Lo ammettono: il racconto della guerra in Ucraina è propaganda

“Il potere vuole sempre controllare l’informazione, tanto più in tempo di guerra”, ammette candidamente a Otto e mezzo Lilli Gruber.

“Le comunicazione sono orientate, è inevitabile, a soddisfare gli stati – commenta Lucio Caracciolo, fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes – E’ molto interessante come vedere come questa dimensione della guerra, raccontarla in modo che ti aiuti contro il nemico venga fatta dalle varie parti in causa, non solamente la Russia, è normale che sia così. Diceva il vecchio Churchill: quando comincia una guerra, la verità va protetta con delle guardie del corpo delle bugie”.

Ieri il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha deliberato di svolgere “un approfondimento sulla ingerenza straniera e sulla attività di disinformazione, anche al fine di preservare la libertà e l’autonomia editoriale e informativa da qualsiasi forma di condizionamento, con particolare riferimento al conflitto tra Russia e Ucraina”.

E’ interessante il pensiero di Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano. “La perdita di lucidità che porta ad investire il Copasir, di compiti da ministero della cultura popolare, da ministero orwelianno della verità, dipenda dal fatto che la propaganda per portare l’Italia in guerra e per trasformare una guerra regionale per il Donbass in una guerra mondiale, sia fallita nell’opinione pubblica italiana. I sondaggi spaventano i propagandisti della guerra lunga e larga e quindi non sanno più come fare. Non si preoccupano del fatto che certi giornalisti televisivi non facciano domande, perché le domande molti giornalisti televisivi non le fanno a un politico nostrano, figurarsi a uno straniero. Sono spaventati dalle risposte. Vogliono controllare le risposte. Non gli piace che Labrow dica che è d’accordo con la guerra, ma che cosa deve dire il ministro degli esteri russo? Deve parlare contro Putin?

Forse il Copasir dovrebbe interessarsi anche a quello che ha detto papa Francesco, in una intervista al Corriere della Sera ha detto che l’ira di Putin è stata favorita dal fatto che la Nato andava ad abbaiargli sotto casa. Forse il Copasir dovrebbe interessarsi anche a quello che dice questo pericolo straniero, un argentino vestito di bianco che dice delle cose che se le dicessimo noi saremmo tutti putiniani.

La propaganda russa “mi fa lo stesso effetto uguale e contrario di quella degli ucraini, che raccontano lo stesso numero di bugie. Si tratta semplicemente di vedere se stanno parlando del secondo tempo della guerra, quello iniziato il 24 febbraio, che vede i russi aggressori e gli ucraini aggrediti, o se parlano del primo tempo della guerra quello di cui nessuno si è accorto e che  è durato otto anni, dove le responsabilità erano esattamente opposte: le truppe ucraine e le milizie neonaziste massacravano i russofooni nel Donbass, alimentando quel sentimento che ha portato poi a un attacco criminale.

Lucio Caracciolo spiega la dicotomia della propaganda russa

La propaganda russa è rivolta alla Russia, non a noi. C’è una asimmetria tra le propagande.La propaganda occidentale è rivolta all nostro pubblico, ma anche a quello nemico. La propaganda russa è essenzialmente rivolta al pubblico interno, perché la Russia ha bisogno di stabilizzare la propria popolazione e portarla a pensare che la guerra abbia un carattere esistenziale. Per questo l’effetto che fa a noi occidentali la propaganda russa, molto spesso è un effetto anti-russo”

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