Arrivano i soldi del Pnrr per la scuola e si taglia il numero dei docenti. La denuncia

“Sugli organici dei docenti ridotti di 10mila unità non ci siamo: siamo arrivati al punto che ora, a sentire il ministro Patrizio Bianchi, dobbiamo anche ringraziare il ministero dell’Istruzione perché avrebbe limitato i tagli che altrimenti, a causa della denatalità, sarebbero stati 130mila. Questa teoria non ci convince. Perché con 15 miliardi in arrivo dal Pnrr, Governo e amministrazione scolastica avrebbero dovuto avere solo una priorità: dimezzare il numero di alunni per classe e incrementare il personale, non tagliarlo”. Sono le parole di commento di Marcello Pacifico alle dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro dell’Istruzione sulla decisione di cancellare circa 10 mila cattedre dal 2026. “È una riduzione molto contenuta – ha detto Bianchi – rispetto a quella che sarebbe la caduta dei nostri docenti: 130mila se dovessimo seguire l’andamento demografico. Invece abbiamo scelto di tenere tutte le risorse nella scuola”.

 Non comprendiamo come si possa pensare di migliorare il sistema scolastico italiano senza ridurre il numero di alunni per classe e quindi incrementando, non di certo riducendo, il corpo insegnante – replica Marcello Pacifico – ; sul primo punto nei giorni scorsi il ministro dell’Istruzione, in audizione davanti alle Commissioni Affari Costituzionali e Istruzione del Senato sulle misure del Pnrr, ha preso anche un impegno preciso spiegando che l’obiettivo è arrivare a 18-20 alunni in media per classe (partendo dagli attuali 20). All’Anief, come a tutti i lavoratori della scuola, però non interessano le medie nazionali: approviamo una norma, che garantirebbe anche maggiore sicurezza sul fronte epidemiologico, di avere non più di 15 alunni per classe. In tal modo, avremmo comunque la certezza di non avere più concentrazione di alunni con punte di 30 per classe e oltre”.

“La verità – conclude il sindacalista autonomo – è che quindi occorre ritarare il numero degli insegnanti, del personale delle scuole, delle sedi scolastiche, in base a questo parametro. In tal modo, sarebbe emerso che occorre aumentare il numero di cattedre, non certo ridurlo, come invece si vuole fare, assieme alla spesa per la Scuola rispetto al Pil a partire dal 2025”.

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