“La tecnologia è una gran comodità e una trappola … per il tuo bene”, è questo che vogliamo?, Silver Neruti

“La tecnologia è una gran comodità, è inutile negarlo. Pensate quando non c’era il cellulare, che uscivamo di casa e dovevamo dire dove ci avrebbero trovato in caso di bisogno. Se mi cercano sono da Giovanni. Oppure si chiamava il bar e il barista diceva a gran voce, c’è Mario Rossi qui? Sì sono io, la vogliono al telefono. La maggior parte delle macchine non aveva il servo sterzo e il servo freno. I muscoli che ci siamo fatti col volante e la sensibilità del piede lo sappiamo solo noi. Il riscaldamento iniziava a farsi sentire quando eri già arrivato a destinazione e l’aria condizionata era creata da un deflettore che si poteva ruotare poco o molto. Sui treni c’era ancora la terza classe, coi sedili di legno duri e freddi come il marmo.

I motorini avevano ancora la messa in moto a pedale, molti stinchi se lo ricordano ancora. La tv aveva tre canali a mano e in bianco e nero, poi si è evoluta, ha partorito i colori e il telecomando col quale potevi scegliere fra ben 6-7 canali. Poi l’evoluzione ha ingranato la quarta e anche il personal computer, che era per pochi data center, iniziò ad entrare nelle nostre case, dal Commodore 64 al VIC-20, l’Amiga, lo ZX Spectrum, poi man mano dal gioco sono passati al gestionale, alla grafica, alla comunicazione e in men che non si dica è arrivato Internet. E il computer è diventato parte integrante della nostra vita. Ci ha aperto un mondo di informazioni che prima avevamo circoscritto al nostro quartiere, alle chiacchere da bar o per sentito dire. Abbiamo cominciato a frequentare siti Internet dove trovavi informazioni e ti facevi le tue idee che rimanevano tue.

Poi sono arrivati i forum di discussione dove potevi finalmente interagire, dire la tua opinione con un nickname, uno pseudonimo. Scrivevi una cosa e qualcuno ti rispondeva, anche due o tre giorni dopo. E magari ci litigavi pure. E allora interveniva il moderatore che per avere quel titolo doveva essere super partes, moderare i termini e placare gli animi. E poteva fregarsi del potere supremo di bannare gli utenti più molesti. Poi arrivò la svolta, i social network, che all’inizio mettevano in contatto amici veri, con nome e cognome, persone che non vedevi da tempo e che a loro volta avevano nei contatti amici in comune che non vedevi da tempo. Geniale! Internet era diventato uno strumento di ritrovo, dove potevi interagire in tempo reale, condividere una marea di cose che potevi far vedere solo a chi volevi tu, perché potevi gestire finalmente la tua privacy.

Un’arma micidiale che in poco tempo trasformò i social in perfetti asocial e pensare che quando l’intelligenza occupava ancora buona parte della scatola cranica avevamo nome, cognome, telefono e indirizzo negli elenchi, disponibili ovunque, anche nelle cabine pubbliche. E il massimo che rischiavi era uno scherzo telefonico. Poi, in nome della privacy, la gente terrorizzata fece cancellare il proprio numero, mentre sui social pubblicava nome, cognome, indirizzo e quando andava in vacanza lasciando la casa libera. La social divenne lo strumento principale, sempre connesso per pubblicare cosa pensavi, cosa stavi facendo, le foto di famiglia, delle vacanze, potevi taggare le persone, pubblicare video in diretta e sfidare gli amici in giochi online, senza loro consenso, per diventare sindaco di Sin City o per guadagnare sementi nell’orto di Farmville.

In realtà eravamo già rincoglioniti prima dei social, solo che non sapevamo come farlo sapere a tanta gente. Social network presero sempre più piede aiutando chi rimaneva indietro, chi non aveva fantasia, con messaggi precompilati. Saluta i tuoi amici, invita ad Katsum, saluta ad Minkium, frasi famose, video buffissimi, teneri gattini e buongiornissimi. E via di notifiche, ad ogni bip bip vedevi spuntare decine di cellulari dalle tasche e dalle borse per sapere chi aveva interagito con un cuoricino, con un like. Ah, e non si chiamavano più nemmeno cellulari, adesso avevamo lo smartphone, con decine, centinaia di applicazioni per ogni scopo, dal giochino retro al contapassi, dal gestionale di borsa all’app che può spiare, attivare il microfono, la fotocamera e sapere la tua posizione senza che tu te ne accorga. E tra notifiche e app nessuno ha fatto caso che nel frattempo dal proprio smartphone non puoi più fare una cosa semplice non puoi più togliere la batteria ah si lo puoi spegnere? si è spento per te io ero più sicuro quando facevo così piuttosto che quando faccio così ma è una questione di gusti ormai questo è diventato parte integrante della nostra vita un un prolungamento della mano e chi non ce l’ha è tagliato fuori dalla società.

Con questo puoi attivare servizi, pagare, confermare con impronta digitale, puoi accedere ai tuoi account social che richiedono la sicurezza a due fattori, i social. Per entrare nella tua banca online ti basta la user e la password, mentre il social ti chiede la sicurezza a due fattori. Se il tuo router cambia IP non ti basta accedere con la solita email e password al tuo solito smartphone, devi farti mandare un SMS con un codice che devi digitare per entrare nei tuoi social dove scrivi minchiate e pubblichi gattini e il buongiorno per tutto il giorno. Questa è la tecnologia! Operatori telefonici che ti chiamano tre volte al giorno per farti cliente e poi quando hai bisogno tu? Per l’assistenza digiti 1, ora digiti 2, poi digiti 7, prema cancelletto, attenda. La tecnologia che considera normale che qualcuno che non conosci ti chiami al numero che non gli hai dato per offrirti qualcosa che non ti serve e se dici che non lo vuoi devi pure spiegare il perché.

O come l’applicazione Hit Alert, apparsa sui nostri telefoni senza che nessuno ci abbia avvisati. Quella tecnologia che per la tua privacy sa un po’ troppe cose tipo… Ciao, è da un anno che non rinnovi la password, proteggi i tuoi dati, imposta una nuova password. E perché dovrei, visto che in un anno nessuno è riuscito a scoprirla? Vuol dire che è già sicura, no? Tecnologia e privacy non sono mai andate d’accordo. Perché dovrebbero farlo ora? Ora che vogliono installare telecamere le camere di sicurezza, per il tuo bene, il riconoscimento facciale, per il tuo bene, il microchip, per il tuo bene. Vi ricordate quando vi obbligavano ad aprire un conto in banca, poi a tenere i soldi in banca perché dovevi usare le carte, poi però se volevi andare in banca avevi bisogno di un green card e quando avevi ottenuto il green card potevi entrare solo mascherato e quando finalmente eri dentro e volevi i tuoi soldi ti chiedevano pure cosa ne dovevi fare. Il motivo per cui vogliono abolire il contante non è la lotta all’evasione fiscale, è l’ennesimo regalo alle banche. Vogliono far sì che ogni transazione sia mediata da loro e che ogni conto possa un giorno venire chiuso come si chiudono i profili social per chi dissente, con un click. E dopo tutte queste imposizioni, per il tuo bene, vogliono importi anche l’auto elettrica, per il tuo bene, perché ti fa risparmiare, perché ti conviene. Ma se l’elettrico fosse veramente conveniente, non ci sarebbe alcun bisogno di obbligare l’acquisto con una legge.

Sarebbe il mercato stesso a essere conquistato. Se così non avviene, è perché o non è così conveniente, oppure perché ci sono delle zone oscure che lasciano troppi dubbi. Il passaggio dal cavallo all’auto non è stato un obbligo, ma una naturale evoluzione. Quindi perché adesso invece si vuole obbligare? Siamo già entrati nell’era dell’obbligo tecnologico. Oggi quasi tutto si può ottenere attraverso un computer o uno smartphone. Online puoi ordinare una cena, acquistare un selfie stick dalla Cina, una tastiera dalla Svizzera, un orologio dal Tennessee o dall’Arizona, una sveglia da…

Oh, dov’è che l’ho comprata questa? un tappeto dalla Turchia, una borsa fotografica, un libro scritto, corretto, impaginato e venduto online? Tutto semplicemente su ebay, alibaba, zalando, banggood, temu, aliexpress, etsy, juke, vintage o il più famoso amazon. Quello che analizza i tuoi dati, ascolta le tue conversazioni, impara quali sono i tuoi gusti e studia le tue abitudini con l’unico scopo di sapere quando non sei in casa per far venire il corriere col pacco che hai ordinato. Questa è la tecnologia che vogliamo?

O quella che ci vogliono imporre? Alexa, accendi la luce. Non sono Alexa, sono Siri. Siri, accendi la luce. Fattela accendere dalla tua amichetta Alexa. Minchia, pure suscettibile. Ti ho sentito”.

Silver Neruti

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Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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