Questo articolo risponde ad alcune obiezioni, serie e ben argomentate, avanzate all’analisi che ho effettuato sui dati di mortalità in UK riportati dall’ONS, l’Istituto Nazionale di Statistica del Regno Unito. I numeri indicano che i vaccinati registrano tassi di mortalità generale più alti (a volte molto più alti) dei non vaccinati. Si tratta di un elemento, come spiegavo, tale da provare in maniera definitiva la letalità dei sieri Covid, in quanto rivela che essi causano un numero di reazioni avverse mortali superiore a quello dei decessi che consentono di risparmiare sul Covid. Inserisco di seguito il link al mio articolo originario, il link all’articolo con cui ho risposto alle frasi scomposte e manipolatorie con cui Butac pretendeva di screditare la mia analisi, e quello che riporta alle obiezioni cui ora risponderemo.

https://sfero.me/article/istituto-nazionale-di-statistica-regno-unito-la-prova-definitiva-della-letalita-dei-sieri-covid

https://sfero.me/article/per-butac-far-conoscere-i-dati-di-mortalita-uk-e-malinformazione-la-mia-risposta-al-suo-goffo-tentativo-di-censura

https://www.linkedin.com/posts/alessandro-vitale-54039b11_manipolare-con-cura-i-dati-specie-quelli-activity-6967390715651731457-v9kv/?utm_source=share&utm_medium=member_desktop&fbclid=IwAR0s6OZMaCrTgOqzw8vHRZpL8kDK1zTzHzziAB_BCbl4Bii0ur_2h5otcaA

Se ben intendo, queste obiezioni, postate su Linkedin dal professor Alessandro Vitale, sono da attribuirsi in realtà a Massimiliano Politano, Andrea Palladino, PhD e Alessio Rebola, persone di cui ignoro la professionalità specifica ma che immagino, definendomi nel loro pezzo “biostatistico improvvisato”, essere loro biostatistici meno improvvisati, forse esperti proprio in questa materia. Per quanto riguarda la mia supposta improvvisazione rimando i miei interlocutori a quanto ho esposto nell’articolo di risposta a Butac e passo direttamente ai contenuti.

La prima obiezione

I miei interlocutori partono qualificando il mio articolo come una “bufala gigantesca”. La motivazione sarebbe la seguente. “Sebbene nel sito ONS ci sia scritto a caratteri cubitali: <<Le mortalità standardizzate non sono equivalenti all’efficacia del vaccino e sia la mortalità Covid 19 che quelli non Covid 19 possono essere influenzate da altri fattori, come lo stato di salute e le variazioni di tassi di mortalità nel corso dell’anno>>  l’improvvisato statistico si cimenta a confrontare gruppi altamente disomogenei di persone, cioè non vaccinati vs. vaccinati con prima, seconda, o terza dose a vari livelli temporali.”

Analizzo questa obiezione dividendola in punti.

Mi si consenta premettere che in un’analisi numerica l’oggetto devono essere i numeri stessi, non i commenti che l’ente fornisce su questi. Basterebbe altrimenti un Butac qualsiasi, si leggono due righe e la questione è chiusa. Basarsi sui commenti piuttosto che sui numeri che ne dovrebbero stare alla base, senza andare a verificare la congruità dei due elementi, è un po’ come un giudice che assolvesse l’imputato sulla base del suo proclamarsi innocente senza verificare se le prove che sono state raccolte confermano questa sua affermazione.

Ecco i tre specifici appunti mossi alla mia analisi.

1 Non avrei considerato che l’ONS afferma che le mortalità standardizzate non sono equivalenti all’efficacia del vaccino.

Il mio articolo riporta un fatto: i tassi di mortalità UK indicati dall’ONS si rivelano più alti per i vaccinati. Nel pezzo non interpreto questo dato come prova di inefficacia dei sieri ma come prova della loro letalità. Spiego che, indipendentemente dalla loro efficacia o inefficacia, dal momento che il dato totale per i vaccinati è negativo, i decessi per reazioni avverse ai sieri devono essere di più dei morti Covid che questi fanno risparmiare. Più, al contrario, i sieri sono efficaci, più cioè risparmiano morti Covid, più ne consegue un numero ancora più pelevato di reazioni avverse mortali, tali da ribaltare la situazione sulla mortalità complessiva. Difendendo l’efficacia dei sieri, di cui ripeto il mio pezzo non si occupa, si finisce così per provare che questi sieri sono mortali a livelli inquietanti.

2 Non avrei considerato che l’ONS afferma che i tassi di mortalità generale possono essere influenzati da altri fattori (oltre al vaccino) come lo stato di salute e le variazioni di tassi di mortalità durante l’anno.

La parte iniziale dell’affermazione è generica e in quanto tale del tutto condivisibile: i tassi di mortalità generale possono essere influenzati da altri fattori oltre ai vaccini. Tuttavia è bene chiarire un aspetto di metodo: davanti a una tesi che spiega agevolmente tutti gli elementi in gioco, chi sostiene che ci possa essere “altro” a spiegarli, ha l’onere di dire che cosa sia questo “altro” e di provare che questo “altro” motiva di più e meglio i dati. Dire in maniera generica e astratta che ci potrebbe essere “altro” a spiegare, si rivela altrimenti un’affermazione del tutto apodittica, applicabile a qualsiasi fenomeno. Si potrebbe ad esempio sostenere che non sia la forza di gravità a far cadere gli oggetti verso il basso ma “altro”. Vi accontentereste di questa affermazione per ritenere superata la teoria che spiega senza sbavature che è la forza di gravità a far cadere i corpi?

Tuttavia né l’ONS né i miei interlocutori provano a dire questo “altro” cosa potrebbe essere. Provo quindi a fare io quanto mi sarei aspettato da loro, cercando di rispondere alla seguente domanda: “In questo caso concreto esistono davvero altri fattori tali da spiegare perché i vaccinati muoiono di più dei non vaccinati? Se sì, quali?”

L’elemento di gran lunga più impattante sulla mortalità è l’età anagrafica. Per dare un’idea, gli stessi dati ONS ci dicono che anche mettendo insieme tutte le persone decedute da 0 a 79 anni si è ancora ben lontani dal raggiungere i numeri dei deceduti delle sole classi degli ottantenni e novantenni. Ma il fattore età non impatta nel caso in questione, l’età è già stata normalizzata dall’ONS. Non può quindi giustificare la differenza di mortalità.

Tra gli altri elementi di possibile impatto vi sono l’etnia e la zona geografica. In questo caso entrambe non rilevano in quanto sono le medesime tra vaccinati e non. Allo stesso modo non rilevano altri fattori quali incidenti, gli stili di vita, il sesso, per i quali non c’è ragione di ritenere, viste le amplissime dimensioni degli universi considerati, tali da annullare ogni elemento casuale, che possano distribuirsi in maniera sostanzialmente diversa tra vaccinati e non. Nemmeno questi fattori possono giustificare la differenza di mortalità.

Un altro elemento da considerare, citato esplicitamente dall’ONS, è la stagionalità della mortalità. La mia analisi però risolve il problema in radice in quanto confronta i tassi di mortalità dei due universi mese per mese. Nemmeno questo aspetto può essere quello che spiega la differenza di mortalità.

Resta da analizzare un ultimo elemento, citato anch’esso dall’ONS, e cioè lo stato di salute. Il suo impatto sulla mortalità non è paragonabile a quello dell’età ma ove si dimostrasse che le persone “malate” siano concentrate in un gruppo soltanto e sono in numero tale da essere soverchianti rispetto ai sani, l’effetto andrebbe considerato. E’ notorio che i fragili sono stati caldamente invitati a vaccinarsi, è quindi probabile che ci siano più fragili tra i vaccinati. Ma il numero dei fragili è davvero tale da impattare in maniera decisiva sui risultati dei vaccinati?

Il sito del Governo italiano ci aiuta a dare una risposta. Al momento in cui scrivo, i fragili che hanno ricevuto la quarta dose sono 700.000 circa, i quali, si precisa nel sito, corrispondono al 20% dell’universo potenziale. In Italia quindi i fragili sono circa 3 milioni e mezzo di persone, il 5,8% della popolazione. Non c’è ragione per pensare che in UK la situazione sia diversa. Ora, anche ipotizzassimo il massimo dell’impatto possibile e cioè che tutti, proprio tutti i fragili, stiano nel gruppo dei vaccinati (improbabile) e inoltre che essi abbiano un tasso di mortalità di base molto più alto degli altri (ma sappiamo che il concetto di fragilità comprende deficit cronici che non impattano sulla speranza di vita), si tratterebbe comunque di una percentuale che non sposta la sostanza dei risultati del gruppo stesso. Ricordiamo che in alcuni casi la differenza dei tassi delle due categorie arriva al +300% di mortalità per i vaccinati. Se scendessimo a 280% abbiamo forse cambiato qualcosa?

Sembra quindi, riassumendo, che gli “altri” fattori citati dall’ONS e dai miei interlocutori, e anche gli “altri” da me aggiunti ad abundantiam, evaporino alla prova dei fatti. Con l’eccezione, forse, di un minimo effetto per quanto riguarda le fragilità, un effetto tutto da dimostrare in quanto non vi sono numeri concreti a supporto e comunque ininfluente sulla sostanza dei risultati finali.

L’osservazione dell’ONS, ripresa dai miei interlocutori, assume quindi il valore di una excusatio non petita. Del resto questi anni pandemici sono stati costellati da distorsioni, camuffamenti di dati essenziali, presentazioni artificiose, messi in atto proprio da enti governativi, agenzie sanitarie in primis. La tecnica di dissimulazione che usa in questo caso l’ONS è la stessa che ha usato il Ministero della Salute UK quando, verso settembre 2021, i dati hanno cominciato a mostrare che i tassi di infezione Covid dei vaccinati erano più alti di quelli dei non vaccinati. Fino a quando, visto che la sua generica affermazione in merito a possibili altri fattori causali cominciava a non reggere più e i dati si ripetevano e si aggravavano mese dopo mese, dopo qualche tempo ha risolto il problema alla radice smettendo di pubblicare il bollettino. Non ho spazio qui per ricordare, ma ne ho parlato diffusamente sia in Homo Pandemicus che in precedenti articoli, tutti i depistaggi, le manipolazioni e le cortine di fumo sollevate da ISS e AIFA per nascondere i dati che segnalavano allarme rosso sui sieri, il primo istituto quanto all’efficacia, il secondo quanto alle reazioni avverse. Merita anche ricordare le molte ricerche pubblicate in questi due anni in cui, a fronte di dati che mostravano chiaramente l’inefficacia o la pericolosità di questi farmaci iniettabili, il titolo, l’abstract o le conclusioni erano sfumati o addirittura di segno contrario. Spesso si finiva così per leggere affermazioni che sembravano essere riferite ad altre ricerche, tanto contrastavano con i dati a supporto.

Nel prendere come verità a prescindere il commento ai dati dell’ONS, i miei interlocutori mostrano quindi una certa ingenuità, probabilmente dovuta al fatto che non hanno avuto modo in questi due anni di scontrarsi con le imbarazzanti anomalie cui ho accennato. L’ONS in questo caso sa benissimo che i suoi dati non possono che essere letti per quello che dicono, e cioè che purtroppo si verifica la situazione inversa a quanto normalmente avviene con vaccini che funzionano e sono sicuri. In questo caso sono infatti i vaccinati a morire di più. Del resto quando i miei interlocutori affermano, riferendosi ai dati: “Questi confronti mostrano in effetti degli strani risultati” rivelano di essere consapevoli del loro reale significato. Ma per loro, che forse non hanno mai studiato a fondo il tema delle reazioni avverse, suona strano che i vaccinati muoiano di più. “Strano” è ciò che non si inserisce coerentemente nel ristretto panorama mentale che di solito frequentiamo. Se si abita un contesto mentale nel quale i sieri Covid sono efficacia e sicuri, i dati dell’ONS non possono che risultare strani. Per me non sono che la conferma di quanto già emerso da tempo e in maniera univoca da molte fonti.

 3 Confronterei gruppi altamente disomogenei di persone

L’affermazione risulta francamente poco comprensibile. I dati dell’ONS riguardano tutta la popolazione inglese. L’istituto la divide in due gruppi, non vaccinati e vaccinati (eventualmente dividendo per status vaccinale) e fornisce per ogni gruppo il tasso di mortalità generale già pareggiato per età, l’elemento che potrebbe davvero falsare il confronto. L’unico aspetto che differenzia i due gruppi è quindi l’assunzione del siero. La numerosità dei gruppi, centinaia di migliaia o anche milioni di persone, è tale peraltro da annullare ogni impatto della casualità sui risultati che emergono. Quale sarebbe quindi l’aspetto in base al quale i due gruppi sarebbero altamente disomogenei? L’argomento assomiglia molto a quel generico “altro” di cui abbiamo parlato in precedenza.

Risulta poi singolare che i miei interlocutori prima affermino che i gruppi sarebbero disomogenei al punto da non essere confrontabili, poi li confrontino essi stessi quando mi muovono la seconda obiezione, come ora vedremo.

La seconda obiezione

Secondo i miei interlocutori non avrei dovuto prendere i dati dalla tabella 1 del file ONS ma dalla tabella 3, perché “meno soggetta a bias” in quanto considera il periodo complessivo di 17 mesi. Aggiungono che sarebbe preferibile considerare la categoria complessiva dei vaccinati piuttosto che quelle dei singoli status vaccinali (una dose, due dosi, ecc.). Con questo metodo giungono a risultati opposti ai miei: sarebbero i non vaccinati ad avere tassi più alti di mortalità generale, riportando la situazione a quella classica di una campagna vaccinale che funzioni.

Il loro calcolo è corretto: prendendo la tabella 3 con i dati di tutto il periodo e mettendo insieme le diverse categorie dei vaccinati, i risultati sono quelli che presentano. Il mio calcolo è ugualmente corretto: prendendo la tabella 1, che analizza i tassi mese per mese e considerando inoltre una per una le categorie dei vaccinati, si giunge ai numeri che ho esposto. Ora, come si spiegano risultati così diversi e soprattutto qual è la tabella corretta da considerare per capire cosa sta davvero succedendo?

Il mistero ha una spiegazione semplice, legata in primo luogo alla diversa finestra temporale considerata. I miei interlocutori considerano 17 mesi mentre io solo i mesi più recenti, quelli del 2022. Il mio lavoro risponde alla domanda: “Cosa sta succedendo adesso?” (con un “adesso” che si ferma a maggio, per carenza di dati successivi). L’analisi dei miei interlocutori risponde invece alla domanda “Cosa è successo complessivamente nell’anno e mezzo passato?” Le risposte che il bollettino ONS fornisce sono le seguenti. Se si considera l’anno e mezzo totale, i tassi di mortalità sono (ancora, spiegherò dopo il perché di questa precisazione) a favore dei vaccinati. Se si guarda a ciò che sta succedendo adesso, ciò che, come vedremo, rivela la tendenza anche per il futuro, la situazione è ribaltata: i sieri stanno facendo morire di più le persone che li hanno assunti. L’elemento che spiega l’apparente incongruenza tra le due tabelle è la scarsa efficacia temporale dei sieri Covid, limitata ai pochi mesi iniziali. Nell’immediato c’è un effetto positivo sulla mortalità, nel senso che i decessi risparmiati sul Covid sono superiori a quelli causati dalle reazioni avverse. Appena l’efficacia dei sieri sul Covid diminuisce o si azzera, i vaccinati cominciano a morire di più, in quanto il numero dei decessi per reazioni avverse non è più compensato da risparmi su morti Covid. Il 2022 registra esattamente questo fenomeno. Il 2021 invece ha goduto di alcune situazioni eccezionali a favore dei vaccinati che non potranno più prodursi.

La prima di queste è la somministrazione di tre dosi ripetute a distanze estremamente ravvicinate. Per i vaccinati il 2021 è stato composto solo da “mesi iniziali”, quelli in cui l’efficacia dei sieri è massima. Ciò ha consentito un risparmio sui morti Covid tale da sopravanzare i decessi per reazioni avverse. Non è ipotizzabile un futuro in cui vengano ogni anno e potenzialmente per sempre, somministrate tre dosi di vaccino.

La seconda situazione eccezionale è il fatto che per lungo tempo nel 2021 si è registrata coincidenza (o buona somiglianza) anticorpale tra siero e variante circolante, altro elemento che ha massimizzato l’efficacia dei sieri. Perché questa situazione si ripeta, occorrerebbe ipotizzare la produzione continua di nuovi sieri sempre aggiornati. Si tratta di una evenienza impossibile, gli stessi sieri autorizzati pochi giorni fa sono già in ritardo di molti mesi, aggiornati soltanto a Omicron 1 quando invece oggi circolano Omicron 5 e Centaurus.

La terza situazione non replicabile riguarda i morti Covid risparmiati. Poiché l’effetto che i vaccini hanno sulla mortalità generale è frutto di una somma algebrica tra risparmio di morti Covid (meno mortalità) e decessi per reazioni avverse (più mortalità) è chiaro che il tasso di mortalità dei vaccinati si avvantaggia fortemente quando vi è un grande risparmio possibile sui decessi Covid. In sostanza se, come avvenuto nel 2021, vi sono una o più forti ondate epidemiche, soprattutto se queste avvengono in periodi in cui vi sono molte persone con sieri di recente inoculazione. Inoltre le ondate devono essere dovute a varianti ad alta letalità

Perché la situazione di vantaggio dei vaccinati registrata nel 2021 permanga, occorrerebbe, quindi non solo quindi che essi si inoculassero ogni tre o quattro mesi e che i sieri fossero aggiornati costantemente e il più velocemente possibile alle nuove varianti, ma anche che vi siano continue e pesanti ondate Covid con varianti ad alta letalità. Si tratta di una condizione non più immaginabile, dal momento che le epidemie tendono naturalmente a diminuire, vaccini o no. La popolazione progressivamente si immunizza anche per guarigione e il virus tende sempre ad adattarsi all’ospite diventando meno virulento.

Ecco perché dobbiamo concludere che solo la mia analisi consente davvero di capire cosa sta capitando oggi e cosa dobbiamo aspettarci per il futuro. Il mio studio, confrontando i dati mese per mese, consente infatti esattamente di individuare la tendenza in atto, come evidente dal grafico delle terze dosi, l’unico in cui ancora i vaccinati mostrano un vantaggio in termini di mortalità. Il grafico mostra che il vantaggio è molto ampio inizialmente, -49% di mortalità, ma si riduce costantemente un mese dopo l’altro fino al -8% del mese di maggio, il quinto mese considerato. Seguendo la curva di riduzione, ove avessimo dati più recenti, verificheremmo che la situazione dei tridosati si è già allineata a quella di chi ha assunto solo una o due dosi, ossia essi muoiono oggi a tassi più elevati dei non vaccinati. Badate che già un pareggio dei tassi sarebbe inaccettabile. Vorrebbe dire che i sieri uccidono tante persone quante ne salvano.

mortalità terze dosi UK

Considerare insieme tutti gli status vaccinali, come fanno i miei interlocutori, rischia quindi di far perdere elementi essenziali per una corretta analisi. Inoltre espone a una falsa prospettiva. Se prendiamo ad esempio il 2022, il periodo che abbiamo visto essere il più corretto da esaminare per capire cosa sta succedendo, la gran parte della popolazione è vaccinata con tre dosi. Di fatto questo rende la categoria complessiva dei vaccinati una “quasi replica” di quella dei tridosati, rendendola inutile quanto a oggetto di analisi autonoma.

Si consideri altresì, a controprova di quanto dico, che se nel complesso gennaio 2021-maggio 2022 i tassi di mortalità sono ancora favore dei vaccinati e nel 2022 la situazione è ribaltata, questo vuol dire che nel 2021 il vantaggio dei vaccinati era molto alto, tale da reggere sul periodo totale anche a fronte di un 2022 di segno per loro negativo. Ancora una volta emerge con chiarezza la tendenza in atto, che ci dice cosa ci attende nei prossimi mesi o anni.

Riassumerei quindi la situazione in questi termini.

Considerando tutto l’anno e mezzo preso in esame dall’ONS, il risparmio di mortalità Covid introdotto dai sieri è riuscito ancora ad ammortizzare il numero di decessi avvenuti per reazioni avverse. Questo saldo positivo è interamente registrato nel 2021 e si riduce progressivamente mese per mese, tanto che se prendiamo solo il 2022 il segno è ribaltato. Negli ultimi mesi i decessi per reazioni avverse superano i risparmi di mortalità Covid, i vaccinati muoiono di più. Fanno eccezione le terze dosi, che registrano tuttavia un chiaro trend negativo che li riallinea velocemente alle altre situazioni. La condizione che dobbiamo attenderci per il futuro è una prosecuzione del trend attuale di progressivo aumento dei tassi di mortalità dei vaccinati, dal momento che essi non potranno più mettere sul piatto il risparmio di morti Covid a bilanciare i decessi per reazioni avverse. Il vantaggio in termini di mortalità dei vaccinati 2021 è infatti figlio di situazioni che non si replicheranno nel futuro. In sintesi, viene pertanto confermata l’alta letalità dei sieri Covid, mascherata in una fase iniziale, ma che emerge man mano che la distanza dall’inoculazione aumenta.

Avviandomi alla conclusione, intendo mettere in evidenza un aspetto spesso trascurato. Quando si parla di rapporto rischi/benefici dei sieri Covid, si dimentica spesso che la mortalità Covid è quasi totalmente concentrata sulle età molto avanzate. Le reazioni avverse ai sieri invece sono ugualmente distribuite e colpiscono anzi in prevalenza persone giovani. Pertanto, anche nei periodi di fresca somministrazione delle dosi, quando il risparmio di morti Covid è superiore ai decessi per reazioni avverse, le morti “risparmiate” riguardano ultra-ottantenni pluripatologici, mentre i morti per reazioni avverse riguardano persone giovani. I grafici Euromomo che ho postato nel mio articolo originario confermano chiaramente questo dato. La campagna vaccinale Covid ha quindi trasferito il rischio morte da vecchi con pochi anni di vita residua a giovani con tutta la vita davanti. Oggi, come abbiamo visto, la situazione è anche peggiore: nemmeno i vecchi risparmiati sulla malattia riescono a compensare il numero dei giovani uccisi dai sieri Covid.

Non è solo l’ONS a indicarci in maniera evidente la letalità dei sieri. Studi e ricerche continuano ad accumularsi con regolarità. Ricordo solo i più importanti pubblicati nell’ultimo mese.

Il primo è uno studio tedesco sulla mortalità in Germania. Ha stimato 32.000 morti in eccesso nel 2021 e ha verificato trattarsi di decessi strettamente collegati dal punto di vista temporale alla campagna di inoculazione. I decessi infatti:

-si accumulano a partire dalla primavera del 2021

-esordiscono in tempi diversi sulle diverse fasce di età, appena per esse ha inizio la campagna vaccinale

– mostrano una pausa nei periodi in cui la campagna è in fase di stanca

– riprendono quando la campagna riprende per l’inoculazione della dose successiva

– riguardano solo le classi più giovani mentre il fenomeno lascia indenni i più anziani, che dovrebbero essere invece i più interessati ove si trattasse di mortalità Covid.

Lo studio ha verificato anche un anomalo incremento dei nati morti, +11%, anch’esso correlato temporalmente alla campagna vaccinale.

https://www.researchgate.net/publication/362777743_Excess_mortality_in_Germany_2020-2022

E’ stata inoltre pubblicata una ricerca a cura dell’equipe di Peter Doshi. Riprendendo i trials delle stesse case produttrici dei sieri, gli scienziati hanno calcolato una reazione grave ogni 800 persone che si sono vaccinate. Si tratta di un dato riferito a due sole dosi. Ricalcolando i risultati sulla popolazione vaccinata italiana, aggiungendo la terza dose, ricaviamo circa 100.000 persone danneggiate gravemente dai sieri. Il bollettino AIFA ci dice che le segnalazioni di eventi fatali sono più o meno il 4% delle segnalazioni di eventi gravi. Applicando questo fattore, arriviamo a dire che in Italia sono state uccise dai sieri 4.000 persone. Si tratta di un numero molto sottostimato. La ricerca infatti sconta due debolezze intrinseche, di cui gli scienziati sono consapevoli:

  • prende come base i trials delle case farmaceutiche, dei quali sono nel corso dei mesi emerse varie irregolarità, molte delle quali legate al conteggio incompleto delle reazioni avverse
  • considera solo le reazioni sul breve termine e a quelle su cui esiste specifica letteratura o sufficiente esperienza per correlarle ai sieri.

E’ altamente probabile quindi che i numeri reali delle reazioni avverse siano molto più alti. Una stima più attendibile, per quanto prudente, è contenuta in Homo Pandemicus. Chi ha voglia di fare due calcoli da sè, può anche prendere le basi dallo studio tedesco citato, considerando che la Germania ha 65 milioni di vaccinati contro i nostri 50 milioni.

Questo il link alla ricerca di Peter Doshi.

https://deliverypdf.ssrn.com/delivery.php?ID=889127119117085071066102065120111104004009058007026037005000028103103071083088079075116025072067067001124010060006007004007108115009014117089071097068072089032021029019017019059012117032027119118028093042080000030112099024001087120103025072002115020084117024103123020020019013079072123&EXT=pdf&INDEX=TRUE

Alla luce di tutto quanto sopra riportato, il dato purtroppo mostra tutta la sua solidità, i vaccinati muiono a ritmi più alti dei non vaccinati. Siamo entrati in una situazione di emergenza sanitaria che riguarda le persone che hanno accettato di sottoporsi a inoculazione con i sieri Covid.

Ripropongo pertanto l’invito alle autorità perché intervengano con urgenza. Ricordo che l’articolo 40 del Codice Penale, al secondo comma recita così:

“Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.”

Se non intervengono le autorità, interverrà prima o poi la magistratura.

Ma intanto ci saranno state altri morti inutili.

I fact checker hanno bollato questo articolo come disinformazione. La risposta del professore

Una decina di giorni fa pubblicavo su Sfero un articolo che riportava i dati di mortalità per tutte le cause forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica del Regno Unito. Evidenziavo con una certa preoccupazione che i tassi di mortalità delle persone vaccinate si rivelavano nettamente più alti di quelli dei non vaccinati. Secondo i dati dell’Istituto, chi si vaccina aumenta, e non di poco, il suo rischio di morte in generale.

https://sfero.me/article/istituto-nazionale-di-statistica-regno-unito-la-prova-definitiva-della-letalita-dei-sieri-covid

L’articolo ha avuto una grande eco e ha registrato un numero altissimo di lettori, segno che ne è stata colta l’importanza decisiva. A meno di documentate smentite, è infatti tale da dimostrare definitivamente, a mio parere, la significativa letalità dei sieri Covid.

Come atteso, sono giunti anche molti commenti. Alcuni che dimostravano che il lettore non aveva capito nulla: c’era chi faceva confusione tra tassi e valori assoluti, chi non capiva cosa misurava l’asse x o quello y, altri che confondevano i tassi su 100.000 forniti dall’Istituto con tassi in percentuale e non si ritrovava sui numeri. Non mi soffermo su questi commenti per ovvie ragioni. Qualche osservazione invece era più acuta e interessante, tra queste cito in particolare quelle del professor Alessandro Vitale, dell’Università di Milano, che riscontrerò approfonditamente in un prossimo articolo.

In questa sede rispondo invece a quanto in merito alla mia analisi ha scritto Butac, uno di quei siti autonominatisi, chissà in base a quali titoli o competenze, fact-checker, cioè giudici ultimi di che cosa è vero e cosa è falso, a cui invece meglio si addice il termine di fals-checker, come sarà a tutti evidente al termine del presente scritto.

Dall’Istituto nazionale di statistica del Regno Unito…

Butac classifica il mio articolo addirittura come “Malinformazione”, ossia, secondo la spiegazione fornita, basato sì su dati veri ma “estrapolandoli dal loro contesto, omettendo parti di essi, ecc. allo scopo di causare un danno, in questo caso continuare ad allarmare i lettori riguardo al vaccino anti-Covid”.

Ora mettetevi comodi, l’articolo sarà lungo. Del resto le castronerie contenute nel pezzo che mi accusa sono tante e vanno esaminate una a una per mostrarne l’inconsistenza, al fine di evitare che sorvolare su qualcuna di esse venga scambiato per un mio implicito riconoscimento di una fondatezza che esse sono ben lontane dal possedere.

Esordisco, come si fa per buona educazione, presentandomi, considerato che l’estensore dell’articolo BUTAC dice di non aver trovato informazioni su di me in rete.

Chi sono

Studiare e capire mi è sempre riuscito bene. Ho chiuso il liceo linguistico con un diploma con lode e possiedo una laurea con lode in Giurisprudenza. Lavoro nel campo assicurativo. Da trent’anni valuto rischi complessi di aziende e di grandi universi di persone. In pratica analizzo dati, numeri, statistiche, effettuo proiezioni e concludo se e quando è conveniente assumere quel rischio per mezzo di un contratto. Impegno la Compagnia, per svariati milioni di euro, se i dati mi dicono che i sinistri totali nel caso concreto dovrebbero rimanere al di sotto dei premi percepiti. Nel caso contrario quel rischio è da tenere alla larga. Insomma, si tratta di valutare il rapporto rischi/ benefici, una competenza discretamente utile quando c’è da farsi un’opinione sui sieri Covid. I costanti utili registrati delle compagnie assicurative dimostrano che chi fa il mio mestiere i calcoli li sa fare piuttosto bene.

Ecco perché sorrido quando leggo in un altro recentissimo articolo BUTAC queste parole a me riferite: “Abbiamo gia dovuto trattare Sfero giusto poco fa, per un testo in stile tipicamente antivaccinista lì pubblicato, un testo scritto da un laureato in legge che parla di medicina e statistica senza averne i titoli.”  Sorrido perché chi ha scritto non aveva minimamente idea di quali fossero le mie competenze sui numeri e forse ora si ricrederà. Ma sorrido ancora di più perché per fare un confronto tra due cifre e stabilire quale sia la più grande, lavoro svolto nel mio articolo, basta saper contare, e chi lo considera un compito talmente proibitivo da richiedere una laurea chicchessia, rischia di passare per una persona che contare non sa.

Pertanto, sulla base delle mie competenze professionali, approfondisco da quasi due anni il tema dei sieri Covid. A un occhio attento, era infatti evidente fin dai primissimi mesi del 2021 che i numeri e i dati reali, gli stessi forniti dalle agenzie sanitarie, non quadravano affatto con la narrazione ufficiale che vantava efficacie vaccinali strabilianti ed escludeva qualsiasi problema di sicurezza e di reazioni avverse.  Conoscere le lingue dà la possibilità di accedere alle fonti in originale, siano esse ricerche scientifiche, interviste, video, banche dati. Viene così facile comprendere che la scienza è qualcosa di molto diverso dalla caricatura che ne fa la voce stridula di Pregliasco nel rettangolino di uno schermo televisivo italiano. Più di tutto, si può scoprire che i più grandi epidemiologi e virologi del mondo per h-index, da Ioannidis a Malone, da Raoult a Mc Collough, da Montagnier a Tarro, dicono cose esattamente opposte rispetto ai balbettamenti pieni di contraddizioni di Burioni e i suoi compari. E si può anche verificare che moltissime ricerche peer-reviewed confermano le tesi di questi grandi scienziati, mentre la gran parte delle ricerche scientifiche allineate alla narrazione ufficiale sono viziate da pesanti conflitti di interessi degli estensori.

La mia formazione giuridica mi ha poi portato a cogliere le evidenti e gravi forzature che nei due anni pandemici sono state fatte all’ordinamento costituzionale e al diritto in genere, e che continuano tuttora. Entrambe le analisi, quella numerica e quella giuridica, sono via via confluite in articoli pubblicati su Sfero e poi in un libro dal titolo Homo Pandemicus, edito dal Leone Verde. Tra le altre cose, in questo testo dedico un intero capitolo a calcolare il vero ordine di grandezza del numero delle reazioni avverse ai sieri. Lo faccio sfruttando le mie conoscenze professionali ma accompagnando il lettore passo passo nella spiegazione del processo, in modo da rendere l’analisi facilmente comprensibile da chiunque. Chi fosse quindi interessato al tema sa dove potrebbe trovare le informazioni che cerca.

Chi sei?

Buona educazione per buona educazione, avrei ora bisogno di capire con chi sto interloquendo. Il pezzo di Butac è firmato da Maicolengel Butac, un po’ criptico.  Dalla sezione del sito Butac intitolata “Chi siamo”, ricavo che si tratta di Michelangelo Coltelli, ideatore e amministratore del sito. La sezione riporta nomi di alcuni altri autori, specificando che alcuni rimangono anonimi. Non è quindi dato sapere quante persone lavorino per Butac, quali competenze abbiano, se Butac è una società, chi ne siano i proprietari, ecc. Soprattutto non si dice da chi Butac è finanziata, a quali enti pubblici o privati sia direttamente o indirettamente legata, non conosco il loro bilancio, e cose di questo tipo. Tutte informazioni discretamente importanti da comunicare se si vuole giustificare la pretesa di ergersi a giudice altrui. Insomma, tra i principali fals-checker italiani, Butac sembra essere quello meno trasparente. C’è qualcosa da nascondere o è semplice ineleganza?

Spulciando un po’ in rete, scopro, salvo errori delle fonti consultate, che Michelangelo Coltelli, gioielliere che vuole discutere con me di dati e grafici, anzi che su questi pretenderebbe di giudicarmi, è figlio del fondatore ed ex-presidente del Rotary Club di Bologna, e in qualità di fals-checker ha avuto collaborazioni intense con le istituzioni, facendo parte di una sorta di task-force contro le notizie scomode (nella neo-lingua orwelliana di questi tempi: bufale) ideato dalla Boldrini. Inoltre, apprendo da un articolo di Butac stesso che il sito collabora con la FNOMCEO, la Federazione Nazionale degli Ordini dei medici. Dati questi collegamenti istituzionali, mi sfugge su quale presupposto Butac possa pretendersi giudice imparziale rispetto alla verità su questioni pandemiche. Più facile che gli riesca meglio un altro lavoro, quello di fare da cassa di risonanza dello storytelling ufficiale, assumendosi il compito di divulgare quelle pseudo-verità in rete perché raggiungano un pubblico diverso da quello che segue tv e giornali. Si tratta dello stesso storytelling secondo cui gli anti infiammatori non erano utili, il virus non poteva essere fuggito da un laboratorio, l’iter di approvazione dei sieri Covid non aveva saltato nessuno dei passaggi abitualmente richiesti, i sieri Covid non causavano effetti avversi, bastavano due dosi del siero ed eri immune a vita, i vaccinati non potevano contagiare, ecc. Tutte tesi che Butac ha difeso di volta in volta nei suoi articoli, dando contro a chi sosteneva tesi opposte e senza mai scusarsi poi quando quelle tesi opposte via via si rivelavano vere.

Ora entriamo nel vivo. Dividerò per chiarezza la mia risposta in tre parti: la prima riguarda i contenuti delle contestazioni rivoltemi, la seconda il metodo usato, la terza rivolge alcune domande a Butac sulla base di quanto emergerà.

I contenuti

Il mio articolo confrontava i tassi di mortalità per tutte le cause (Covid+non Covid) delle persone inoculate con i sieri Covid e i tassi delle persone che non sono state inoculate. Riprendeva a tal fine, senza alcun intervento correttivo, i dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica del Regno Unito (ONS), l’unico ente che, a quanto mi risulta, li pubblica distinti per le due categorie di persone. Evidenziavo che i dati forniti dall’Istituto, che avevo tradotto in grafici per renderli visivamente più chiari, mostravano tassi di mortalità dei vaccinati molto più alti rispetto a quelli dei non vaccinati. Molto più alti vuol dire che in alcuni casi superavano il 200% o il 300% in più. Con un’eccezione: i vaccinati con tre dosi da più di 21 giorni, per motivi facilmente comprensibili che nel mio testo spiegavo adeguatamente.

Il compito che spettava a Coltelli, volendo contestare il mio articolo, era quindi abbastanza chiaro. Si trattava di dimostrare che non era vero che i tassi di mortalità per tutte le cause dei vaccinati che l’Istituto fornisce fossero più alti di quelli dei non vaccinati.

Vediamo se questo avviene.

L’articolo di Butac pone a premessa un’affermazione sacrosanta: “Siamo qui per verificare se sia vero che l’Istituto Nazionale di Statistica del Regno Unito abbia dimostrato quanto raccontato da Bagnato”. Bene, è proprio quello che vorrei, un’analisi nel merito dei dati ed eventualmente, se ci fossero errori, una critica costruttiva. Dopotutto è, o dovrebbe essere, interesse comune sapere se i vaccinati hanno davvero un rischio di morire così tanto più alto di chi non si è inoculato, perlomeno per tentare di mettere riparo a questa, se confermata, allarmante condizione.

Purtroppo però, Coltelli inizia con il piede sbagliato, dirigendosi verso un bollettino dell’ONS che non c’entra nulla con il tema, non riportando alcun dato distinto per vaccinati e non. È il bollettino settimanale che monitora infezioni e morti Covid, di cui inserisce link:  https://www.ons.gov.uk/peoplepopulationandcommunity/birthsdeathsandmarriages/deaths/bulletins/deathsregisteredweeklyinenglandandwalesprovisional/weekending5august2022

Pubblica quindi un grafico ripreso da quel bollettino che, secondo lui, “dovrebbe essere sufficiente a confutare l’ipotesi lanciata da Bagnato su Sfero” Il grafico è questo.

grafico Butac

Ora, come può mai un grafico che non distingue tra vaccinati e non vaccinati, ma si limita a dare le morti totali per settimana, confutare il mio articolo che verteva sulla diversità dei tassi di mortalità delle due categorie? Eppure Coltelli pensa che possa farlo: secondo lui il grafico mostrerebbe che la mortalità 2021 è inferiore a quella del 2020, e siccome nel 2021 c’erano i vaccini e nel 2020 no, il problema sarebbe risolto. Persino uno studentello al primo anno di filosofia inorridirebbe davanti all’inconsistenza logica di un tale ragionamento. Anche se le mortalità dei due anni fossero nella relazione dichiarata, cosa c’entra questo con la distinzione tra i due universi di persone? La mortalità 2021 potrebbe essere anche più bassa ma se, per quanto bassa, le persone vaccinate nel 2021 muoiono molto di più dei non vaccinati, il problema non è affatto risolto. Non ho spazio in questa sede per dilungarmi a dimostrare che anche l’affermazione che la mortalità 2021 sia stata più bassa del 2020 è errata se presa in senso assoluto.

Il riferimento da considerare per una reale verifica del mio articolo era quello che ho considerato io e che riporta appunto l’essenziale distinzione dei dati vaccinati/non vaccinati. Il bollettino in questione è contenuto, come abbastanza logico, nella sezione intitolata: “Deaths by vaccination status”. Ecco il link corretto.

https://www.ons.gov.uk/peoplepopulationandcommunity/birthsdeathsandmarriages/deaths/datasets/deathsbyvaccinationstatusengland

A questo punto il buon Coltelli mi accusa di aver preso i dati solo fino a maggio invece che fino ad agosto, come fa lui. Certo, il bollettino sbagliato che lui ha preso è aggiornato ad agosto, quello che invece serve allo scopo è aggiornato fino a maggio. Coltelli ha sbagliato strada e pretende di misurarmi sull’errore che ha fatto lui. Ammesso che poi esaminando i dati da maggio ad agosto le cose possano davvero cambiare.

Ma Coltelli, imperterrito, prosegue, accusandomi di aver fatto le somme in autonomia, quando invece esiste già un bollettino che i dati li riporta. E qui fa una capriola logica meravigliosa. Solo a questo punto infatti comincia a parlare improvvisamente del bollettino giusto, quello che divide per stato vaccinale e in cui lui scopre – eureka! – che ci sono i numeri già pronti. Perché mai, si chiede allora, Bagnato usa il bollettino sbagliato e così è costretto a fare le somme a mano? Di nuovo mi misura sul suo errore. Ripeto a Coltelli che non ho fatto nessuna somma, è che, invece del giro contorto che ha fatto lui, sono andato subito alla fonte corretta e ho preso da lì i tassi ONS già bell’e pronti. Ma non è che tutto questo giro contorsionistico mirava proprio a instillare ai suoi lettori l’idea che, avendo io fatto le somme in autonomia, magari avrei alterato i dati o almeno fatto degli errori tali da rendere invalida la mia analisi?

Ciò detto, permettimi, Coltelli: trattandosi di tassi al limite avrei dovuto fare delle divisioni, che c’entrano le somme?

Prendiamo comunque atto che, avendo trovato ora – anche Coltelli – i numeri forniti dall’ONS, quei numeri esistono per entrambi e sono proprio quelli. È già un bel passo avanti.

Ecco che poi Coltelli, finalmente atterrato sul bollettino giusto, mi avanza però un’altra obiezione. Avrei considerato solo la tabella 1 del report e non anche le altre otto presenti. Anche in questo caso sembra non sapere di cosa sta parlando. La sua osservazione si spiega solo sull’assunto che non conosca il contenuto delle altre tabelle, oppure che non lo abbia compreso, oppure che sia in piena malafede. Alcune delle tabelle riportano soltanto il numero assoluto dei morti e non i tassi, con il risultato che sono inutilizzabili per un confronto su base omogenea di popolazione. Altre sono tabelle che partono dalla tabella 1 e vanno più in dettaglio, nel senso che oltre allo stato vaccinale differenziano anche per età, sesso, ecc. Sono utili, ma la tabella 1 di fatto già le riassume. Altre tabelle sono cumulative per l’intero periodo 1 gennaio 2021 / 31 maggio 2022 e sono quindi fuorvianti in quando risentono di due elementi che potrebbero falsare completamente il confronto: la presenza di pesanti ondate COVID e le vaccinazioni soltanto in una parte del periodo. Inoltre non consentono di seguire l’evoluzione dei tassi di mortalità nei diversi mesi, elemento che risulta invece essenziale per interpretare il fenomeno d’eccezione dei tassi di mortalità dei tridosati. La tabella 1, quella che ho considerato, è pertanto l’unica utile, oltreché sufficiente, per l’analisi che ho condotto.

Arriviamo ora alla prova vera della malafede con cui è scritto l’articolo che pretende di giudicarmi. Coltelli copia e incolla, per dimostrare che il mio pezzo non sarebbe attendibile, uno dei punti riassuntivi riportati nel bollettino ONS:

“I tassi di mortalità standardizzati per età dei decessi che coinvolgono COVID-19 riguardanti le persone che hanno ricevuto una terza dose o un richiamo almeno 21 giorni fa erano significativamente inferiori a quelli delle persone non vaccinate o di coloro che avevano ricevuto solo una prima o una seconda dose in tutti i mesi dall’introduzione del booster a settembre 2021.”

Il grassetto è mio per evidenziare l’elemento fraudolento. Mentre il mio articolo tratta di mortalità per tutte le cause, COVID+non COVID, in modo da evitare bias dovuti all’errata classificazione delle cause di morte e soprattutto da intercettare le reazioni avverse ai sieri, l’affermazione dell’Istituto fa riferimento soltanto ai decessi COVID. Riguarda inoltre solo uno degli otto casi di status vaccinali che io ho analizzato: le terze dosi da oltre 21 giorni. Come potrebbe quindi smentire la mia analisi?

Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una semplice svista. Forse cambierà idea se gli evidenzio l’uso manipolatorio che Coltelli fa dei grassetti. Ecco il passo come da lui riportato:

“I tassi di mortalità standardizzati per età dei decessi che coinvolgono COVID-19 riguardanti le persone che hanno ricevuto una terza dose o un richiamo almeno 21 giorni fa erano significativamente inferiori a quelli delle persone non vaccinate o di coloro che avevano ricevuto solo una prima o una seconda dose in tutti i mesi dall’introduzione del booster a settembre 2021”.

Mentre il testo ONS è totalmente privo di grassetti, Coltelli li inserisce dove gli conviene (laddove rendono la frase generale e definitiva) mentre si guarda bene dal farlo nella parte più sostanziale, quella che rende il significato reale all’affermazione spiegando che essa è riferita solo ai decessi Covid. Non a caso il grassetto non è inserito da Coltelli nemmeno sui “21 giorni”, vuoi mai che questo possa far accorgere il lettore che per i tridosati più di recente quell’affermazione non vale nemmeno per le morti Covid?

Tra l’altro Coltelli non si accorge che l’argomento manipolatorio che sta usando è un argomento-boomerang. Se, prendendo solo le morti Covid, alcune categorie di vaccinati hanno tassi di mortalità inferiore ai non vaccinati, poiché sulla mortalità totale i risultati quasi sempre si invertono, l’unica spiegazione possibile è proprio ciò che Coltelli voleva evitare di fare apparire, cioè che le reazioni avverse sono moltissime, tanto da pesare sulle morti non-Covid e ribaltare completamente il dato quando si guarda la mortalità per tutte le cause.

È sulla base di tutti questi errori, oltreché dell’approssimazione e confusione di cui l’articolo si compone, che Coltelli tira la sua conclusione: avrei riportato dati veri ma omesso altri dati rilevanti, con la volontà di procurare un danno, allarmando sui vaccini Covid. Conclusioni ovviamente basate sul fatto che Coltelli poco ci ha capito, sia del mio articolo sia delle tabelle ONS, e che quel poco che ha capito cerca di silenziare con effetti speciali e una buona dose di manipolazione. L’accusa di voler creare un danno è poi al limite della calunnia, quindi non la commento. Mi limito a fare una domanda ai lettori. Posto che i dati sono quelli dell’ONS e io semplicemente li riporto, creo più danno alla collettività io, che chiedo alle autorità di intervenire per arginare il fenomeno che l’ONS sta rivelando, e cioè che i vaccinati hanno tassi di mortalità abnormi, o crea più danno lui che cerca di silenziare questa notizia, evitando così che qualcuno possa intervenire per porre rimedio prima possibile?

Il metodo

Due parole sui trucchetti comunicativi, banali, che Coltelli usa per raggiungere l’obiettivo di screditare la mia analisi e soffocare così le informazioni che vi sono contenute.

Il primo è quello, classico per tutti i fals-checker, di far parlare l’immagine di copertina. La prima cosa che il lettore vede è il mio articolo con sovraimpressa la scritta “Malinformazione”. Questi signori sanno bene che l’inconscio parla per immagini e quel messaggio è potente, tale da indirizzare da subito l’opinione del lettore verso i lidi desiderati dai manipolatori. Gli ho ricambiato il favore con l’immagine a copertina del presente scritto.

Come ulteriore arma, per quei pochi che alla seduzione dell’immagine hanno resistito, altre trappole comunicative sono piazzate all’inizio del testo, in modo che il lettore prenda comunque una certa opinione ancora prima di leggere le contestazioni al mio articolo, prima ancora cioè che si entri nel merito. Così Coltelli titola il suo articolo riprendendo il titolo del mio pezzo ma aggiungendoci alla fine il commento: “(ma per piacere!!)”.  Poi esordisce così (evidenzio le parole chiave). “Il 19 agosto 2022 su alcune bacheche social di soggetti legati alla malinformazione pandemica è stato pubblicato…”

In questo modo ci sono immediatamente tre messaggi subliminali che in pochissime battute hanno consentito di indirizzare verso l’obiettivo voluto il 95% di chi legge i poco consigliabili siti quali il suo. Trucchetti bassi, ma efficaci. Del resto questo è il mestiere a loro affidato, un po’ come come diceva Jessica Rabbit: “Non sono io cattiva, è che mi disegnano così”.

Poi ecco un’altra perla manipolativa. Poco prima di entrare nel merito degli argomenti, il testo offre una dichiarazione di intenti tale da presentare Butac dalla parte della ragione a prescindere: “non siamo qui per parlare di Bagnato, Stramezzi, ecc. quello che conta sono i dati che vengono riportati e condivisi. Quest’ultima parte è in grassetto, in modo che rimanga ben evidenziato il messaggio che loro sono ricercatori seri, loro sì che fanno analisi affidabili, a loro interessano i dati, caspita. Una bella autopubblicità, e come tutte le pubblicità altrettanto ingannevole.

La tecnica del grassetto è usata più volte nel corso del testo. Il grassetto è ciò che rimane (ricordate il potere delle immagini sull’inconscio?) e le frasi grassettate sono le sole che a volte i frettolosi leggono. Per capire come risulterebbe falsata questa lettura, riporto qui di seguito solo il titolo e le parti in grassetto, con gli intercalari necessari per legarne il senso.

Dall’Istituto nazionale di statistica del Regno Unito…

…la prova definitiva della letalità dei sieri! (ma per piacere!!!)

Ma non siamo qui per parlare di Bagnato o di Becchi e Stramezzi, non è importante chi siano e cosa abbiano detto in passato, quello che conta, come sempre, sono i dati che vengono riportati e condivisi.

Il primo grafico riportato dovrebbe essere sufficiente a confutare l’ipotesi lanciata da Bagnato su Sfero.

Bagnato nel suo articolo, invece che prendere il bollettino di cui sopra, fa riferimento ai dati pubblicati fino a maggio.

L’ONS nel suo bollettino dice che: “I tassi di mortalità standardizzati riguardanti le persone che hanno ricevuto una terza dose o un richiamo erano significativamente inferiori a quelli delle persone non vaccinate. 

Conclusione:

I numeri riportati da Bagnato nel suo articolo omettono parte dei dati e le conclusioni riportate dall’Istituto nazionale di statistica del Regno Unito. 

Insomma, solo errori nella mia analisi. Un po’ diverso dal quadro che però ora sta emergendo, non vi pare?

Sento però Coltelli minimizzare e giustificarsi. Sarebbero artifici innocenti che usano un po’ tutti, perché prendersela così con lui? Certo, in parte ha ragione. Tuttavia, per quanto non sia il massimo della trasparenza, un conto è usare questi stratagemmi quando si presentano le proprie tesi, laddove una certa enfatizzazione è comprensibile per sottolineare gli aspetti che danno forza alle proprie opinioni, un conto invece è farlo mentre ci si presenta come giudici imparziali e super partes, gli unici autorizzati a dire che cosa è il vero. Coltelli, vuoi fare il giudice o l’opinionista? Le tue sono opinioni e quindi vuoi prenderti il diritto di usare i grassetti e gli altri trucchi? Bene, preséntati chiaramente in questa veste ed evita di appiccicare etichette infamanti ai lavori altrui, perché in questo caso non sei autorizzato. Vuoi fare il giudice, ammesso che qualcuno te lo abbia chiesto? I trucchetti allora non te li puoi permettere.

C’è un’altra tecnica manipolativa che il pezzo di Coltelli utilizza a piene mani: la confusione. Non crediate sia casuale, si tratta di una ben nota tecnica di orientamento del consenso, usata a piene mani in questi anni pandemici. Confondere volutamente i bollettini quando è chiaro quale sia quello giusto, inserire grafici molto poco comprensibili facendo loro dire cose che non dicono, saltare improvvisamente sul bollettino corretto dopo aver ragionato su quello sbagliato, slittare dalla mortalità generale alla mortalità Covid, ecc. fa tutto parte di una tattica tesa a portare il lettore a non capire, compito facilitato quando si tratta di argomenti un po’ tecnici come questo. La confusione evita che chi legge si possa fare una sua idea autonoma e innesca un meccanismo inconscio per il quale la propria opinione, che non si riesce a formare, viene appaltata alla persona giudicata più autorevole o più conosciuta tra i contendenti dialettici, in questo caso il fals-checker Coltelli piuttosto che il semi- sconosciuto Alessandro Bagnato.

Che l’articolo pensi di vincere la partita con i trucchi più che con gli argomenti e la logica, ce lo conferma del resto lo stesso Coltelli su Facebook. La foto sotto è tratta dai commenti al post con cui Butac annuncia il suo articolo sul mio pezzo. Candidamente il fals-checker ammette di non aver fatto alcuna disamina sui numeri. Ha lasciato parlare il commento ONS (che però era riferito a tutt’altro). Ogni commento è superfluo.

 

confessione di Butac

Un po’ lo capisco, Coltelli. Il lavoro richiesto ai fals-checker, di cui ho diffusamente parlato in vari articoli e in Homo Pandemicus, è quello di cercare di soffocare le notizie più pericolose per la narrazione ufficiale, e di farlo tanto prima quanto più la notizia è pericolosa e quanto più sta diventando virale, come nel caso in questione. Per raggiungere l’obiettivo ogni mezzo è lecito. Quando la casa rischia di bruciare non si può andare troppo per il sottile con i ragionamenti, serve buttare secchiate d’acqua, o meglio, palate di fango. In questo senso il suo intervento è il segno che l’articolo che ho pubblicato è decisivo e che, se non si riesce a smentirlo in maniera seria, non certo come ha fatto lui, è tale da demolire del tutto la narrazione ufficiale, costruita con una paziente propaganda durata almeno un anno e mezzo, fin dall’epopea del furgone che portava i salvifici sieri accolto come un messia. Il fatto è che la demolizione della narrativa svela purtroppo problemi enormi che francamente non avrei mai voluto vedere emergere e che dovrebbero unirci tutti nella ricerca di una soluzione. Se la mia tesi è corretta, e Coltelli non ha portato alcun valore aggiunto per dimostrare che non lo sia, la situazione è tale da non tollerare questi suoi miseri giochini.

In conclusione: alcune domande a Butac

Confusione creata ad arte, uso manipolatorio dei grassetti, titolo e frasi tesi a delegittimare il mio articolo prima di averne esposto le ragioni, nessuna vera disamina dei dati, tutto è in realtà finalizzato a un solo scopo: distogliere l’attenzione del lettore dall’unico tema reale e decisivo, quello che il mio articolo segnalava e cioè che le persone vaccinate muoiono a tassi molto maggiori di quelle non vaccinate. E questo dimostra che il numero delle reazioni avverse è tale da superare i decessi che i sieri eventualmente risparmiano sul Covid.

Non è affatto un caso che nell’articolo di Butac questo argomento non venga nemmeno trattato di striscio, mai si fa infatti riferimento ai tassi di mortalità così diversi tra vaccinati e non vaccinati. È comprensibile. Di fronte a dati tanto evidenti, l’unica difesa possibile è buttarla in caciara, come il Pizzighettone che giochi contro il Real Madrid e può solo sperare, con la confusione, di far finire la partita in rissa. Solo così può venirne fuori un pareggio; giocando semplicemente a calcio non avrebbe speranze.

Ma visto che il tema a me interessa, e dovrebbe interessare a chiunque, che abbia scelto oppure no di inocularsi i sieri Covid, Coltelli compreso, io costringo il mio interlocutore a ritornarci ponendogli qualche domanda. È il modo anche per dargli l’occasione di ravvedersi e dimostrare che il suo articolo così strampalato è solo frutto di scarsa comprensione e pochezza di analisi, piuttosto che di malafede. Per farlo, il modo migliore sarebbe pubblicare questa mia risposta sul suo sito in bella evidenza, e poi rispondere ai seguenti quesiti.

Prima domanda. È vero o no che l’ONS riporta per i vaccinati tassi di mortalità per tutte le cause molto più alti di quelli dei non vaccinati? Per evitare a Coltelli ulteriori brutte figure, visto che ammette di non avere fatto la disamina dei dati, gli anticipo già io che i tassi sono standardizzati per età e che quindi la variabile di gran lunga più influente sulla mortalità è neutralizzata.

Pur cercando di arrampicarsi su tutti gli specchi possibili, poiché i numeri sono quelli sono, Coltelli non potrà che rispondere affermativamente a questa domanda. La stessa è posta più che altro per vedere cosa lui cercherà di inventarsi per negare la realtà, in modo da capire fino a che punto è disposto a sprofondare nel ridicolo.

Seconda domanda. Se i due universi di persone considerati si differenziano esclusivamente per l’assunzione o meno del siero Covid, quale motivo lui intravede per giustificare il fatto che un gruppo muore a un ritmo molto più alto dell’altro? Perché i vaccinati muoiono di più? Faccio un esempio per facilitargli il compito. Ci sono mille persone invitate a un banchetto. Cinquecento di loro chiedono un’integrazione al menu proposto: sono golosi di funghi. I funghi vengono serviti soltanto a loro. Il giorno dopo la gran parte di questi cinquecento finisce in ospedale, degli altri nessuno. A Coltelli viene qualche idea su quale potrebbe essere la causa? Se pensa sia troppo difficile, lo aiuto con un altro esempio. Risolti i problemi intestinali, a quegli sfortunati cinquecento inoculiamo un siero sperimentale, i cui trial hanno visto irregolarità denunciate in riviste scientifiche, in cui sono state saltate alcune verifiche essenziali come quelle su carcinogenesi e genotossicità (vedi fogli autorizzativi EMA), un siero che è stato testato sulle persone solo 60 giorni invece dei classici anni, un siero di cui i contratti di acquisto sono, chissà perché, secretati, un siero sul quale esistono già centinaia di ricerche peer-reviewed che ne certificano la correlazione con una infinità di tipologie di eventi avversi, un siero per l’inoculazione del quale i medici hanno chiesto e ottenuto l’esenzione dalla responsabilità, ecc. Ora, dopo qualche mese scopriamo che questi cinquecento inoculati con un siero di tal fatta sono morti a cifre doppie rispetto agli altri. Mettiamo che siano tutti della stessa identica età, come nei dati ONS (età normalizzata). A Coltelli viene qualche idea su quale potrebbe essere la causa di questa mortalità fuori dal comune tra le persone che hanno assunto quel siero?

Vorrei fargli molte altre domande, non tanto sul merito dell’articolo ma sul sito che gestisce. Ad esempio chi sono i suoi committenti, di quali finanziamenti gode, se ha beneficiato della montagna di soldi stanziati dalla UE per combattere le notizie scomode (“disinformazione” tradotto in neolingua), se ha preso soldi dal progetto italiano con lo stesso scopo finanziato da RAI e da tutti i grandi editori nazionali. Di domande ne avrei tante ma per ora mi fermo qui.

Gli segnalo poi che esiste per lui un’altra via per provare a riacquistare un po’ della credibilità perduta. È una modalità per lui più onorevole, perché gli evita le forche caudine di fornire risposte con cui confermerebbe da solo che l’articolo che ha scritto merita di finire nel cestino. In silenzio, senza farlo sapere a nessuno, può eliminare il mio articolo con relativa etichetta dal suo sito. Basta un click. Non lo saprà nessuno. Se poi ci aggiungesse anche due righe di scuse, sarebbero gradite. In privato, per carità, così l’onore è salvo.

Chiudo confermando ancora una volta, come fatto in molte occasioni pubbliche e private, che resto estremamente disponibile a ogni confronto serio sui numeri ONS e sulle cause dei tassi abnormi di mortalità che registrano le persone vaccinate. Ho detto “serio” però, Coltelli. Non è una questione personale, né intendo negarmi a un confronto su dati e numeriche con un gioielliere. Sono il primo a contestare la distorsione che in questi due anni pandemici ha trasformato il sacrosanto principio di competenza in un neo-medioevale principio di autorità. Pertanto sono disposto a discutere con chiunque, fosse anche un analfabeta. Purché però dimostri di conoscere la materia, argomenti nel merito e provi di conoscere l’uso almeno essenziale della logica. Conoscenza della materia, argomenti nel merito, uso della logica, proprio gli attributi che in questo articolo Coltelli ha mostrato di non possedere.

In ogni caso, attendo da lui le risposte ai miei quesiti, e ben venga se si farà aiutare da qualcuno che mastica di numeri. Gli dico però che questo qualcuno non può essere il professor Vitale di cui, ho visto, Butac ha intercettato il commento. Non perché il professor Vitale non abbia le competenze necessarie, il suo commento mostra che le ha tutte, ma perché il mio prossimo articolo sarà dedicato proprio a confutare le sue obiezioni, che, per quanto razionalmente poste, hanno delle debolezze evidenti che ne minano la portata in maniera decisiva.

A tutti quindi dico: rimanete collegati per gli sviluppi. Per sapere se Coltelli risponderà e per l’articolo che pubblicherò dedicato alle ragionevoli e argomentate obiezioni del professor Vitale.

Vedrete, sarà un articolo molto più serio di questo.

Questione di materia prima.