Continuano a esserci segnalazioni di abusi relativi agli obblighi negli ospedali e nelle Rsa. “Purtroppo ce ne sono moltissime, e ne ricevo quotidianamente”, commenta l’avvocato Alessandro Fusillo. “Ovviamente, a questo punto, il comportamento di un medico o di un ospedale, pubblico o privato che sia, che pretende sia l’utilizzo delle famose mascherine, sia la sottoposizione al tampone per effettuare un certo trattamento sanitario, come nel caso dell’ascoltatrice o di un intervento chirurgico, è completamente illegale; l’ospedale non può farlo. Siamo tornati in una situazione in cui vigono le leggi ordinarie, in particolare la norma fondamentale è la legge 219 del 2017, la famosa legge sul consenso informato, che è l’attuazione nell’ordinamento italiano della Convenzione di Oviedo, ratificata a sua volta con legge della Repubblica Italiana. C’è poi l’articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, e lo stesso articolo 32 della Costituzione che, con tutti i suoi difetti e nonostante sia una norma imperfetta, come abbiamo visto in questi anni, almeno un limite lo pone: per imporre un trattamento sanitario a qualcuno, sia esso diagnostico o terapeutico, è necessaria una legge dello Stato, che in questo caso non esiste. Quindi, un medico o un direttore sanitario che dichiara “se non indossi la mascherina non entri” o “se non fai il tampone non ti opero” sta commettendo un abuso gravissimo, un reato che, nell’ipotesi più lieve, è configurabile come tentata violenza privata, e nell’ipotesi più grave, quando si tratta di interventi urgenti, come omissione di soccorso.
Sul mio sito e sul canale Telegram ho pubblicato uno schema di diffida che si può inviare a queste strutture. È possibile scaricarla liberamente; chiunque lo desideri può inserire i propri dati e inviarla. A mia volta sto inviando diffide a varie strutture di questo genere. L’altro giorno ho pubblicato il caso di una mia cliente che, fortunatamente, si è risolto in modo molto positivo: non le permettevano di entrare senza mascherina per andare a trovare la madre ricoverata in una RSA. Ricevuta la diffida, evidentemente qualcuno si è reso conto della gravissima illegalità nella quale si trovava la struttura che continuava a imporre la mascherina, e a quel punto si è risolto tutto, tanto che anche gli stessi dipendenti hanno smesso di indossarla. Quindi, per fortuna, la situazione si è risolta. Tuttavia, la situazione generale è molto variegata: ci sono persone semplicemente ignoranti che non sanno qual è la situazione legale, altri che sono fanatici della mascherina e del tampone, e direttori sanitari che si inventano poteri che non hanno, emanando direttive aziendali in cui impongono a tutti l’uso della mascherina. Abbiamo quindi una situazione caotica, anche a causa del Ministero, che il primo luglio ha emanato una circolare che non ha alcun valore legale; è solo una lettera, come abbiamo detto tante volte. Tuttavia, così non viene interpretata dalle pubbliche amministrazioni, e poiché la circolare raccomanda ai direttori sanitari di valutare se prevedere l’uso della mascherina, questa viene interpretata come se ci fosse un obbligo previsto dal Ministero. In realtà, ciò che i direttori sanitari e i medici possono fare è raccomandare qualcosa. Quante volte un medico dice di non fumare, eppure uno può scegliere di fumare lo stesso, perché la bellezza della vita sta nella libertà: non siamo costretti a fare quello che ci dice il medico. Purtroppo, però, questi ultimi quattro anni hanno instaurato un nuovo rapporto distorto con le professioni sanitarie, in cui purtroppo esiste una quantità considerevole di professionisti sanitari convinti di essere diventati piccoli dittatori, capaci di imporre trattamenti sanitari a loro piacimento. Chi si trova in questa situazione deve cercare di gestirla al meglio possibile.
La diffida è una lettera da inviare alla RSA, disponibile anche sul sito www.difendersiora.it. Il vademecum su mascherina e tamponi è aggiornato con le ultime novità; da lì è possibile scaricare la diffida che ognuno può inviare per conto proprio. Ovviamente, va integrata con i dati personali del paziente e della struttura sanitaria che sta imponendo tali misure. Spesso la diffida inviata dall’avvocato ha un effetto più incisivo, ma ho ricevuto molte testimonianze di persone che hanno semplicemente utilizzato il modello che ho redatto, riuscendo a far cessare queste imposizioni. Tante altre associazioni e organizzazioni stanno facendo la stessa cosa, non sono solo io; ci sono molti che stanno iniziando a dire basta, perché le norme che disciplinano la somministrazione di trattamenti diagnostici e sanitari non consentono di imporli. Il medico può suggerire, proporre, può dire che secondo lui è meglio fare il tampone, ma se il paziente non vuole farlo o non vuole indossare la mascherina, il medico deve accettare la decisione del paziente e non può imporre nulla”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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Per non dimenticare: Evidenze scientifiche per l’uso delle mascherine. Per il Cts non ci sono, ma sono consigliate dagli organismi internazionali
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