Test PCR inaffidabili per l’analisi del DNA: la pubblicazione dello studio è stata ritardata dal 2021 al 2024

Lo studio sui test PCR, che conclude che sono inaffidabili per l’analisi del DNA, ha dovuto aspettare dal 2021 al 2024 per essere pubblicato. “Noi l’abbiamo sottoposto, a partire da novembre 2021, a diverse riviste scientifiche”, ricorda uno degli autori, l’ingegnere Roberto Serpieri. “Tutte le riviste a cui l’abbiamo inviato non ci hanno dato all’epoca la possibilità di accedere a una peer review, adducendo sempre motivazioni non di carattere scientifico, ma sostanzialmente rispondendoci che il lavoro non era pienamente confacente con lo scopo e gli interessi della loro rivista. Finché, lo scorso novembre, quindi a novembre 2023, siamo riusciti a sottoporre il lavoro alla rivista Quarterly Reviews of Biophysics, e il lavoro ha ricevuto una regolare peer review. Abbiamo ricevuto osservazioni pertinenti, a cui abbiamo risposto, e il lavoro è stato accettato lo scorso aprile.

C’è stato poi un ulteriore ritardo nella pubblicazione dovuto a problemi informatici di varia natura, finché abbiamo potuto celebrare la pubblicazione il 15 agosto.

Il risultato principale dello studio può essere espresso con un’analogia efficace: pretendere di separare i due filamenti del DNA con la PCR è paragonabile a voler separare le due valve di un baccello, ad esempio di fava o di fagiolino, lanciandolo in un frullatore. È evidente, anche a chi non ha mai fatto un esperimento simile in cucina, che si tratta di una metodica inapplicabile. Non per dettagli legati alla potenza del frullatore o alla forma delle lame, ma perché è impossibile ottenere un taglio ordinato con uno strumento che produce tagli in modo imprevedibile e caotico. Ciò che accade, infatti, è che i baccelli vengono tranciati in elementi più piccoli.

Perché parlo di “leviatano editoriale”? Perché esiste, e crediamo che ciò che è accaduto con l’uso del termine ‘denaturazione’ lo dimostri, la possibilità, per chi dispone di sufficiente potenza editoriale, di produrre nel corso dei decenni una massa di documenti che progressivamente distorcono il significato delle parole e dei risultati scientifici sperimentali. Riteniamo di aver intercettato questo fenomeno: una manipolazione scientifica su vasta scala, sia temporale che documentale, che coinvolge diverse riviste. Chiaramente, questa mia affermazione è forte, e deve essere letta con discernimento: non è affatto vero che tutta l’informazione scientifica sia manipolata, ma sicuramente un cospicuo sottoinsieme di documenti scientifici ha contribuito, come nel caso del meme della ‘denaturazione’, a un’attenta e mirata deformazione semantica. Questo fenomeno può essere prestato a manipolazioni di varia natura, tra cui spicca quella a cui tutti noi siamo stati esposti.”

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