Gli esperimenti sugli esseri umani delle case farmaceutiche sono iniziati con il nazismo

“Buchenwald, che era diventato un vero e proprio «laboratorio dell’industria farmaceutica»”, scrive Giulio Meotti nel suo ultimo libro, Ippocrate è morto ad Auschwitz: La vera storia dei medici nazisti. 

“«Gli esperimenti sugli esseri umani devono essere mirati a…». Così scriveva Albert Demnitz, il manager dell’azienda farmaceutica Behringwerke, che dopo la guerra andrà a insegnare all’Università di Gießen.

“Lì sorgeva il Blocco 46, il Centro sperimentale per il tifo. Aveva buoni letti, sale luminose, coperte di trapunte. Era il luogo più confortevole e atroce del campo. Il personale medico, sottoposto a una rigorosa disciplina, aveva molti vantaggi. Anche i pazienti dovevano essere trattati come i soldati tedeschi, perché gli esperimenti potessero essere significativi. Un regime alimentare speciale: latte, burro, pane, zucchero, marmellata, uova, fiocchi d’avena… In quel «bosco dei faggi» che divenne Totenwald, il «bosco dei morti», alcuni fra i migliori medici della Germania, la nazione che fino ad allora aveva vinto il maggior numero di premi Nobel e che era l’avanguardia della medicina e della scienza nel mondo, commisero il più allucinante crimine medico che la storia ricordi. Un giorno si presentò al campo Eugen Gildemeister, il presidente del Robert Koch-Institut, coinvolto negli esperimenti per arrivare a un vaccino contro il tifo condotti sui prigionieri di Buchenwald”.

Il campo è stato costruito in uno dei luoghi più belli e significativi della storia tedesca, la “Collina dell’Ettersberg, Germania. In basso, Weimar e la sterminata foresta della Turingia, pascoli e case dai tetti spioventi, campanili sottili, strade bianche, meli fioriti ed Eisenach, il castello di Wartburg, dove Lutero si ritirò per tradurre la Bibbia dopo la Dieta di Worms. È lo scenario che trasuda storia civile e culturale in cui il genio tedesco seppe toccare le vette della più alta creazione. Su quell’altura vennero meditando Herder e Schiller. L’Ettersberg è visibile anche da Villa Silberblick, dove trascorse gli ultimi anni Friedrich Nietzsche, il filosofo della «morte di Dio» e del superuomo. A Weimar è nato il Bauhaus e ha vissuto Bach. La città è stata la capitale culturale d’Europa nel 1999. La fragile Repubblica tedesca, la Repubblica di Weimar, cercò in quelle memorie così ricche di cultura e lumi gli auspici della sua nuova vita. Anche Adolf Hitler adorava il posto, visitandolo decine di volte e cercando di fare della città di Franz Liszt una sorta di luogo sacro al Volk tedesco. I nazisti decisero di costruirvi Buchenwald, il «bosco dei faggi». Sul portone spicca ancora, in ferro battuto, il motto evangelico col quale irridevano i deportati: «Jedem das Seine», a ciascuno il suo”.

«qui c’è riposo, ma non pace», scrive Steiner”.

Per non dimenticare…

Ippocrate è morto ad Auschwitz: La vera storia dei medici nazisti lo potete trovare qui

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