Depressione: come si sente chi ne soffre

“La gente, tranne quegli sventurati che ci sono passati in prima persona, non ha la più vaga idea di cosa sia la depressione. E sembra fare di tutto, quando incappi in questa stronza di malattia, per farti sentire più solo e disperato”, così scrive Salvo Toscano, un uno dei suoi ultimi gialli, Una famiglia diabolica (lo trovate qui) . Mai definizione fu più azzeccata.

“Ti fissano, ti concedono una smorfia, e poi ti invitano a reagire, a darti una mossa, a non pensarci. E tu ti senti come uno inchiodato al letto con il bacino fratturato che riceve in continuazione inviti per andare a giocare a pallone. Solo che, cazzo, non ce l’hai un’ingessatura da sbattere in faccia a questa pletora di mentecatti, perché è questo che tutti indistintamente ti sembrano. Non puoi cacciare fuori dall’ascella un termometro che segna 40 – ospedale!, diceva la buonanima di Troisi a Leonardo da Vinci – e fargli vedere quanto stai male.

Non ci sono pustole, piaghe, cicatrici o scottature che gli altri possano vedere o toccare come san Tommaso, furbo lui, niente che possa accontentare i loro sensi: tutto l’abisso nero in cui sei sprofondato mani e piedi, quella ragnatela asfissiante che la tua stessa mente, implacabile boia, tesse ogni giorno attorno a te, è invisibile e incomprensibile agli altri.

Solo tu la vedi, la senti, la tocchi e ci muori dentro. Depressione da trauma si chiamava la mia.”

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