Mascherine e tamponi imposti al personale sanitario, se ci si rifiuta si rischiano sanzioni disciplinari e il licenziamento, anche se non è legale, l’analisi dell’avv. Fusillo

Se la direzione sanitaria impone l’uso della mascherina ai medici, come possono questi ultimi rifiutarsi?

“La situazione dei medici, e in generale del personale delle cliniche e degli ospedali, è purtroppo molto diversa”, spiega l’avv. Alessandro Fusillo. “Non perché abbiano ragione, attenzione: la direzione sanitaria non può imporre l’uso della mascherina o del tampone a chiunque, né agli utenti del servizio né tantomeno ai propri dipendenti, perché non ha alcun senso, esattamente come non si può imporre un siero o altri trattamenti sanitari. Qual è il problema? Il problema è che la disobbedienza rispetto a una specifica direttiva aziendale, come l’utilizzo della mascherina, è stata più volte utilizzata dalle strutture sanitarie per costruire contestazioni disciplinari, che in alcuni casi sono sfociate anche nel licenziamento.

Ci sono molti che hanno detto: “Non me ne importa niente, mi licenziassero, io non sono un pagliaccio che si fa imporre l’utilizzo della mascherina.” Ci sono moltissimi professionisti che hanno lasciato l’Italia perché ritengono che non sia più un Paese adatto per esercitare questa professione. Ho vari clienti che hanno fatto questa scelta. Tuttavia, c’è un rischio da considerare, soprattutto tenendo conto che, al momento, l’orientamento prevalente dei magistrati è favorevole ai datori di lavoro che si inventano queste follie. Se mi chiedi se questa cosa è legale, ti dico di no, non è legale, è una cosa che non ha alcun fondamento né in cielo né in terra. Ma d’altro canto, stiamo vivendo un periodo in cui la legalità, a partire da quella costituzionale, non sembra più importare ai magistrati.

Nel caso dei lavoratori, bisogna valutare questa situazione con molta più attenzione rispetto a quanto potrebbe fare un paziente o un utente delle strutture, perché il rischio è quello delle contestazioni disciplinari e potenzialmente anche di un licenziamento. Il licenziamento, poi, è illegittimo dal punto di vista legale, ma una cosa è avere ragione, un’altra cosa è ottenere che questa ragione venga riconosciuta. E questo riconoscimento deve venire da uno di questi magistrati, che nella stragrande maggioranza dei casi, come ben sappiamo, lavorano in un certo modo”.

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