Le ordinanze che istituiscono le Ztl possono superare il vaglio di costituzionalità? “Assolutamente No”, avv. Roberto Martina

L’ Avv. Roberto Martina denuncia come le Ztl ledano il diritto alla libertà di movimento e di circolazione, di proprietà e al lavoro in un recente convegno sull’argomento a Roma e di conseguenza non possono superare il vaglio di costituzionalità. Vediamo assieme la sua analisi.

“Le ordinanze sindacali urgenti e contingibili, quando hanno carattere generale, hanno formato l’oggetto di una sentenza della Corte Costituzionale, la 115 del 2011, la quale è arrivata a dire che benché le ordinanze comunali abbiano una portata generale non possono essere sottoposti allo scrutinio di costituzionalità davanti al giudice delle leggi. Questa può essere una decisione, una pronuncia anche criticabile, ma che fa Stato al momento, vedremo poi successivamente perché davvero il contenuto, la portata di queste decisioni stravolge la vita non soltanto di chi è nella fascia verde attuale o della nuova fascia verde ma di tutti i cittadini romani e di tutti coloro che a Roma vogliono entrare quindi in buona sostanza di tutti i cittadini italiani. Tutto questo fatto con un’ordinanza comunale. Mi sembra eccessivo.

Proseguendo su questo ragionamento, noi abbiamo da una parte le supposte ragioni di salute pubblica e ambientali che ci vengono proposte nelle ordinanze, quindi le ragioni di tutela dei cittadini, quindi un’amministrazione che ci avvicina da una parte, mentre dall’altra abbiamo la lesione piena, se non all’annientamento di altri diritti parimenti costituzionali e addirittura superiori come il diritto al lavoro e che vengono invece pregiudicati da queste ordinanze proprio in forza del richiamo al diritto alla salute.

Ma dobbiamo chiederci se questo è possibile farlo, no? E allora se ipotizziamo un giudizio di costituzionalità come divertissement. No, poniamocelo. Ci sono i requisiti che consentirebbero a queste ordinanze di superare il vaglio di costituzionalità? A mio avviso, per come sono fatte, assolutamente no. Cerco rapidamente, dato l’orario, di spiegarne motivi. Allora, innanzitutto ci viene in aiuto la sentenza nella quale la Corte Costituzionale, qui leggo, cito direttamente, ricorda, allora in quel caso la questione riguardava il diritto al lavoro e la libertà d’impresa contrapposta al diritto alla salute, la salute era quella sia dei dipendenti sia dei cittadini della città di Taranto che erano toccati direttamente dalle emissioni inquinanti degli acciaierie ilva. Allora in quel caso magari è controintuitivo, solitamente pensiamo che la salute è il primo tra tutti quanti diritti, perché se del resto stai male non puoi lavorare, non puoi neanche è inutile parlare di libertà di movimento perché tanto dove vai, se stai male stai a letto, ma anche se è controintuitivo in realtà questo non è vero, semmai è vero al contrario, perché quando non lavori non hai di che sostenerti, non curi più la persona, perdi la casa, perdi l’automobile, finisci alla caritas a fare la coda. Inevitabilmente ti ammali a quel punto e non c’è dubbio.

Su queste questioni allora la Corte dice tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione, tutti, si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri. La tutela deve essere sempre sistemica e non frazionata in una serie di norme non coordinate ed in potenziale conflitto tra loro. Se così non fosse, si verificherebbe l’illimitata espansione di uno dei diritti che diverrebbe tiranno nei confronti delle altre situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute e protette che costituiscono nel loro insieme espressione della dignità umana.

Ora quindi dovrebbe essere un pochino più chiaro alla maggioranza del Comune di Roma che non esistono diritti tiranni da sventolare per adottare qualsiasi tipo di decisione proprio contro la dignità della persona umana, in questo caso più da vicino dei cittadini dei cittadini romani e neanche se lo si può fare richiamandoli a doveri di solidarietà sociali fondati sull’articolo 2 della costituzione perché tutti siamo beneficiati e onerati dai nostri obblighi di solidarietà sociali.

Tuttavia l’assetto costituzionale proprio a partire dall’articolo 2 che rivoluziona il rapporto classico tra persona e stato demolendo l’idea di una presunta superiorità del secondo nell’ottica invece dell’anteriorità dell’uomo e dei suoi diritti inviolabili che infatti risultano essere riconosciuti in quanto preesistenti.

Quindi con questo compromesso l’Assemblea Costituente ha dato un forte impulso al principio della anteriorità e della precedenza dei diritti rispetto al riconoscimento dello Stato.

Davvero si ha la sensazione che questa maggioranza agisca totalmente a spregio di quelli che sono i principi più basici della Costituzione sui quali si fonda una collettività come la nostra che insomma si presumerebbe, debba essere improntata al rispetto della dignità umana.

Quindi detto questo, allora poi domandiamoci che cosa viene fatto del principio d’uguaglianza con esempi precisi che riguardano sia l’aspetto della salute di chi non si potrà spostare, sia gli aspetti di svantaggio anche di noi avvocati rispetto alla possibilità di ingresso nella ZLT, lo ha fatto rispetto alle spereguazioni economiche di chi può sostenere la spesa per il permesso annuale, che come ho detto è molto costoso e per quant’altro sia necessario per riuscire ad entrare in città.

Su questo punto è importante però ricordarci che c’è una sentenza della Corte Costituzionale che aveva già deciso su un caso analogo e la Corte Costituzionale decidendo di non decidere ha liquidato la questione con una pronuncia di inammissibilità perché in quel caso e si trattava di veniva sottoposta proprio la violazione del principio di ugualianza in relazione al fatto che il ricorrente del giudizio a suo sosteneva di non avere sufficienti risorse economiche per pagare il pedaggio delle strisce blu tutti i giorni. La questione che, mi rendo conto, può sembrare di poco momento. Tuttavia, nella vita quotidiana sono anche queste le questioni che poi riguardano i cittadini e nella loro concretezza. Ecco, in quella sede la Corte Costituzionale ha dichiarato l’inammissibilità di quella questione sostenendo che il giudice rimettente non avesse adeguatamente motivato in punto di rilevanza della questione quindi che non avesse dato sufficientemente peso a quelle che erano le circostanze economiche concrete del ricorrente del giudizio iniziale.

Insomma forse tecnicamente sarà stato senz’altro correttissimo, io l’ordinanza di rimessione non l’ho letta, l’ho cercata ma non l’ho trovata e tuttavia va detto che forse la Corte avrebbe potuto rilasciare almeno incidente inter tantum qualche considerazione proprio in relazione alla sperequazione dei cittadini e alle discriminazioni che vengono di fatto poi adottate sulla base di motivi odiosi che sono motivi di retribuzione, motivi di capacità economica. Quindi questo non è fatto, ma laddove un domani ci si cimentasse bisognerebbe fare attenzione quindi a motivare bene le cause che poi rendono rilevante una rimessione. Ora gli ultimi due requisiti che volevo guardare sono quello della ragionevolezza delle ordinanze e della proporzionalità.

Sulla ragionevolezza moltissimo è stato già detto, cioè se la premessa è quella di salvaguardare la salute e se le emissioni inquinanti che risultano dalle centraline sono quelle che avete detto, evidentemente si tratta di un provvedimento inutile e illogico, che non aveva motivo di essere adottato, ma se anche vogliamo far finta che era da adottare. Se la ragionevolezza è quel criterio in base al quale una norma diventa necessaria, ma prima di tutto utile, per il raggiungimento di un obiettivo di interesse generale, allora è necessario che quella norma raggiunga quel fine, perché se non la raggiunge diventa un arbitrio della pubblica amministrazione che è inammissibile evidentemente. E allora proprio guardando al periodo del lockdown, anche io ho visto quei dati e ne ho trovati altri simpatici, come per esempio lo studio condotto dall’Istituto di Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il CNR-IBE in questo caso. È uno studio pubblicato, revisionato, realizzato nelle città di Milano, Bologna, Tirense e Roma, Napoli e Palermo, che ha messo in evidenza come nei due mesi di lockdown, che peraltro era esteso a tutto il territorio nazionale, abbiano determinato solo una riduzione dei livelli di biossido di azoto. Le concentrazioni di polveri sottili si sono ridotte in misura lievissima mentre quelle di ozono sono rimaste invariate o addirittura aumentate.

C’è un altro istituto, il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, attestato come i livelli di inquinamento atmosferico sono risultati complessivamente aumentati nel 2020 rispetto agli anni precedenti e in particolare un aumento della presenza di PM10 rispetto al 2019. Verrebbe da sorridere, tuttavia c’è da riflettere, senza altro non da sorridere perché questa, così per com’è proposta, è una misura assolutamente sbilanciata che non tiene in nessun conto tutti gli altri interessi che appaiono o comunque loro ce li propongono come confliggenti rispetto al diritto alla salute. In realtà neanche poi lo sono tanto visti i risultati. Per quanto riguarda la proporzionalità, è presto detto, cioè un provvedimento è proporzionato sul principio che al cittadino deve essere arriccata la minor sofferenza, il minor sacrificio possibile ovviamente la pubblica amministrazione ha il titolo e ha la discrezionalità per incidere le libertà e i diritti dei cittadini ma può farlo entro determinati limiti che sono strettamente necessari e non di più e allora un provvedimento proporzionato dovrebbe comportare.

Per esempio, la possibilità, lo dicevamo prima, di controllare in modo puntuale se una determinata area presenta delle aree eccessivamente inquinate oppure no. È caso mai chiudere quella? Prevedere degli indennizi per chi è costretto a rottamare la vecchia auto e per comprarne una nuova non avendo le somme necessarie.

Poter godere della riduzione, se non dell’annullamento, del pagamento del bollo auto se non può utilizzare quell’auto che lavora in centro. Adeguati investimenti nel trasporto pubblico, di cui non c’è traccia, oppure, questa anche è bizzarra, sostituire i mezzi pubblici perché è inutile che colpiamo i cittadini quando i mezzi pubblici utilizzati hanno delle emissioni inquinanti altissime. Soprattutto, mi viene da dire, si doveva prevedere la procedimentalizzazione di strumenti che potevano nel tempo dare una revisione dell’ordinanza adottata, cioè, ammesso e non concesso che questa è la più bella e stimabile delle decisioni del sindaco, diamoci il tempo per verificare se ha funzionato e diamoci appuntamento tra un anno. Tra un anno verifichiamo cosa è andato male, cosa è andato bene, lasciamo quello che è andato bene, caso mai lo ritocchiamo, togliamo quello che è andato male. Nessuna di queste cose è stata fatta, quindi è un provvedimento evidentemente anche sproporzionato. Certo mi rendo conto che ho enumerato tutta una serie di circostanze che insomma diciamo di forte critica nei confronti di queste ordinanze comunali, ma l’ho fatto anche nel desiderio e anche nella necessità di dare conto a tutti quei cittadini che stanno protestando e probabilmente sicuramente in parte mi auguro anche aumentino di numero perché siamo in presenza di una disciplina amministrativa che mortifica la dignità umana e che dovrebbe senz’altro abolita così per come è stata presentata. Quindi si imporrebbe una riflessione attenta da parte della maggioranza del Comune di Roma,

Tuttavia altre amministrazioni, sempre italiane, rette da maggioranze di centrodestra, stanno adottando analoghi contenuti.

La questione in atto di modifica di sistemi sociali molto importante e la cosa che preoccupa è che queste modificazioni vengano stabilite in cabine di regia molto lontane dai cittadini che non guardano all’interesse dei cittadini ma ad altri interessi e prima sono stati citati anche questi e che hanno il piccolissimo problema di non essere soggette al sistema di controllo democratico, cioè in altre parole noi non li votiamo, quindi non abbiamo neanche allo stato delle cose alcuna possibilità di intervenire per far valere in modo giuridicamente eccevibile le ragioni della cittadinanza”.

Qui trovate il convegno completo: https://www.youtube.com/watch?v=-xiNHo3tx4U

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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