Cosa cambierebbe per noi con l’introduzione di un Euro Digitale?

“L’euro digitale può determinare cambiamenti significativi nel sistema monetario e finanziario, da analizzare a fondo, al fine di valutare le modalità con cui progettare la nuova moneta cogliendone i benefici ed evitando gli effetti indesiderati”, ha spiegato Fabio Panetta, Membro del Comitato esecutivo della BCE, nella sua lectio magistralis, nel convegno “Presente e futuro della moneta nell’era digitale. Le opportunità per il risparmio e lo sviluppo”, che si è tenuti recentemente a Roma.

La politica monetaria 

“In base alle sue caratteristiche, l’euro digitale potrà influenzare la politica monetaria. 

Un importante aspetto è rappresentato dall’eventuale attribuzione di interessi. Un euro digitale privo di rendimento replicherebbe le caratteristiche del contante; in assenza di vincoli sull’ammontare detenibile, esso impedirebbe alla banca centrale di imporre tassi al di sotto dello zero, in quanto i risparmiatori – detenendo la moneta digitale – eviterebbero i rendimenti negativi senza sopportare i rischi e i costi di possedere importi ingenti di banconote. Se invece pagasse interessi, l’euro digitale potrebbe rafforzare la trasmissione della politica monetaria, ma rischierebbe di spiazzare la raccolta bancaria. 

L’impatto sulla politica monetaria dipenderebbe inoltre dalla riallocazione che l’euro digitale determinerà all’interno della ricchezza finanziaria del settore privato. Uno spostamento di risorse dalle banconote alla nuova moneta modificherebbe la composizione delle passività della banca centrale, senza altri effetti significativi. 

Se invece attraesse depositi (e le banche non avessero riserve libere per far fronte alla fuoriuscita di raccolta), l’euro digitale potrebbe influenzare il costo e l’offerta di credito e la trasmissione della politica monetaria attraverso i bilanci bancari. La banca centrale potrebbe mitigare o annullare questi effetti aumentando il rifinanziamento alle banche o acquistando titoli, espandendo così il suo bilancio. 

L’elenco dei possibili effetti potrebbe continuare, analizzando più a fondo le diverse possibili modalità di remunerazione44, gli eventuali interventi compensativi e aspetti quali l’impatto sul bilancio della banca centrale e sul signoraggio. 

Ma la considerazione rilevante è che il progetto dell’euro digitale non mira a modificare le modalità di attuazione della politica monetaria. I cambiamenti che esso determinerà dipenderanno dalle sue caratteristiche, da esaminare e definire con attenzione, ma non ostacolerebbero l’azione della banca centrale”.

Il sistema bancario e finanziario 

“L’euro digitale potrebbe influire sull’attività delle banche e sul funzionamento del sistema finanziario e se mal concepito generare tensioni e instabilità45. Esso potrebbe spiazzare le banche nel mercato dei pagamenti. Inoltre, in assenza di limiti al suo utilizzo, potrebbe attrarre volumi cospicui di depositi. Ciò potrebbe rendere instabile e più onerosa la raccolta delle banche, con effetti negativi sulla loro redditività e sull’offerta di credito. In ultima analisi, sull’economia reale. 

I rischi sarebbero maggiori in situazioni di crisi. In presenza di incertezza sulla solidità degli intermediari, i risparmiatori potrebbero trasferire i propri fondi dai depositi bancari alla banca centrale in modo rapido e privo di costi anche per importi elevati. Ciò potrebbe facilitare “corse digitali” agli sportelli. Un tale eventualità potrebbe indurre i risparmiatori a ridurre i depositi bancari anche in situazioni normali. 

Questi rischi emergerebbero tuttavia solo qualora risultassero inefficaci gli strumenti posti a tutela della stabilità finanziaria, quali la vigilanza bancaria, l’assicurazione dei depositi e il credito di ultima istanza della banca centrale. 

Soprattutto, essi possono essere controllati progettando l’euro digitale in modo appropriato, al fine di controllarne l’utilizzo come forma di investimento. Il dibattito a tale riguardo si concentra su due ipotesi. La prima prevede l’introduzione di un tetto massimo all’ammontare di euro digitali che potranno essere detenuti dai singoli utenti47 o a quello delle transazioni complessive – ad esempio, su base settimanale o mensile – al fine di limitare i deflussi dai depositi bancari verso la nuova moneta. La seconda ipotesi si basa su uno schema di remunerazione a due livelli, che disincentivi il possesso di euro digitali per importi superiori a una certa soglia.

Questi vincoli renderebbero l’euro digitale un efficiente mezzo di pagamento a disposizione dei cittadini, ma eviterebbero che esso possa essere utilizzato in misura eccessiva come una forma di investimento e spiazzare altri strumenti finanziari, in particolare i depositi bancari. La loro introduzione allontanerebbe i rischi di instabilità, preservando l’intermediazione finanziaria. 

Ma sarebbe sbagliato valutare gli effetti dell’euro digitale assumendo che il sistema finanziario di domani sarà come quello di oggi: perché sarà diverso, anche senza l’euro digitale. In assenza di interventi pubblici, il sistema potrebbe essere egemonizzato dai grandi operatori globali, in primo luogo le Big Tech, che rispetto alla banca centrale avrebbero una cura molto minore della stabilità del sistema finanziario. L’euro digitale, se concepito in maniera appropriata, eviterà pertanto scenari peggiori, conferendo stabilità al sistema finanziario. 

Per garantire il successo del progetto, per evitare instabilità l’euro digitale sarà introdotto in stretto raccordo con gli intermediari dell’eurozona, cui sarà delegata la distribuzione e l’offerta di servizi al pubblico, e sarà compatibile con i servizi che essi offrono al pubblico. Ciò consentirà di stimolare l’innovazione: la nuova moneta fornirebbe agli intermediari un’infrastruttura di regolamento capace di connettere sistemi oggi separati, come gli schemi di pagamento al dettaglio, l’identità digitale, la firma digitale, le ricevute elettroniche; essa renderebbe disponibili modalità di pagamento avanzate quali i pagamenti programmabili, gli acquisti online condizionati alla consegna del prodotto, i pagamenti in base all’utilizzo di un dato bene o servizio, i trasferimenti automatici di denaro da e per la pubblica amministrazione. 

A partire da queste innovazioni nei pagamenti, l’euro digitale può rappresentare un volano per modernizzare e rendere più efficiente il sistema finanziario e l’economia nel suo complesso, per un ampliare l’utilizzo della tecnologia nei rapporti tra famiglie, imprese, intermediari e pubblica amministrazione”. 

Il sistema monetario e finanziario internazionale 

“Un euro digitale utilizzabile senza vincoli dai non residenti potrebbe influire sulla struttura e sul funzionamento del sistema monetario e finanziario internazionale attraverso due canali.

Esso potrebbe innanzi tutto accrescere la trasmissione internazionale degli shock e la variabilità dei tassi di cambio, influenzando i movimenti dei capitali. Ciò avverrebbe in quanto la liquidità, il basso rischio, la sua eventuale remunerazione renderebbero l’euro digitale conveniente per gli investitori internazionali, rafforzando la relazione tra cambi e differenziali d’interesse – la cosiddetta parità scoperta dei tassi d’interesse – e ampliando gli aggiustamenti di portafoglio indotti da shock monetari. 

Gli effetti sarebbero pronunciati per le economie emergenti, con forti legami commerciali o finanziari con il mercato unico, che diverrebbero più esposte a impulsi provenienti dall’eurozona. Le loro banche centrali sarebbero costrette a reagire con più decisione a shock monetari o reali, subendo di fatto una perdita di autonomia. 

In secondo luogo, l’euro digitale potrebbe diffondersi in paesi terzi, fino a spiazzare la valuta locale, determinando una “eurizzazione” digitale che potrebbe ostacolare la trasmissione della politica monetaria e provocare instabilità finanziaria. I rischi sarebbero maggiori per le economie emergenti con valute e fondamentali economici deboli, stretti legami commerciali e finanziari53 con il mercato unico e integrate in catene globali del valore”.

 

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