Non si indaga né in Cina, né in Ucraina. Dopo le “resistenze” della Cina per l’indagine su quanto accaduto a Wuan con il Covid, ora arriva un altro no alle indagini sui laboratori di armi biologiche, questa volta dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, il governo russo ha ripetutamente denunciato l’esistenza di laboratori statunitensi in territorio ucraino, per lo sviluppo di “agenti potenzialmente utili come armi biologiche”. Gli Stati Uniti hanno definito “fake news” queste accuse, denunciando la “disinformazione” russa, ora il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha respinto la proposta della Russia di istituire una commissione per indagare sui presunti laboratori per la produzione di armi biologiche in territorio ucraino. La proposta avanzata da Mosca fondava su una serie di dossier prodotti ad inizio guerra in particolare dal ministero degli Esteri russo e dal suo portavoce. In essi si sosteneva che Kiev avesse istituito da tempo degli spot segreti in cui venivano elaborate e custodite armi biologiche, vietate dalle risoluzioni delle Nazioni Unite in più occasioni. A favore ha votato solo la Russia e la Cina, che però non permette indagini simili sul suo territorio. La mozione è stata respinta da USA, Regno Unito e Francia. Astenuti: India, Messico, Norvegia, Emirati, Kenya, Irlanda, Albania, Gabon.
“Nonostante il fatto che la Russia abbia presentato una denuncia riguardante le attività dei biolaboratori in Ucraina, si è saputo che le Nazioni Unite si sono rifiutate di condurre qualsiasi indagine. La ragione di ciò, secondo l’Alto rappresentante delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo Adebey Ebo, è l’assenza di fatti che indichino che tali laboratori esistessero o esistano al momento sul territorio dell’Ucraina”.
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