Cos’è la guerra cognitiva spiegata direttamente dalla Nato

Pubblichiamo un testo tratto dal Primo incontro scientifico della Nato sulla guerra cognitiva, che si è tenuto a Bordeaux nel giugno 2021. Questa prima iniziativa si è concentra sulla cognizione umana, i suoi punti di forza e di debolezza, la sua organizzazione collaborativa per la decisione militare, la sua rendicontazione e la dipendenza dalla tecnologia digitale e dalle sue dimensioni sociali e politiche. L’iniziativa funge da punto di partenza per successivi incontri di approfondimento, su iniziativa di CSO e ACT, invitando Scienziati delle diverse Nazioni dell’Alleanza a contribuire al progresso della scienza della Guerra Cognitiva.

“La guerra cognitiva è combattuta sul campo di battaglia della mente umana”, scrive la Nato. “Gli obiettivi tattici o strategici vengono raggiunti perseguendo la guerra con altri mezzi. Questo metodo di guerra sfrutta direttamente i progressi della tecnologia digitale, applicata sia a livello individuale che di rete, per manipolare l’ambiente psicologico, sociale e informativo. Ciò modella non solo ciò che le persone pensano individualmente e in gruppo come social network, ma influenza anche il modo in cui agiscono e interagiscono collettivamente. Lanciata da un avversario sofisticato, la guerra cognitiva manipola rappresentazioni o credenze individuali e di gruppo con l’effetto desiderato di amplificare comportamenti e azioni mirati a favore dell’avversario. Perseguita al massimo, la guerra cognitiva ha il potenziale di destabilizzare società, organizzazioni militari e fratturare alleanze.
La guerra cognitiva si ottiene integrando capacità informatiche, informative, psicologiche e di ingegneria sociale. Sfruttando la tecnologia dell’informazione, cerca di creare confusione, false rappresentazioni e incertezza con un diluvio di sovrabbondanza di informazioni o disinformazione. Ciò si ottiene concentrando l’attenzione su falsi obiettivi, provocando distrazione, introducendo false narrazioni, radicalizzando gli individui e amplificando la polarizzazione sociale per raccogliere gli effetti cognitivi necessari per raggiungere obiettivi a breve e lungo termine.
La sensibilità alla guerra cognitiva solleva molte domande e preoccupazioni per l’Alleanza. Come proteggersi da tali attacchi? Ciò richiede la comprensione di ciò che rende determinati individui o gruppi più o meno suscettibili alla manipolazione cognitiva mirata. Sono necessarie nuove capacità per combattere l’aumento delle automazioni in rete (ad esempio, botnet) che distorcono e manipolano la sfera dell’informazione. Come rilevarlo? Una superficie di attacco così ampia richiede la correlazione di nuovi segnali di allarme attraverso la rete sociale, informatica e informatica per rilevare tali attacchi. Come attribuire tali attacchi a un particolare avversario è difficile. In definitiva, la guerra cognitiva ci costringe a comprendere la cognizione umana e l’azione sociale collettiva. Come arriviamo alle nostre conclusioni e, ad esempio, elaboriamo l’incertezza semantica, l’illusione provocata, la distorsione percettiva, la saturazione dell’attenzione, i disturbi dell’apprendimento, i bias cognitivi, la memoria di lavoro o la memoria a lungo termine? Ma la cognizione è anche collaborativa e propositiva nei nostri sistemi sociali con processi decisionali condivisi, e in particolare nelle democrazie. Come si ottiene la comprensione condivisa, soprattutto nei social network, e perché è particolarmente fragile e suscettibile alla manipolazione? Sia individuale che collettiva, la cognizione corrisponde a tutti i processi che vengono mobilitati per modellare la nostra comprensione del mondo, prendere decisioni e agire di conseguenza.
Articoliamo il nostro mondo moderno come pieno di pensiero umano e di macchine, che esprimono o esprimono la circolazione di pensieri e programmi. La convivenza tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale è al centro di questo dibattito che ci costringe a concepire la guerra come un ibrido, con i nostri pensieri e le nostre società sempre più modellati dalle macchine. La guerra cognitiva è già qui e i capitoli principali sono già in fase di scrittura a causa della crescente convergenza di persone, informazioni e tecnologia attraverso i nostri social network. Le linee di tendenza includono interfacce tecnologiche che facilitano l’integrazione uomo-sistema, nuove capacità per aumentare il processo decisionale umano, crescente automazione con controlli di sistema dell’errore umano (ad esempio, guida) e intelligenza artificiale che supera i limiti dei programmi, autonomia degli attori digitali assistiti o di macchine arricchite dal pensiero umano.
In definitiva, dobbiamo affrontare noi stessi e l’ambiguità della cognizione umana e dell’azione sociale. La cognizione è poco conosciuta, eppure rivendica una forma di competenza ingenua. Tutti tendono a pensare di controllarlo e di sentirsi protetti. La consapevolezza arriva spesso troppo tardi; è assolutamente necessario cercare di anticipare gli attacchi cognitivi per prevenirli”.

Qui trovate il documento della Nato sulla guerra cognitiva

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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