Accademici canadesi si schierano a favore del suicidio assistito “in circostanze sociali ingiuste”

“Scegliere la morte in condizioni ingiuste: speranza, autonomia e riduzione del danno”, così titola lo studio di due accademici canadesi.

Lo scorso anno la rivista britannica The Spectator titolava: “Perché il Canada sopprime i poveri?” La risposta di alcuni esperti di bioetica sembra essere: perché no? Qui trovate lo studio (https://jme.bmj.com/content/early/2023/04/25/jme-2022-108871.full)

“In questo saggio”, scrivono, “consideriamo le questioni derivanti dai casi in cui le persone richiedono assistenza medica in caso di morte (MAiD) in circostanze sociali ingiuste. (…) Consideriamo e respingiamo le argomentazioni secondo cui l’autonomia delle persone che scelgono la morte nel contesto dell’ingiustizia è necessariamente ridotta, o limitando le loro opzioni per l’autodeterminazione, attraverso la loro interiorizzazione di atteggiamenti oppressivi o minando la loro speranza al punto che si disperano (…) utilizziamo un approccio di riduzione del danno, sostenendo che anche se tali decisioni sono tragiche, la morte assistita dovrebbe essere disponibile”.

Per due bioeticisti dell’Università di Toronto, quindi, l’eutanasia dei poveri dovrebbe essere socialmente accettabile.

È inaccettabile, sostengono, costringere persone che si trovano già in circostanze sociali ingiuste ad attendere che tali condizioni sociali migliorino, o che la possibilità di carità pubblica si verifichi ma in modo inaffidabile quando casi particolarmente dolorosi diventano pubblici, è inaccettabile. Un approccio di riduzione del danno riconosce che la soluzione raccomandata è necessariamente imperfetta: un “male minore” tra due o più opzioni meno che ideali.

.”Un modo per rispondere a questi casi è: ‘Beh, chiaramente allora, l’assistenza medica nella morte non dovrebbe essere disponibile per loro'”, ha detto Mullin in un’intervista. “Semplicemente non pensiamo che il fatto che le condizioni sociali stiano contribuendo a rendere le loro vite intollerabili significhi che non hanno i mezzi per fare quella scelta. Le persone possono determinare da sole se vale la pena vivere la propria vita e dovremmo rispettarlo”.

Cominciò così, con i medici e la morte compassionevole per anziani e disabili.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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