Forzature e silenzi istituzionali: dal Covid a Ustica a Moro, dipendono dalla clausole del trattato di Parigi, imposto all’Italia alla fine della guerra? La domanda dell’avv. Andrea Oddo

“Stiamo assistendo a un sistema di forzature che hanno un comune denominatore, ovvero la volontà degli enti centrali di assecondare una narrazione. Lo dicono tutti coloro che negli ultimi anni hanno contestato ciò che è accaduto. A questo punto, iniziamo a capire anche perché le nostre istituzioni siano praticamente spettatrici non partecipanti, non indaganti, non inquirenti. Probabilmente c’è qualcosa di superiore che blocca il loro funzionamento”, denuncia l’avv. Andrea Oddo.

“Se parliamo di NATO, dobbiamo guardare indietro nel tempo e cercare di capire cosa possa bloccare le nostre istituzioni, considerando che quando si parla di militari si parla di guerra. Allora, torniamo all’ultima guerra e cerchiamo di capire quali siano le norme che potrebbero aver influenzato tutto questo e probabilmente molto altro ancora. L’Italia è vincolata da un trattato internazionale con le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, ovvero il Trattato di Parigi. In questo trattato vi sono clausole espresse molto pesanti per l’Italia. Abbiamo perso una guerra, l’abbiamo persa male e abbiamo accettato condizioni. Questo comportò il fatto che gli Alleati imposero un trattato, non lo concordarono, ma lo imposero.

La storia ci dice che il trattato fu presentato con un messaggio chiaro: “Queste sono le regole, dovete sottostare perché avete perso senza condizioni.” Fu detto anche che, se si voleva fare un passaggio parlamentare, si poteva fare, ma per gli Alleati il trattato era valido indipendentemente da quel passaggio. Chiunque lo desideri può trovare su YouTube il discorso che tenne un famoso parlamentare dell’epoca, Benedetto Croce, il quale si oppose energicamente a questo trattato. Croce, da parlamentare, conosceva tutte le clausole, anche quelle che ci sono state dette essere non divulgate. Lo sappiamo da molte fonti: è il “segreto di Pulcinella” che ci siano state clausole non divulgate nel trattato.

Anche il professor Mellotti ce lo disse in un contesto televisivo, se ricordo bene. Il professor Mellotti ricoprì incarichi di governo; se non erro, fu sottosegretario nel primo governo Berlusconi. Da queste fonti sappiamo che l’Italia, tramite quel trattato, ha dovuto accettare una limitazione della propria sovranità in virtù di comprovate esigenze di Stato degli Alleati. Gli Alleati, se hanno comprovate motivazioni di interesse nazionale, possono violare la nostra sovranità. Questa non è una mia elucubrazione, è riportato in molti libri, che dal caso Moro arrivano a Ustica e ad altre vicende.

Dobbiamo considerare che ancora oggi siamo vincolati a quel trattato. Se arriviamo a una conclusione, questa non può che essere che strutture sovranazionali abbiano fatto leva sull’apparato militare e stiano condizionando le nostre istituzioni, che di fatto sono paralizzate e non possono indagare sull’epidemia da Covid-19 in Italia. Di fatto, tutte queste archiviazioni, questa inerzia, questo sostegno delle istituzioni a tesi che avevano ben poco di scientifico, non può che essere visto come coordinato. C’è qualcosa che non vuole che si vada avanti, e penso che questo qualcosa sia riconducibile allo stesso che ha impedito indagini su molti misteri della nostra storia, da Moro a Ustica, all’Italicus e a tante altre vicende.

Se, come sembra provato, esistono queste clausole nei trattati di Parigi, per quanto riguarda l’Italia, dobbiamo riconsiderare completamente il concetto di democrazia, perché se è possibile limitare la sovranità secondo la volontà di potenze straniere, l’Italia è soggetta a una “sovranità controllata”. A questo punto dobbiamo chiederci in cosa consista questa sovranità controllata e se chi raggiunge il governo, le istituzioni o il Parlamento non sia in qualche modo corrispondente ai desideri di coloro che possono limitare la nostra sovranità.

Dobbiamo guardare anche alla nostra superpotenza di riferimento, gli Stati Uniti, e chiederci se sia davvero una democrazia basata sull’effettiva alternanza. Nel mondo della dissidenza, l’attenzione si è concentrata contro l’amministrazione Biden, che ha proseguito la linea “pandemica”. Ma la pandemia, con tutto quello che la dottoressa Latipova ha affermato, è iniziata nel 2020, e la parte preparatoria deve essere avvenuta già sotto la precedente amministrazione, ovvero quella di Trump. Quindi, qual è la riflessione che dobbiamo trarre? Dobbiamo forse rianalizzare tutto e pensare che la famosa democrazia occidentale non sia poi così democratica, e che l’alternanza politica possa essere solo fittizia.

Se i provvedimenti presi da un’amministrazione vengono portati avanti dalla successiva esattamente nello stesso modo, anche dopo le elezioni che sostituiscono i repubblicani con i democratici, questo ricambio è effettivo o è solo fittizio? Questo vale anche per noi e per il nostro concetto di democrazia, che a questo punto dobbiamo analizzare con molta attenzione”.

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