De Donno: salvava i pazienti con il plasma dei guariti. Lascato solo perché ha avuto il coraggio di parlare

Nel giorno della ricorrenza della morte, di un suicidio, che per alcuni forse non è tale, vogliamo ricordare l’uomo, il medico, Giuseppe De Donno. In piena pandemia salvava le persone con il plasma dei guariti. La sua cura fu dapprima osteggiata, poi ridicolizzata, poi vietata dallo Stato Italiano. Oggi studi scientifici certificano come davvero, anche allora, guariva le persone. Il 28 luglio 2021 il suo corpo è stato trovato senza vita.

“Ora, che è evidente (la verità), ringrazio chi comunque ha il coraggio di parlarne”, Paolo Sceuda in un post sul suo canale Telegram lo rigrazia, e assieme a lui chi ha avuto il coraggio di parlare.

“Sarebbe interessante capire se gli altri tacciono per ordini superiori e se hanno messo da parte chi, per primo, ha denunciato le menzogne del potere perché, in una società di mediocri, l’eccellenza imbarazza anche loro…

A me pare sempre di più che, oggi, si vogliano incoronare eroi i mediocri e quelli che si sono risvegliati solo quando li hanno toccati personalmente… scoprite da soli a chi mi riferisco.

Parlo di chi ha voltato le spalle, di chi sulla coscienza dovrebbe avere il peso della morte di uomini come De Donno, che è stato lasciato solo da chi prima lo ha usato!”

De Donno aveva 54 anni e si era dimesso dall’ospedale di Mantova ai primi giorni di giugno per cominciare, lo scorso 5 luglio, la nuova professione di medico di base a Porto Mantovano. Ancora non sono chiare le circostanze del suicidio e nemmeno le motivazioni. L’ex primario viveva con la moglie Laura e due figli, Martina, consigliere comunale a Curtatone, e Edoardo. Molti gli attestati di cordoglio da parte di molti cittadini attoniti per la scomparsa, che hanno ricordato De Donno per aver “salvato molte vite” con la sua terapia. De Donno, assieme a Massimo Franchini, primario della Immunoematologia e Trasfusionale del Carlo Poma, aveva iniziato a trattare i pazienti affetti da Covid che arrivano ormai stremati al Poma con la terapia del plasma iperimmune. In brave questa pratica era diventata nella primavera dello scorso anno l’unica arma contro il coronavirus, almeno nelle fase iniziali della malattia. In poco tempo diventò il primario più conosciuto d’Italia, conteso com’era da giornali e trasmissioni televisive. Non tutti, però, nel campo della medicina ne erano convinti e così su De Donno si scatenarono tante polemiche. Lui, però, tenne duro e riuscì ad ottenere una sperimentazione del suo metodo con l’università di Pavia. Alla fine, però, la medicina ufficiale non ritenne che quello fosse la cura più indicata per il Covid, anche se in molti guarirono legandosi per sempre con eterna gratitudine al primario mantovano. Giuseppe De Donno diventò primario facente funzione delle Pneumologia del Carlo Poma nel settembre del 2018 e poi nel dicembre dello stesso anno vinse il concorso da primario effettivo. De Donno era conosciuto anche al di fuori degli ambienti ospedalieri per essere stato in passato vice sindaco di Curtatone. Diploma al liceo classico, conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia all’università di Modena con 110 e lode. Dopo gli studi universitari ha completato la sua formazione attraverso diversi corsi di perfezionamento in fisiopatologia e allergologia respiratoria raggiungendo la specializzazione nel 1996. Dal 2010 al 2013 fu responsabile della struttura semplice “Programma di assistenza domiciliare respiratoria ad alta intensità per pazienti dipendenti della ventilazione meccanica domiciliare” e nel 2013 diventò dirigente medico della struttura complessa di Pneumologia e Utir (unità intensiva respiratoria) dell’Asst Carlo Poma.

Sgomento il sindaco di Curtatone, Carlo Bottani, amico intimo del medico, appena saputa la notizia della sua morte si fa interprete del sentimento di un’intera comunità sotto shock: “Giuseppe era una persona straordinaria – ha detto tra le lacrime -. Ho avuto il privilegio di essere al suo fianco nella prima fase del lockdown e ho visto quanto si è speso per i suoi pazienti. la storia lo ricorderà per il bene che ha fatto”.

Si adesso è certificato la sua terapia funzionava e funziona. Dedichiamo oggi un pensiero all’uomo, al medico, che non ha avuto paura di parlare e di agire in scienza e coscienza per salvare i suoi pazienti.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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