L’euro digitale è essenziale per l’ordinato svolgimento dei pagamenti in un mondo anch’esso digitale. Il minore utilizzo del contante non è però l’unico fattore che potrebbe trasformare il mercato dei pagamenti. Altri motivi, anch’essi rilevanti, spingono la BCE a studiare l’emissione di un euro digitale”, ha spiegato Fabio Panetta, Membro del Comitato esecutivo della BCE, nella sua lectio magistralis, nel convegno “Presente e futuro della moneta nell’era digitale. Le opportunità per il risparmio e lo sviluppo”, che si è tenuti recentemente a Roma.
“Vi è innanzi tutto l’esigenza di affermare la nostra sovranità in campo monetario e finanziario, in conformità con l’obiettivo di salvaguardare la nostra autonomia strategica stabilito dal Consiglio europeo29. La capacità di effettuare pagamenti sicuri in modo efficiente, senza influenze esterne, è un’esigenza fondamentale per l’economia e la società nel suo complesso, soprattutto in un’area importante come quella dell’euro.
Oggi in Europa oltre due terzi dei pagamenti digitali al dettaglio sono intermediati da operatori esteri30. Guardando al futuro, monete digitali emesse e controllate al di fuori dell’area dell’euro – da privati o da Stati esteri – potrebbero acquisire ulteriore importanza, fino a sostituire i mezzi di pagamento esistenti nell’Unione monetaria.
Ciò assoggetterebbe di fatto il sistema finanziario europeo a decisioni di soggetti esteri, ponendo a rischio la nostra potestà normativa. Un sistema dei pagamenti basato su tecnologie e prassi progettate, gestite e vigilate altrove indebolirebbe la capacità delle autorità europee di esercitare controlli di vigilanza; potrebbe risultare poco protetto da minacce esterne, incluse quelle informatiche; esporrebbe cittadini, imprese e Stati al pericolo di un uso improprio dei dati riservati; potrebbe ostacolare la tracciabilità delle informazioni necessarie per il contrasto delle attività illecite.
L’elenco potrebbe continuare, ma è chiaro che un sistema dei pagamenti e un settore finanziario dominati da operatori esteri sarebbero inadatti a sostenere la moneta unica, e inimmaginabili nella seconda economia al mondo.
Il rischio di “colonizzazione” del sistema europeo dei pagamenti non è un pericolo imminente, ma neanche remoto data la velocità dei cambiamenti nella finanza digitale. Dall’inizio del 2020 il valore
Vi è innanzi tutto l’esigenza di affermare la nostra sovranità in campo monetario e finanziario, in conformità con l’obiettivo di salvaguardare la nostra autonomia strategica stabilito dal Consiglio europeo29. La capacità di effettuare pagamenti sicuri in modo efficiente, senza influenze esterne, è un’esigenza fondamentale per l’economia e la società nel suo complesso, soprattutto in un’area importante come quella dell’euro.
Oggi in Europa oltre due terzi dei pagamenti digitali al dettaglio sono intermediati da operatori esteri30. Guardando al futuro, monete digitali emesse e controllate al di fuori dell’area dell’euro – da privati o da Stati esteri – potrebbero acquisire ulteriore importanza, fino a sostituire i mezzi di pagamento esistenti nell’Unione monetaria.
Ciò assoggetterebbe di fatto il sistema finanziario europeo a decisioni di soggetti esteri, ponendo a rischio la nostra potestà normativa. Un sistema dei pagamenti basato su tecnologie e prassi progettate, gestite e vigilate altrove indebolirebbe la capacità delle autorità europee di esercitare controlli di vigilanza; potrebbe risultare poco protetto da minacce esterne, incluse quelle informatiche; esporrebbe cittadini, imprese e Stati al pericolo di un uso improprio dei dati riservati; potrebbe ostacolare la tracciabilità delle informazioni necessarie per il contrasto delle attività illecite.
L’elenco potrebbe continuare, ma è chiaro che un sistema dei pagamenti e un settore finanziario dominati da operatori esteri sarebbero inadatti a sostenere la moneta unica, e inimmaginabili nella seconda economia al mondo.
Il rischio di “colonizzazione” del sistema europeo dei pagamenti non è un pericolo imminente, ma neanche remoto data la velocità dei cambiamenti nella finanza digitale. Dall’inizio del 2020 il valore delle stablecoin in circolazione è aumentato da 5 a 120 miliardi di dollari
Al contempo le grandi società tecnologiche, le cosiddette Big Tech32, hanno ampliato l’attività in campo finanziario. Una confluenza tra queste due tendenze – la crescita delle stablecoin e l’espansione delle Big Tech nella finanza – potrebbe stravolgere il funzionamento dei mercati finanziari e spiazzare l’intermediazione finanziaria e i servizi di pagamento tradizionali, sollevando i rischi che ho descritto in precedenza33.
Per evitare questi pericoli va adeguato il quadro regolamentare e di vigilanza. Ma anche ciò non basterebbe. Le trasformazioni in atto vanno governate offrendo servizi finanziari efficienti e innovativi, in grado di rispondere alle esigenze di immediatezza che stanno emergendo nella nostra società, oltre che la più generale tendenza alla digitalizzazione dell’economia. L’introduzione dell’euro digitale andrebbe in tale direzione”.