Paolo Sceusa in difesa del giudice Zanda: “sottoposta a giudizio disciplinare per aver disatteso una pronuncia della Corte Costituzionale, che è un orientamento non vincolante”

Non ho memoria di altri casi nei quali un giudice si è stato sottoposto a giudizio disciplinare per aver disatteso una pronuncia della Corte Costituzionale che era una pronuncia di rigetto, perché questo dal mio punto di vista lo considero davvero intimidatorio, non so spiegare le ragioni di questa incolpazione vedremo come andrà a finire, certo che l’effetto ce l’ha già, esistendo un’incolpazione per quel motivo non si va sicuramente ad incoraggiare i giudici nella loro indipendenza, ma si va a creare un deterrente molto forte, stai attento che se ti poni fuori da quella linea interpretativa, sono dolori perché ti colpiamo la carriera, gli avanzamenti, i trasferimenti, anche lo stipendio. Quindi questa sentenza (quella sul reintegro dell’infermiera con pagamento di 200 euro di multa per ogni giorno di sospensione, oltre a stipendi arretrati e contributi) qui la saluto come un’ulteriore prova di fermezza di coraggio, questa giudice sa di essere controcorrente rispetto alla Corte Costituzionale e sa anche anche che facendo questo si rischia di finire sotto processo disciplinare davanti al CSM, quindi chapeau”, così Paolo Sceusa sostiene le ragioni e il coraggio personale del Giudice Giovanna Zanda.

Questa sentenza si inquadra nell’ambito di quella sporadicità di pronunce, che non sono certo la regola, e che sono piuttosto, non più uniche, ma sono comunque ancora rare, sono ancora eccezionali, si tratta già di sentenze, quindi vuol dire che finiscono i primi gradi e c’è una pronuncia motivata del giudice di primo grado, non definitiva finché è esposta alle impugnazioni di chi si è visto dar torto in quella sentenza, in questo caso chi ha vinto, come si dice, la causa.

Ha vinto questa causa, questa sanitaria che si è vista riconoscere come lei voleva e sosteneva l’illegittimità della sospensione, quindi è stato riconosciuto il recupero di tutti gli emolumenti persi e della posizione previdenziale e così via, ma soprattutto è stato importante il sottolineare i motivi completamente discosti, opposti da quelli valutati dalla Corte Costituzionale, nelle ultime tre sentenze, quelle che hanno detto che invece andava tutto bene, la sospensione dal lavoro, l’obbligatorietà, il Green Pass andava tutto bene, ma quello della Corte non è un orientamento vincolante, proprio perché non lo sono mai quelli che rigettano le eccezioni, diverso se l’avesse accolta e avesse considerato incostituzionali quelle norme, allora lì sì che avrebbe fatto fede per tutti, sarebbe stata vincolante per tutti, ma quando la Corte Costituzionale rigetta una questione, quella le può essere sempre riproposta e i giudici non hanno nessun obbligo di seguire la ricostruzione della Corte, ogni giudice rimane comunque interprete e applicatore per primo della Costituzione.

Questa autrice della sentenza che appena ho detto, che non è la prima, non è l’unica, ma si inquadra in una serie purtroppo non certo maggioritarie, non certo nutrita di pronunce, questo fa. Dice che l’accordo della sezione nazionale aveva torto, i motivi per i quali l’illegittimità è palese di quella sospensione lavorativa, di quel tipo di obbligatorietà e insomma vi conviene leggere direttamente quelle, dalla fonte ormai irreparibile, quelle che sono le argomentazioni, non sono nuove, non sono nuovissime, nel senso che altri giudici l’hanno preceduta, la prima è successiva alla pronuncia della Corte Costituzionale, perché quello è un punto importante, prima di lì è una storia, dopo di lì è un’altra e dopo la sentenza della Corte i giudici che hanno avuto il coraggio, un coraggio morale di tenere ferma la barra a dritta e continuare a sostenere l’evidente incostituzionalità di queste normative, sono diminuiti ancora di più e quindi sono pochi, sono diminuiti purtroppo, non sono aumentati e la risposta feroce, scudisciante dell’ordinamento, quindi sia del CSM, Consiglio Superiore della Magistratura, che dei titolari dell’azione disciplinare, a partire dal Ministro della Giustizia, hanno incriminato, si dice incolpato per un addebito disciplinare la prima in ordine di tempo delle autrici, di nuovo una donna, di nuovo toscana, la collega Zanda, che per prima ha detto sì, sì, ha fatto il funzionamento di tutto questo, tuttavia è sbagliato per questi motivi e quindi anche lei accolse il ricorso simile a questo per una sanitaria, ancora una volta una psicologa ed è deferita davanti al giudice disciplinare del comportamento dei giudici che è il Csm e quindi vedremo come andrà a finire quel processo.

Questo è proprio esattamente quello che intendo nel versante giudiziario quando dico attivazione dal punto di vista individuale, personale, pagando il prezzo che si rischia di pagare. Benissimo, esattamente questo, ognuno ha il suo settore, questi sono giudici, lo fanno così, lo fanno pubblicamente, lo fanno pacificamente, lo fanno sapendo di rischiare una reazione insomma fustigante, come ho detto prima, nonostante questo lo fanno e non lo fanno a condizione di essere in compagnia, lo fanno da soli e sono eroici, ecco la dimensione eroica, proprio perché sono soli.

Ma l’eroe è una persona che non è affatto destinata a rimanere sola, anzi la dimensione eroica si compie proprio quando l’eroe viene riconosciuto in quanto tale nella sua natura e pertanto il suo esempio viene incluso nel mondo del possibile, sebbene quando era da solo e quindi eroico, verrà necessariamente imitato. Verrà necessariamente imitato da un esempio che spingerà tante e tante altre persone. Il problema è quello dei tempi, diponete il quando, quando finirà, quando sarà, eccetera, questo non lo sa nessuno.

Sono tempi tanto più brevi quanto aumenta la pesantezza del tacco totalitario che si abbatte sul collo delle persone. Tanto più numerose saranno queste persone, tanto più veloce sarà la trasmissione, diciamo, dell’esempio eroico alle persone che allora sì avrà senso che si uniscano, quando si saranno trasformate in eroi, allora lì ha senso che si uniscano e lì non ci sarà niente che le potrà fermare sotto il profilo sempre, se volete, dei numeri, democratico, della svolta e così via. Io non faccio mai appello ad azioni di massa, di forza, anche se so che ci sono quelli che le desiderano io non sono fra quelli”.

Qui trovate l’intervista completa: https://www.facebook.com/share/v/WmQqVZEfJUXQis2M/?mibextid=KsPBc6

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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