“Non si sa dire altro che “più galera”. Un ritornello sempiterno, che riempie la bocca e strappa sempre qualche facile applauso. Ma che non serve a niente, se non a far scoppiare le prigioni, che sono posti orrendi, in cui ci si ammazza a raffica – anche se nessuno vuol sapere quanta gente si impicca in cella ogni anno – e da cui troppe volte si esce peggiori di come si è entrati.
Ma i soloni a digiuno di qualsiasi conoscenza non lo sanno, insistono a cantare il ritornello delle pene più severe.
Che porta con sé un altro obbrobrio che devasta vite, ossia i processi lunghi.
Perché più alta è la pena edittale di un reato, più a lungo puoi tenere un cristo sotto processo per il medesimo.
E a nessuno frega niente se poi, magari dopo anni e anni di quel processo, tutto finisce con un’assoluzione, lasciando cicatrici indelebili in chi per tutto quel tempo ha vissuto dovendosi difendere da un’accusa infamante.
Non importa a nessuno, perché alla fine, se ti assolvono, i più pensano che sei uno che l’ha fatta franca, perché un buon motivo per portarti alla sbarra doveva pur esserci. Invece tante volte il motivo non c’è, e chi fa il mio lavoro lo sa bene.
E se non frega niente a nessuno degli innocenti, figurarsi dei colpevoli.
Ma un processo lunghissimo è già una pena in sé, ingiusta anche per il reo, che si becca la punizione per il crimine quando già la sua vita è stata stritolata da anni di udienze.
Roba che magari non fa né caldo né freddo ai criminali abituali, ma che può fare a pezzi un incensurato, che così viene punito due volte.
Poco importa, perché tutti vogliono solo punire.
E punire.
E punire.
Che è una cosa che fa star bene, perché guardare alle colpe degli altri distoglie dall’incomodo di farsi un bell’esame di coscienza sulle colpe proprie. E su questi e altri miserabili pilastri si regge questo palazzo sbilenco, storto come un dipinto surrealista, che è il sistema della giustizia penale italiana.”
Tratto da “La lama dell’assassino . Le indagini dei fratelli Corsaro Vol. 10, di Salvo Toscano. Lo trovate qui.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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