“L’idea di malori improvvisi è diventata un po’ una coperta che viene utilizzata ovunque. Mentre fino a qualche anno fa veniva specificato perché un soggetto moriva, adesso basta fare una ricerca su Google, scrivere ‘malore improvviso’ e si apriranno pagine e pagine di soggetti morti per malore improvviso”, denuncia l’avv. Pier Luigi Fettolini.
“È come se queste vite fossero delle fiammelle che si spengono da un momento all’altro.
È anche interessante il fatto che utilizzino la parola ‘malore’ con l’aggettivo ‘improvviso’, come se non ci fosse una spiegazione.
Questa definizione è diventata una coperta di Linus, la mettono ovunque.
In questo modo si sentono esonerati dall’indagare su quali sono le vere cause del decesso.
È ovvio che in una perizia non si scrive ‘malore improvviso’, il termine ‘malore improvviso’ è un termine giornalistico. Le perizie terminano con un linguaggio più tecnico, anche se in realtà si guardano bene anche loro dall’approfondire.
Di solito le perizie terminano con una causa patologica che può essere l’emorragia cerebrale, l’ictus cardiologico, il cardio-circolatorio, l’infarto massivo del miocardio. In termini medici si parla di morte cardiaca improvvisa.
Però capite benissimo che il fatto di dire che c’è stata un’emorragia cerebrale o un ictus cardiocircolatorio non dice nulla sulle cause che hanno portato alla causazione di quell’evento. Dicono quello che è successo ma non la genesi.
Io posso anche dire se questa persona è morta di ictus o è morta di infarto, ma perché si è generato l’ictus? Non si sa. Non si sa perché non viene chiesto e perché l’anatomopatologo, con il cadavere caldo sulla barella, può tranquillamente evitare di avere problemi semplicemente indicando quella che è la causa di morte, tanto più che i quesiti che gli vengono posti non vanno a chiedere da che cosa sono stati originati”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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