questo rimedio per evitare il contagio, ma salta all’occhio come il sacco nero è proprio un simbolo emblematico di rifiuto, così noi lo vediamo quotidianamente.

E nella maggior parte dei casi è stato impedito anche un dignitoso funerale.

A distanza di anni queste persone hanno una ferita che difficilmente si è potuta sanare e difficilmente probabilmente si sanerà in quanto queste persone sono assalite dai dubbi su chi ci fosse veramente su questa bara e soprattutto su questa impossibilità ad essere stati accanto ai propri cari facendo quello che avrebbe consentito un normale, naturale, fisiologico elaborazione del lutto, stare vicino, vedere il la proprio caro in fin di vita e morto sono elementi importantissimi per poter vivere questo momento di passaggio in maniera più serena possibile.

Per quanto riguarda il mio personale lavoro devo dire che questa volta già dal 2017 quando ho cominciato questa esperienza con il documentario Vaxover in cui raccontavo le proteste contro la legge Lorenzin, ho avuto modo di raccogliere delle situazioni drammatiche, però questa volta ho proprio sentito l’abbandono totale di queste persone. Sono state assolutamente abbandonate e ho potuto vedere come anche già dopo la ripresa che ho fatto, la prima intervista e poi anche nelle settimane successive, questo abbia comportato comunque un certo sollievo perché quello che è mancato, quello che manca è proprio il riconoscimento.

Era doveroso in qualche modo da parte mia, da parte del gruppo di Premaster Movie, dar voce a queste realtà e ce ne sono tante altre. Insomma continueremo per quello che ci è possibile in questa opera di stato vissuto profondamente da me …non tanto nel momento delle riprese. Quando ho la telecamera sono comunque portato ad mettere l’attenzione sugli aspetti tecnici, relazionali, dei contenuti eccetera, quindi in qualche modo si crea anche involontariamente una certa schermatura, ma nel momento del montaggio sono stato travolto, sono stato assalito da tutta questa sofferenza che si è trasformata in una emotività che ho cercato di… che è stata in qualche modo utile perché mi ha consentito di poterlo comunicare all’interno di questo documentario. Ci siamo immedesimati non soltanto nelle testimonianze dei parenti delle vittime ma ci siamo chiesti se le loro anime abbiano potuto compiere il proprio destino, il proprio percorso, o se fossero invece state trattenute da quello che può essere una forma di sofferenza terrena

E’ talmente complessa la realtà che stiamo vivendo, è talmente inimmaginabile fino a pochi anni fa che almeno per quanto mi riguarda. E’ inaccettabile quello che è accaduto e chiaramente questo documentario vuole offrire anche lo spunto di trattare tutti quelli che sono gli argomenti correlati che noi partiamo dall’aspetto psicologico ma poi sappiamo che ci sono le cure negate, c’è il discorso dei protocolli e delle linee guida che hanno trasformato questa sanità e questi medici, questi professionisti della salute in dei burocrati preoccupati ad osservare le regole, i protocolli, le linee guida non curandosi di quello che invece è l’aspetto umano e i bisogni del paziente, cioè questa è una deriva disumana a cui dobbiamo in qualche modo contribuire a far sì che non continui e che la gente comprenda”.

Qui trovate l’intervista con i registi della Morte Negata: https://www.youtube.com/live/HZzFHeyPppU?app=desktop

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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